La montagna torna al centro dell’attenzione con un evento dedicato al turismo inclusivo nelle Dolomiti, pensato per promuovere esperienze aperte a tutti. Nel maggio 2025, a Predazzo, un workshop ha radunato esperti, operatori e associazioni per affrontare le sfide e le potenzialità di un turismo accessibile e condiviso nelle aree montane. L’iniziativa si propone di trasformare i territori della val di Fiemme in luoghi realmente fruibili, dove natura e ospitalità possano andare di pari passo con l’inclusione sociale.
L’importanza di un turismo inclusivo in montagna
“La destinazione può diventare davvero un bene comune”, ha spiegato Giancarlo Cescatti, direttore dell’Azienda per il turismo Fiemme e Cembra. Le montagne non sono soltanto un’attrazione paesaggistica, ma un ambiente capace di promuovere benessere attraverso l’interazione tra natura, sport e relazioni umane. La vera sfida consiste nel superare le barriere che limitano l’accesso di persone con disabilità o altre esigenze particolari. Il workshop organizzato il 28 maggio si è proposto di mettere in rete professionisti ed enti locali per costruire un turismo più inclusivo. Questo richiede un coinvolgimento attivo e una progettazione attenta che tenga conto di bisogni diversi.
I partecipanti hanno discusso come rendere gli spazi montani fruibili per tutti, senza ridurre la qualità dell’esperienza ma anzi arricchendola grazie a soluzioni che rispettino diversità e capacità. L’evento ha evidenziato come la montagna possa diventare scenario di incontri, attività sportive e momenti di svago accessibili a un pubblico ampio, senza distinzioni. In quest’ottica il turismo smette di essere solo una risorsa economica e diventa occasione di inclusione e coesione sociale.
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Struttura e momenti salienti del workshop di Predazzo
Il workshop ha avuto una giornata articolata in due momenti distinti, pensati per combinare teoria e pratica. La mattinata si è svolta in aula, con una serie di interventi e testimonianze. Gli esperti hanno affrontato il tema dell’accessibilità da differenti prospettive. A guidare i lavori sono stati Federico Comini, psicologo e psicoterapeuta, e Ilaria Perusin della Tsm-Adm Accademia della Montagna. Tra gli ospiti erano presenti figure di rilievo come Alberto Benchimol, presidente di Sportfund, Simone Elmi, guida alpina e presidente di Dolomiti Open, e l’atleta paralimpico Gianluigi Rosa.
Questa parte ha fornito l’opportunità di riflettere sulle barriere esistenti e sui nuovi linguaggi per un turismo inclusivo. Si è posto l’accento non solo sull’accessibilità fisica, ma anche su quella culturale e sociale, necessaria per rendere la montagna un luogo accogliente.
Attività pratiche nel pomeriggio
Nel pomeriggio i partecipanti hanno messo in pratica alcune delle idee emerse nella sessione teorica, partecipando ad attività all’aperto nei dintorni di Predazzo. Sono stati coinvolti atleti con disabilità, guide alpine e accompagnatori di media montagna del Trentino. Grazie all’uso di ausili specifici per il trekking, è stato possibile sperimentare passeggiate inclusive, dimostrando concretamente come superare ostacoli e rendere accessibili sentieri e paesaggi.
Il ruolo delle associazioni e delle realtà locali nel promuovere un cambiamento reale
Il workshop è stato organizzato grazie al coordinamento tra più realtà, a partire dall’Azienda per il turismo Fiemme e Cembra, Dolomiti Open, Tsm-Adm, e Sportfund Fondazione Italiana per lo Sport. Ogni attore ha portato competenze e risorse utili per affrontare le problematiche dell’accessibilità in montagna. La collaborazione tra interlocutori pubblici e privati ha permesso di sviluppare proposte concrete e progetti condivisi.
Progetti come questo vanno oltre gli eventi isolati e si collocano in un percorso di lungo termine per migliorare la fruizione turistica nei territori montani. L’intento è creare condizioni perché la montagna diventi “un bene comune”, accessibile a chiunque scelga di viverla. Le esperienze vissute sul campo durante il workshop hanno messo in luce la fattibilità di molte soluzioni tecniche e organizzative, legate all’utilizzo di dispositivi per la mobilità, a servizi dedicati e a percorsi studiati nel dettaglio.
L’iniziativa ha rafforzato il dialogo tra chi lavora nel turismo, nelle istituzioni e nel mondo del volontariato. Questo tipo di scambi favorisce la sperimentazione di modelli turistici diversi, basati su attenzione e partecipazione. La montagna può così rispondere a nuove esigenze sociali e offrire uno spazio in cui natura e inclusività si intrecciano.
Esperienze accessibili: sfide e metodi per la montagna fruibile a tutti
Rendere la montagna accessibile richiede un lavoro preciso sui percorsi, sulle infrastrutture e sull’accoglienza. Elementi come la segnaletica chiara, l’assistenza nei punti critici e la formazione degli operatori sono fondamentali per superare le difficoltà. Il workshop ha evidenziato come sia necessario progettare esperienze turistiche diverse a seconda delle capacità e delle necessità degli utenti, senza rinunciare al valore estetico e alla sicurezza.
Nell’esperienza di Predazzo, l’uso di ausili per il trekking ha permesso ad alcuni partecipanti di compiere escursioni che altrimenti sarebbero state impossibili. Questi strumenti aiutano persone con disabilità motorie a muoversi in sicurezza su sentieri di media montagna. Oltre alla tecnologia, però, il ruolo delle guide alpine e degli accompagnatori si rivela cruciale: la presenza di persone preparate a gestire situazioni diverse garantisce un’accoglienza adeguata.
Non solo aspetti tecnici: il turismo inclusivo deve partire da una visione che metta al centro il rispetto e la valorizzazione della diversità. È necessario, quindi, fornire una formazione mirata agli operatori per migliorare la comunicazione e predisporre strutture accessibili, siano esse rifugi, punti di ristoro o servizi informativi. Aprire la montagna a tutti passa attraverso questa sintesi di elementi concreti e sensibilità verso i bisogni del pubblico.
L’esperienza di Predazzo rappresenta un esempio applicato di questi principi, dimostrando che l’accessibilità in montagna è una sfida possibile, tecnica e di relazioni sociali. Le Dolomiti possono diventare così uno spazio dove si creano occasioni di benessere e inclusione, senza rinunciare ai valori naturali e culturali che le caratterizzano.