L’inno nazionale italiano, noto come “Il Canto degli Italiani” o inno di Mameli, ha ora regole ufficiali per la sua esecuzione. Dopo anni di attesa dalla sua riconferma ufficiale nel 2017, il governo ha pubblicato un decreto che stabilisce dettagli concreti su come e quando suonare l’inno, precisandone il valore e le modalità. Queste indicazioni sono diventate efficaci dal 7 maggio 2025, grazie alla pubblicazione in Gazzetta Ufficiale del decreto firmato dal Presidente della Repubblica.
Il decreto del presidente della repubblica sulle modalità di esecuzione
Il decreto pubblicato definisce l’inno nazionale come uno dei simboli essenziali della Repubblica Italiana. Il provvedimento stabilisce che l’inno deve essere eseguito con rispetto verso il suo valore storico e ideale. Gli ascoltatori devono mettersi in piedi, mantenere una posizione composta e stare in silenzio o partecipare cantando. Nelle cerimonie ufficiali, in presenza della bandiera di guerra o d’istituto o del presidente della Repubblica, l’inno viene eseguito senza introduzione, ma ripetendo due volte le prime due quartine e due volte il ritornello, rispettando il testo originale di Goffredo Mameli e la partitura di Michele Novaro.
Lacuna normativa e uniformità delle esecuzioni
Questo chiarimento arriva dopo una lacuna normativa durata sette anni dalla legge 181 del 2017, che aveva sancito lo status dell’inno come simbolo nazionale de iure. La definizione delle modalità serve a uniformare la pratica nelle manifestazioni ufficiali italiane e all’estero, evitando interpretazioni divergenti o esecuzioni incomplete.
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Spartito ufficiale e supporti audio disponibili per l’esecuzione
Il decreto prevede che la partitura musicale ufficiale e una registrazione audio di riferimento siano facilmente accessibili. Sono caricate sul sito istituzionale del governo, gestito dal Cerimoniale di Stato. La registrazione è affidata alla Banda Interforze, che rappresenta un punto di riferimento per tutte le esecuzioni orchestrali o bandistiche dell’inno.
Sul medesimo sito si trovano anche le versioni originali degli spartiti di Michele Novaro e i testi autentici scritti da Goffredo Mameli. Le pubblicazioni servono a garantire massima fedeltà e uniformità nelle esecuzioni, specialmente durante eventi ufficiali o cerimonie di carattere pubblico, evitando variazioni o adattamenti non consentiti.
Questa disponibilità via web facilita che enti pubblici, scuole, istituzioni sportive o culturali possano eseguire l’inno adottando la versione ufficiale approvata dallo Stato italiano.
Modalità alternative per eventi sportivi e manifestazioni pubbliche
Per situazioni diverse da quelle istituzionali, come le competizioni sportive internazionali, o manifestazioni pubbliche presso sedi di enti locali e nazionali, è consentito un atteggiamento più flessibile. L’inno può essere eseguito con l’introduzione iniziale integrale oppure con variazioni nella tonalità o usando diversi complessi strumentali.
Queste alternative permettono di adattare l’esecuzione a contesti meno formali o più dinamici, come possono essere tornei sportivi o concerti ufficiali. L’utilizzo di basi registrate è autorizzato, così come l’impiego di arrangiamenti diversi, purché si mantenga il rispetto per il testo e la melodia fondamentali.
Il decreto cerca di bilanciare la necessità di rigore nelle cerimonie ufficiali con una certa elasticità nelle occasioni più informali, garantendo comunque il rispetto per il simbolo nazionale.
Storia e riconoscimento giuridico dell’inno di Mameli in Italia
L’Inno di Mameli fu scelto come inno nazionale provvisorio nel 1946, poco dopo la proclamazione della Repubblica Italiana, avvenuta il 2 giugno di quell’anno. Quel canto, scritto da Goffredo Mameli e musicato da Michele Novaro, diventò rapidamente il simbolo musicale della nuova Italia repubblicana e venne adottato de facto fino agli anni recenti.
Le varie legislature italiane hanno suscitato iniziative che hanno cercato di trasformare questo inno da simbolo de facto a simbolo de iure. Questa trasformazione è stata completata nel 2017 con l’approvazione della legge n. 181, che ha legalmente riconosciuto Il Canto degli Italiani come inno nazionale.
Decreto come ultimo tassello
L’attuale decreto rappresenta l’ultimo tassello di un processo durato decenni, che affida ora al governo il compito di chiarire come e quando l’inno debba essere intonato, stabilendo regole precise per tutelarne il valore simbolico e civico nelle manifestazioni pubbliche, italiane e internazionali.