Turismo venatorio nei balcani: la stagione delle quaglie tra caccia, illegalità e impatti ambientali

Turismo venatorio nei balcani: la stagione delle quaglie tra caccia, illegalità e impatti ambientali

Il turismo venatorio legato alla caccia alle quaglie nei Balcani, soprattutto in Bosnia-Erzegovina e Serbia, utilizza metodi illegali come i richiami acustici vietati, minacciando la popolazione della quaglia europea.
Turismo Venatorio Nei Balcani3A Turismo Venatorio Nei Balcani3A
Il turismo venatorio per la caccia alle quaglie nei Balcani, soprattutto in Bosnia-Erzegovina e Serbia, è in crescita ma spesso sfugge ai controlli, con l’uso illecito di richiami acustici che minaccia gravemente la popolazione della quaglia europea e gli equilibri naturali. - Gaeta.it

Il turismo legato alla caccia alle quaglie nei balcani si è sviluppato negli ultimi anni diventando un fenomeno poco noto ma di grande impatto. Ogni estate numerosi cacciatori italiani raggiungono paesi come bosnia-erzegovina e serbia attratti da battute di caccia che spesso sfuggono a ogni controllo. I metodi impiegati, soprattutto l’uso di richiami acustici vietati, hanno sollevato preoccupazioni rilevanti sulle conseguenze per la popolazione delle quaglie europee e per gli equilibri naturali.

Diffusione del turismo venatorio nelle regioni balcaniche

Il turismo della caccia alle quaglie in bosnia-erzegovina e serbia nasce da un mix di domanda di appassionati italiani e condizioni locali favorevoli alla pratica venatoria. Negli ultimi anni questo tipo di caccia ha assunto proporzioni importanti, fino a diventare una vera e propria attività commerciale. I pacchetti offerti dalle agenzie locali includono tutto quanto serve: permessi di caccia, alloggio, ristoranti, noleggio armi e anche supporti per aggirare le leggi. Questi pacchetti attirano centinaia di cacciatori ogni estate.

La caccia e la mancanza di controlli

La caccia è teoricamente regolamentata, ma in molti casi la mancanza di controlli e le complicità con le comunità rurali creano situazioni molto diverse. La stagione dura pochi mesi e rappresenta per molte persone nelle aree meno sviluppate una fonte di reddito stagionale. I metodi di caccia adottati sono spesso controversi e non rispettano le normative europee e locali, comportando tra l’altro danni alla fauna locale e una pressione eccessiva sulle popolazioni di quaglie migratorie.

Uso dei richiami elettronici e le sue conseguenze per le quaglie

Uno degli elementi più criticati della caccia alle quaglie nei balcani è la diffusione di richiami acustici elettronici, strumenti vietati dalla normativa europea e dai regolamenti nazionali. Questi dispositivi emettono suoni specifici che attirano le quaglie maschio, trasformando la caccia in una sorta di trappola sonora. Chi usa questi strumenti può abbattere grandi quantità di quaglie in tempi molto brevi, fino a 150 in mezza mattinata secondo dati raccolti da reportage.

Si tratta di un metodo che altera gli equilibri naturali, poiché rende la caccia molto meno selettiva, colpendo soprattutto gli esemplari che rispondono ai richiami. Questo incide negativamente sulla capacità riproduttiva della specie e accelera il declino delle popolazioni. Questi richiami sono spesso nascosti con l’aiuto dei tour operator locali, rendendo difficile il lavoro delle autorità di controllo. Lo sfruttamento di queste tecniche rende la caccia alle quaglie nei balcani un fenomeno fuori controllo e difficile da contrastare.

Impatto sulla popolazione europea di quaglie e situazione normativa

La quaglia europea è una specie protetta in molti paesi europei, compresa l’Italia, dove la caccia è sottoposta a regole molto restrittive. In tutta europa però la specie è in declino da anni, a causa di vari fattori: perdita di habitat, cambiamenti climatici, uso di pesticidi e un aumento delle attività venatorie problematiche nei paesi di passaggio migratorio. Il fenomeno del turismo venatorio nei balcani contribuisce a questa situazione mettendo a rischio intere popolazioni.

Ogni anno vengono abbattute illegalmente oltre 160.000 quaglie lungo le rotte migratorie che attraversano serbia, montenegro, croazia, albania e bosnia. Questo numero rappresenta il 3% circa della popolazione europea totale, una quota significativa che rischia di comprometterne la sopravvivenza a lungo termine. In italia e in altri paesi il controllo della caccia mira a limitare le catture, ma nei balcani le autorità locali spesso tollerano o chiudono un occhio su questa attività per motivi economici legati alle comunità rurali dove la caccia è fonte di guadagno.

Uno squilibrio tra normative e realtà

La situazione crea un forte squilibrio tra le politiche di tutela ambientale europee e la realtà sul campo, dove la protezione delle quaglie è ancora molto carente. L’Unione europea stanzia fondi per sostenere agricoltori e progetti di conservazione nelle aree di nidificazione e svernamento, ma questa protezione viene vanificata dalla caccia durante il viaggio migratorio. La quaglia europea così si trova protetta a casa e al tempo stesso minacciata nei territori di passaggio.

Aspetti economici e sociali alla base della caccia nei balcani

Dietro al fenomeno del turismo venatorio legato alla caccia alle quaglie ci sono motivazioni economiche e sociali legate alla condizione delle comunità rurali balcaniche. Molti villaggi e piccoli centri in bosnia-erzegovina, serbia e altri paesi della regione offrono alla caccia una delle poche opportunità di lavoro stagionale o di reddito accessibile senza grandi investimenti. Questo spinge le autorità locali a essere indulgenti nei controlli su pratiche illegali come l’uso dei richiami elettronici.

Il turismo venatorio viene visto da molti come un volano economico che porta denaro e occupazione in aree marginali. Tour operator, proprietari di terreni e attività ricettive traggono profitto organizzando battute di caccia per gruppi di italiani e altre nazionalità. Questa situazione crea una rete locale che protegge gli interessi economici a scapito della tutela ambientale. In assenza di alternative occupazionali concrete, la caccia resta un settore importante, nonostante i limiti imposti dalle leggi.

Conflitto tra sviluppo economico e conservazione

Il bilanciamento tra sviluppo economico e conservazione della fauna appare molto complicato nella realtà dei balcani. Le pressioni sociali ed economiche spiegano perché molte regole sono disattese o aggirate. Sul versante delle associazioni ambientaliste e degli organismi europei vigilano la situazione, cercando di spingere per controlli più rigorosi, ma i risultati sul campo sono ancora insufficienti.

La caccia e i cambiamenti climatici: un doppio problema per la quaglia europea

I fattori che mettono a rischio la quaglia europea non si limitano alla caccia indiscriminata. Cambiamenti climatici e frammentazione degli habitat modificano le rotte e i tempi delle migrazioni. La quaglia è specie migratrice e dipende da ambienti stabili sia durante la nidificazione in primavera sia lungo il percorso migratorio verso sud.

Le alterazioni climatiche provocano spostamenti nelle stagioni e nelle aree dove gli uccelli possono fermarsi e alimentarsi. Questi cambiamenti rendono la specie più vulnerabile agli attacchi durante il viaggio, specie nei territori dove la caccia è poco regolamentata. È proprio durante le migrazioni che la quaglia incontra la pressione delle battute venatorie nei balcani, compromettendo in modo diretto la sopravvivenza di intere popolazioni.

Fragilità aumentata da condizioni ambientali mutate

Le modifiche degli ecosistemi creano condizioni dove le quaglie devono attraversare zone dove l’habitat è frammentato e dove trovano sempre meno rifugi sicuri. Questo facilita le operazioni di caccia, aggravando l’impatto negativo di una situazione già critica. Nel complesso la pressione combinata di caccia illegale e cambiamenti ambientali amplifica la fragilità della specie a livello europeo.

La situazione nei balcani rappresenta così uno dei punti più delicati per la conservazione della quaglia europea nel continente. Il contrasto tra protezione normativa e impatto reale continua a segnare la storia di questa specie migratrice.

Change privacy settings
×