Il 16 maggio 2025 è uscito il primo album di Ugo Crepa, intitolato “grande, non ancora”. Pubblicato per futura dischi e distribuito da peermusic italy, il disco arriva dopo una serie di singoli e collaborazioni che hanno definito il percorso dell’artista. Con otto tracce, il lavoro tratta il passaggio delicato verso la maturità, affrontando la tensione tra il desiderio di crescere e il sentirsi ancora “piccoli”. Il progetto nasce da un’esperienza personale di Ugo, che a 29 anni si è trasferito a Milano, trovandosi davanti a nuove responsabilità e allo stesso tempo alla difficoltà di accettare fino in fondo il ruolo di adulto.
L’idea e il tema centrale del disco
Il titolo “grande, non ancora” sintetizza il sentimento che percorre tutto il lavoro: la consapevolezza di dover affrontare una crescita che non si sente totalmente compiuta. Ugo spiega che nonostante sia a tutti gli effetti adulto e impegnato nella carriera musicale, dentro di sé prova ancora quella sensazione di incompletezza. Questo stato d’animo è diventato materia prima per le canzoni, nate seguendo il flusso di esperienze vissute in modo naturale, senza forzature.
Il fulcro del disco è il tempo che scorre, con tutte le piccole sfumature della vita quotidiana. Attraverso territori emotivi fatti di relazioni che finiscono o iniziano, incontri casuali e riflessioni sul passato e sul futuro, emerge il conflitto fra il bisogno di cambiare e la volontà di restare fedeli a se stessi. Ugo Crepa confessa che spesso si sente “piccolo” di fronte alle sfide, ma non vuole nascondere queste fragilità. La scelta di otto tracce ben definite permette di condensare quel che lui definisce “tutto quello che mi passa per la testa”, mantenendo il lavoro coerente e senza eccessi.
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Il racconto personale del trasferimento a milano e la costruzione della rete umana
Il trasferimento a Milano è stato un punto di svolta per Ugo. Arrivato poco prima dei 30 anni, si è trovato immerso in una realtà molto diversa da quella natale. La città gli ha tolto la possibilità di vivere con la stessa spensieratezza del passato e gli ha imposto nuove responsabilità, ma gli ha anche offerto la spinta necessaria a immaginare una carriera musicale più concreta.
La distanza da casa ha fatto emergere la necessità di trovare un nuovo equilibrio. Ugo parla di come si siano creati con un gruppo di amici legami solidi, quasi una famiglia di supporto. Quel nucleo lo ha aiutato a superare momenti difficili e a mantenere un legame vivo con le proprie origini, fatto di riti semplici come le domeniche napoletane tra partite e piatti tipici. La rete di amicizie ha avuto un ruolo fondamentale nel sostenerlo; senza quell’appoggio sarebbe stato più complicato resistere alla vita milanese, racconta lui.
Il processo creativo e la partnership artistica con foolviho
L’intero album è prodotto da foolviho, amico di lunga data di Ugo Crepa. Questa intesa ha trasformato il lavoro in un gioco fatto di idee spontanee e confronto continuo. Entrambi sanno far emergere nel quotidiano quelle ispirazioni che poi si traducono in melodie e testi.
Ugo sottolinea come lavorare con chi conosce profondamente sia un vantaggio, perché non si sentono costretti a recitare ruoli ma creano insieme in modo naturale, senza forzature. Il risultato è una musica che nasce da un dialogo aperto e sincero, con molti progetti ancora in cantiere oltre a quel che è contenuto nel disco. La fiducia e l’amicizia rendono ogni sessione produttiva, accompagnata spesso da momenti di leggerezza e risate.
Collaborazioni e incontri musicali che hanno arricchito il percorso
Nel corso della sua carriera Ugo Crepa ha collaborato con vari artisti, da Willie Peyote a Eugenio in via di gioia, fino a DJ Craim e Calmo. Questi incontri nascono da intrecci di amicizie e sessioni improvvisate, dove l’intenzione di creare uno spazio in ambito musicale incontra occasioni spontanee.
Questa miscela di casualità e ricerca ha prodotto momenti significativi che hanno influenzato il suo percorso artistico, come l’esperienza con Dutch nella traccia “non mi vuoi più bene”. È stato un episodio cruciale, perché Dutch ha creduto nel progetto di Ugo fin dall’inizio, dimostrando una apertura verso i giovani artisti che spesso manca nella scena musicale. Ugo evidenzia come la capacità di collaborare senza pregiudizi sviluppi una musica più autentica e variegata.
Uno stile musicale che nasce dal rap e si apre alla città e alla quotidianità
Ugo Crepa si definisce figlio del rap, un genere che ascolta ogni giorno e che gli ha trasmesso la voglia di competere e migliorarsi. Nel suo percorso ha incorporato influssi di soul, r&b e funk, amplificando la dimensione della sua musica e aprendola a temi più personali.
Nonostante le influenze varie, il legame con il rap resta saldo, anche nel modo in cui affronta testi e sonorità. Questa attitudine lo porta a raccontare la vita reale, senza cedere a stereotipi legati al successo o all’ego, molto presenti in certa produzione musicale contemporanea. La sua è una scelta che riflette il contesto in cui vive e la volontà di restituire una visione più vicina alle esperienze quotidiane e alle emozioni autentiche.
Quali sono le parole e le canzoni che restano aperte nel disco?
Il disco si chiude con la traccia “a dirla tutta”, ma nel finale Ugo ammette di non aver raccontato ancora tutto. Rimane uno spazio per parlare del percorso verso una maturità ancora in divenire, fatta di passi incerti ma autentici. La vita di ogni giorno è per lui fonte inesauribile di ispirazioni e continuerà a nutrire la sua musica.
Interpellato sul proprio stato attuale, Ugo ribadisce di sentirsi ancora “non grande”, un’espressione che nasce da un dialogo familiare e che sottolinea la sua attitudine a misurarsi con le sfide senza forzature. Anche nella routine, come nel momento del caffè prima delle sessioni in casa a Milano, trova spunti per creare. Più che un luogo fisico, il palco che merita è quello che guadagna passo dopo passo, con impegno e sincerità.