Il 27 giugno 1979, un aereo Dc9 partito da Bologna e diretto a Palermo precipitò nel Mediterraneo nei pressi di Ustica, causando la morte di 81 persone. Il dolore e l’incertezza su quella tragedia hanno segnato profondamente la storia dell’Italia. Nel 2025, a 45 anni dai fatti, la ricerca della verità continua a essere una priorità per le istituzioni italiane.
Il discorso di mattarella nel 45° anniversario della strage di ustica
Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha rilasciato una dichiarazione forte e chiara in occasione del 45° anniversario della strage di Ustica. Ha definito l’evento una delle tragedie più laceranti e oscure nella storia della Repubblica italiana. Mattarella ha ricordato che la Repubblica non intende mai abbandonare la ricerca della verità sulle cause del disastro.
Ha inoltre fatto appello a tutti i Paesi che potrebbero essere coinvolti o che possono collaborare per far emergere la verità. Questa sollecitazione è rivolta specialmente agli alleati che in questi decenni hanno tenuto informazioni rilevanti. Per Mattarella, la giustizia non si dissolve con il passare degli anni, ma costituisce un elemento essenziale del funzionamento democratico del Paese.
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Le sue parole hanno sottolineato che la ricerca della verità non è soltanto un atto formale ma un dovere civile, che coinvolge tutte le strutture istituzionali e la società civile, perché solo così si può dare il giusto riconoscimento alle vittime e ai loro familiari.
I dettagli della tragedia: il dc9 e le vittime
Il Dc9 coinvolto nella strage decollò dall’aeroporto di Bologna e aveva come destinazione Palermo. A bordo c’erano 81 persone tra passeggeri ed equipaggio. In seguito alla caduta dell’aereo vicino all’isola di Ustica, molti corpi non furono mai recuperati. Questo ha reso la tragedia ancora più dolorosa, sia per le famiglie che per la società italiana, a causa del senso di incompletezza e di mistero intorno a quella morte collettiva.
Nell’immediato e negli anni successivi sono stati avviati diversi tentativi per capire cosa possa aver causato la tragedia, ma molte domande sono rimaste senza risposta. Non è stata mai definitivamente chiarita la natura dell’incidente: se si sia trattato di un problema tecnico, di un attentato o di uno scontro nel cielo.
Le vittime rappresentano una pagina nera della storia italiana recente, e il ricordo di quei passeggeri e del personale di volo si rinnova di anno in anno, ricordando anche l’impatto umano e sociale di quel momento.
Il peso del ricordo sulla memoria collettiva italiana
Il presidente Mattarella ha voluto ancorare il ricordo non solo alla tragedia in sé, ma anche al dolore vissuto dai familiari delle vittime. Ha sottolineato come quel lutto sia stato ed è ancora oggi un peso indelebile e inspiegabile, che ogni famiglia continua a portare con sé.
Questa vicinanza istituzionale si traduce in un impegno morale. La memoria di Ustica alimenta ogni anno la volontà di mantenere viva l’attenzione su un avvenimento che ha segnato la vita delle persone coinvolte e l’identità stessa del nostro Paese.
Ogni 27 giugno, la tragedia richiama l’attenzione non solo sui fatti ma sul valore della solidarietà verso chi ha perso i propri cari in quella drammatica notte. Il ricordo serve anche a ribadire la necessità di trasparenza e di giustizia per non lasciare che la sofferenza si disperda nel tempo senza una spiegazione soddisfacente.
I nodi ancora aperti e il ruolo delle istituzioni italiane
Nonostante i decenni trascorsi, la vicenda di Ustica conserva molte zone d’ombra. Voci divergenti, documenti riservati e processi giudiziari lunghe hanno rallentato il percorso verso una verità accertata.
Il Quirinale, con la dichiarazione di Mattarella, ribadisce un impegno istituzionale nella raccolta e nell’analisi di ogni elemento utile, coinvolgendo anche la comunità internazionale. La collaborazione estera è fondamentale perché molti aspetti della vicenda sono legati a eventi in cielo che coinvolgono Paesi esteri e interessi strategici di quegli anni.
La posizione della Repubblica italiana resta ferma sulla necessità di continuare senza sosta il lavoro investigativo e giudiziario, per garantire un segnale di attenzione ai familiari delle vittime e al Paese. Il tema resterà all’attenzione pubblica finché tutte le risposte, o almeno quelle più attendibili, non saranno disponibili.