La ricerca sulla fibrillazione atriale, una condizione cardiaca che colpisce in modo crescente le donne anziane, fa un passo avanti grazie a un modello sviluppato con l’intelligenza artificiale. In particolare, un progetto condotto nella regione Marche punta a identificare in anticipo le donne a rischio, per intervenire tempestivamente con trattamenti personalizzati. Lo studio CANFib coinvolge 500 donne tra i 50 e i 75 anni, monitorate sia con dispositivi indossabili sia con un follow-up che proseguirà fino a due anni.
Il progetto CANFib e i dettagli del reclutamento nelle Marche
Lo studio CANFib, Clinical Artificial iNtelligence model for predicting risk of atrial Fibrillation in women, è stato presentato nell’ottobre 2024 durante il G7 Salute ad Ancona. Nato da un team statunitense, verrà applicato in Italia coordinato dall’Azienda Ospedaliero Universitaria delle Marche insieme ad altri 11 ospedali regionali. A partire dal 3 giugno 2025, è cominciato il reclutamento delle 500 donne marchigiane selezionate in base ad età e condizioni cliniche specifiche. Il gruppo target comprende donne tra i 50 e 75 anni, un range scelto perché coinvolge la fascia d’età con maggiore incidenza di fibrillazione atriale femminile.
Il reclutamento si basa su criteri medico-clinici che comprendono sintomi come tachicardia e sensazioni di “tonfo” al cuore. L’obiettivo è individuare chi tra queste donne potrebbe sviluppare aritmie in futuro, usando una combinazione di dati clinici e parametri raccolti da strumenti tecnologici. Durante le prime fasi, ogni paziente indosserà un dispositivo di monitoraggio per tre mesi, capace di registrare frequenza cardiaca e altri segnali vitali utili a raccogliere informazioni precise e in tempo reale.
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Come funziona lo studio e cosa misura il dispositivo di monitoraggio
Le donne selezionate porteranno un holter esterno, uno strumento non invasivo che registra l’attività cardiaca per lunghi periodi. Questo sistema consente di raccogliere dati dettagliati sulle eventuali aritmie in modo continuativo, osservando la variabilità del battito e comportamenti anomali del cuore. Dopo il periodo iniziale, tutti i partecipanti saranno seguiti con controlli regolari per un arco di due anni, al fine di valutare l’insorgenza di fibrillazione atriale o altri disturbi correlati.
Il dispositivo è fondamentale per rintracciare segnali precoci della patologia, soprattutto poiché i sintomi possono essere intermittenti o poco evidenti. Questo monitoraggio prolungato permette di documentare episodi di tachicardia o irregolarità del ritmo che spesso sfuggono a controlli tradizionali più brevi. Il professor Antonio Dello Russo, direttore della Clinica di Cardiologia e Aritmologia dell’AOU delle Marche, spiega che l’uso dell’intelligenza artificiale collegata a questi dati consente di stimare, con precisione superiore rispetto ai metodi classici, quale donna è più esposta al rischio.
Il ruolo dell’intelligenza artificiale e l’impatto sulle cure future
L’intelligenza artificiale applicata in questo progetto integra una mole di dati clinici e biometrici per prevedere con un alto grado di certezza la possibilità che si sviluppi la fibrillazione atriale. CANFib non si limita alla diagnosi momentanea ma punta a trasformare le strategie di prevenzione e trattamento personalizzato. L’Azienda Ospedaliero Universitaria delle Marche, con il suo direttore generale Armando Marco Gozzini, sottolinea come questa tecnologia possa rappresentare un cambio di passo per il sistema sanitario locale, introducendo un approccio più mirato e proattivo.
La campagna di screening permetterà, secondo il responsabile scientifico Marco Mazzanti, di coinvolgere non solo medici e pazienti ma anche enti sanitari e partner internazionali, creando una rete di confronto e sviluppo. La possibilità di analizzare grandi quantità di dati e di anticipare eventi clinici consente di riservare cure specifiche a chi ne ha più bisogno, riducendo rischi e complicazioni. L’IA impiegata in cardiologia è anche usata da anni per accelerare procedure invasive, ma in questo contesto mostra un potenziale nuovo, più orientato a una sorveglianza preventiva e più attenta alle differenze di genere.
I rischi della fibrillazione atriale nelle donne e l’attenzione alla differenza di genere
La fibrillazione atriale interessa entrambi i sessi, ma mostra una differente distribuzione nel tempo. Negli uomini si manifesta più frequentemente nelle prime fasi della vita, mentre nelle donne quella soglia si sposta oltre i 70 anni, ma con un’incidenza in crescita che non va sottovalutata. Le complicanze legate a questa aritmia, come l’ictus o altre problematiche cardiovascolari, risultano spesso più gravi nel sesso femminile.
Il progetto CANFib tiene conto di questa specificità, analizzando dati diversificati rispetto agli uomini, per evitare sottovalutazioni e garantire un’attenzione clinica adeguata. Gli strumenti adottati consentono di cogliere segnali che potrebbero manifestarsi in modo più subdolo nelle donne. L’obiettivo è quindi non solo predire la malattia ma anche migliorare la qualità di vita delle pazienti, offrendo interventi tempestivi e studiati su misura.
Lo studio rappresenta una novità nel campo della medicina predittiva in Italia, con applicazioni concrete sul territorio marchigiano, confermando la necessità di un approccio scientifico che rifletta le differenze biologiche e cliniche tra i sessi. La raccolta di dati per oltre due anni con tecnologia di monitoraggio e analisi avanzate potrà aprire nuove strade nella prevenzione delle aritmie cardiache femminili.