Ucraina avvia recesso dalla convenzione di Ottawa sulle mine antiuomo a causa del conflitto con la Russia

Ucraina avvia recesso dalla convenzione di Ottawa sulle mine antiuomo a causa del conflitto con la Russia

Il governo ucraino avvia il ritiro dalla convenzione di Ottawa per rispondere all’uso russo delle mine antiuomo, seguendo anche altri paesi europei che abbandonano il trattato per motivi di sicurezza.
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L'Ucraina ha avviato il ritiro dalla Convenzione di Ottawa, che vieta l'uso di mine antiuomo, per rispondere all'impiego massiccio di queste armi da parte russa nel conflitto in corso, segnando un cambiamento significativo nelle norme internazionali di guerra. - Gaeta.it

Il governo ucraino ha mosso un passo decisivo nel contesto della guerra scoppiata con la Russia, firmando un decreto che apre la strada al ritiro dalla convenzione di Ottawa, il trattato internazionale che vieta la produzione e l’uso delle mine antiuomo. Questa scelta molto discussa arriva nel mezzo di un conflitto sempre più sanguinoso, dove l’impiego di queste armi da parte russa ha costretto Kiev a prendere misure drastiche. La decisione è ora nelle mani del parlamento ucraino che dovrà ratificare formalmente il recesso.

Il processo di uscita dell’ucraina dalla convenzione di Ottawa

A fine 2024, il presidente Volodymyr Zelensky ha firmato un decreto che avvia il ritiro formale dell’Ucraina dalla convenzione di Ottawa. Questo trattato internazionale limita severamente produzione, possesso e uso di mine antiuomo, cercando di impedire il moltiplicarsi di vittime civili. Il decreto rappresenta un cambio di rotta significativo poiché, una volta concluso l’iter parlamentare, l’Ucraina potrà nuovamente fabbricarle e impiegarle sul campo.

Caratteristiche delle mine antiuomo

Le mine antiuomo sono dispositivi attivati dal contatto con il piede o da un movimento specifico, che esplodono con conseguenze spesso letali. In tempi normali, la loro presenza è esclusa da leggi internazionali come la convenzione di Ottawa proprio perché causano danni a lungo termine soprattutto a popolazioni civili anche anni dopo una guerra. Qui, però, la gravità della situazione militare ha spinto Kiev a considerare questo strumento come necessario per proteggere il territorio invaso.

L’iter del decreto seguirà le normali procedure legislative ucraini prima di entrare in vigore, ma la scelta evidenzia un cambio di priorità prerogative dettate dall’emergenza bellica. Al momento, nessuna data precisa è stata indicata per la piena uscita del Paese dal trattato, ma la volontà politica appare chiara.

Il ruolo delle mine antiuomo nel conflitto russo-ucraino

Le truppe russe hanno impiegato in maniera estensiva le mine antiuomo durante l’invasione iniziata nel febbraio 2022. Questi ordigni, nascosti nel terreno, hanno rallentato gli avanzamenti ucraini e complicato operazioni militari, tanto che per Kiev diventano anche un problema da affrontare dopo le battaglie, con un’azione di bonifica lunga e rischiosa.

Il ministero degli esteri ucraino ha usato proprio questo motivo per spiegare la decisione di uscire dalla convenzione. La Russia, che non ha mai aderito a quel trattato, continua a usarle liberamente per consolidare le proprie posizioni e difendersi da contrattacchi. Kiev, così, intende rispondere con gli stessi mezzi per aumentare la propria capacità difensiva.

“Questa azione di ritiro dal trattato rappresenta un segnale chiaro della difficoltà nel mantenere limiti internazionali in un contesto di guerra totale.” Le mine diventano così uno strumento di combattimento e autodifesa, non più semplici ordigni proibiti. L’attività di sminamento, inoltre, è destinata a proseguire per anni anche dopo un eventuale cessate il fuoco.

Altri paesi europei che hanno deciso di uscire dalla convenzione

Non solo l’Ucraina ha lasciato la convenzione di Ottawa. Negli ultimi mesi, diversi stati europei dell’area Baltica e dell’Europa orientale hanno fatto mosse simili. Sono Lituania, Estonia, Lettonia, Polonia e Finlandia, paesi confinanti o vicini con la Russia, che hanno scelto di abbandonare il trattato a fronte di crescenti timori per la sicurezza nazionale.

Motivazioni geostrategiche

Questi stati, infatti, vedono nella presenza russa una minaccia diretta e temono possibili progetti di espansione militare. Polonia e Lituania si trovano ad esempio di fronte all’exclave di Kaliningrad, una zona russa fortificata, e condividono anche più lunghi confini con la Bielorussia alleata di Mosca. La situazione ha prodotto reazioni sul piano della strategia militare, con il ritorno all’uso di strumenti vietati da anni in tempo di pace.

Questa tendenza riflette una ridefinizione delle priorità in Europa orientale, dove molte nazioni preferiscono accettare l’uso delle mine antiuomo per difendersi da possibili invasioni piuttosto che rispettare accordi internazionali che oggi risultano poco pratici in ambito bellico. “Si tratta di un cambio nel modo di governare la sicurezza, con implicazioni per tutta la regione.”

Cos’è la convenzione di Ottawa e perché è importante nel diritto internazionale

La convenzione di Ottawa, ufficialmente chiamata Convenzione internazionale sul divieto dell’uso, stoccaggio, produzione e vendita delle mine antiuomo e relativa distruzione, è un accordo firmato nel 1997 da 133 paesi. Lo scopo era eliminare progressivamente queste armi a causa del loro impatto devastante, non solo in guerra ma anche sulla popolazione civile.

Non tutti i principali attori mondiali hanno aderito. Stati Uniti, Russia e Cina non hanno mai firmato né ratificato questo trattato, indebolendone la forza globale. La mancata adesione di questi paesi ha diviso il diritto internazionale tra chi rispetta il divieto e chi no, creando una spaccatura nelle norme sulla guerra.

L’Italia figura tra i firmatari, con leggi che proibiscono espressamente l’uso e produzione di mine antiuomo. Il trattato in passato ha permesso di ridurre significativamente l’impiego di queste armi nei conflitti, limitando il numero di vittime civili e garantendo bonifiche sul terreno.

Le mine antiuomo sono particolarmente temute per la loro capacità di rimanere attive per decenni dopo la guerra, causando ferite gravi e mutilazioni a chiunque dovesse trovarsi sul loro cammino, anche a distanza di tempo. L’impatto umanitario è enorme, per questo il disarmo di questi ordigni è uno dei più grandi passi compiuti dal diritto internazionale umanitario negli ultimi trent’anni.

La decisione ucraina di abbandonare questo schema sancisce una svolta pratica e simbolica: la sicurezza e la sopravvivenza in guerra prevalgono su accordi pensati per condizioni diverse, portando inevitabilmente nuovi rischi per la popolazione. Una strada complicata, che avrà ripercussioni nel futuro delle relazioni internazionali e delle norme di guerra.

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