Udienza dell'ungheria al consiglio affari generali su stato di diritto e diritti lgbt

Udienza dell’ungheria al consiglio affari generali su stato di diritto e diritti lgbt

Il consiglio affari generali di Bruxelles esamina l’ottava audizione sull’Ungheria per violazioni dello stato di diritto, con focus su restrizioni alle manifestazioni LGBT, nuove leggi sulle ONG e tensioni tra Budapest e la commissione europea.
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Domani a Bruxelles si terrà l’ottava audizione sull’Ungheria nell’ambito della procedura articolo 7, per valutare le violazioni dello stato di diritto da parte del governo Orban, con particolare attenzione a restrizioni ai diritti civili, alle ONG e alle manifestazioni LGBT. - Gaeta.it

Al consiglio affari generali di Bruxelles, previsto per domani, si terrà l’ottava audizione sull’Ungheria nell’ambito della procedura avviata dall’articolo 7 contro Budapest. La procedura risale al 2018 e mira a verificare le violazioni delle regole sullo stato di diritto imputate al governo di Viktor Orban, sotto osservazione da anni per l’accentramento del potere e le restrizioni alle istituzioni democratiche.

Contesto e modalità dell’audizione

L’incontro sarà strutturato secondo uno schema già sperimentato: l’Ungheria presenterà un aggiornamento sulla propria situazione giuridica e politica. A seguire, la commissione europea esporrà il proprio punto di vista, che si concentra sugli sviluppi legislativi e amministrativi recenti, e infine i ministri degli Stati membri potranno intervenire per discutere e mettere in luce eventuali criticità.

Un funzionario europeo ha anticipato che l’audizione non porterà a decisioni immediate, ma servirà a mettere a fuoco gli elementi emersi e a mantenere viva l’attenzione sulle dinamiche interne all’Ungheria. Alcune delegazioni, però, si aspettano di ribadire forti dubbi e preoccupazioni, soprattutto rispetto alle misure che limitano la libertà civica e i diritti fondamentali. Non è escluso che l’esito possa influire sul dialogo futuro tra la commissione e il governo ungherese.

Contestazioni sulle restrizioni alle manifestazioni lgbt

Negli ultimi tempi, il governo Orban ha imposto divieti che di fatto bloccano le manifestazioni LGBT, come il Pride di Budapest. La messa al bando di eventi e marce è stata fortemente criticata a livello europeo perché considerata una forma di discriminazione. Non pochi europarlamentari hanno annunciato la loro intenzione di partecipare comunque al Pride del 28 giugno per contestare pubblicamente queste misure.

La commissione europea ha confermato che gli organizzatori hanno invitato ufficialmente diversi commissari, inclusa la presidente Ursula von der Leyen, ma risulta che da Palazzo Berlaymont sia arrivata un’indicazione a non prendere parte all’evento. Infatti, le richieste di organizzazioni non governative e parlamentari di attivare misure temporanee presso la Corte di giustizia europea, per garantire lo svolgimento del Pride, sembrano destinate a non trovare riscontro. Questo scenario evidenzia la tensione tra le istituzioni comunitarie e le scelte del governo ungherese, con le libertà civili al centro della disputa.

Progetto di legge sulla trasparenza e il rischio per le ong

Parallelamente, il parlamento ungherese ha presentato un progetto di legge che potrebbe penalizzare molte ONG. La proposta affida a un ufficio addetto alla “tutela della sovranità” il compito di stilare un elenco di organizzazioni giudicate influenti nella vita pubblica e di imporre multe salate fino a 25 volte l’ammontare dei fondi ricevuti, qualora operino senza un’autorizzazione governativa.

Questa norma potrebbe mettere sotto pressione le ONG che lavorano su diritti civili, democrazia e diritti umani, limitando la loro attività con sanzioni economiche pesanti. La commissione europea ha chiesto il ritiro della proposta, definendola una violazione grave dei valori fondamentali su cui si basa l’Unione, in particolare quelli riguardanti libertà di associazione e pluralismo.

Il problema suscita attenzione per l’accentuazione delle tendenze autoritarie in Ungheria e per il rischio concreto che il governo possa controllare in maniera arbitraria il terzo settore, con impatti diretti sulla società civile e sul dibattito politico.

Ripercussioni sulla posizione dell’ungheria in europa

Il braccio di ferro tra Bruxelles e Budapest sulle questioni di stato di diritto e diritti civili si presenta come una pagina aperta della politica europea. L’audizione di domani può innescare nuovi passaggi di verifica, ma non solo. Il contesto si è fatto più teso, tra aumentate preoccupazioni e segnali di sfida da parte delle autorità ungheresi.

La situazione potrebbe influire su futuri finanziamenti europei e sulla cooperazione all’interno del consiglio europeo. Il rispetto delle norme comuni resta un tema che interessa non solo l’Ungheria ma anche tutto il sistema politico europeo, soprattutto in vista delle prossime fasi di confronto istituzionale.

L’attenzione segue con interesse gli sviluppi delle prossime settimane, monitorando le scelte di Budapest e la risposta delle istituzioni comunitarie.

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