Tumore del retto: nuova speranza grazie ai recenti sviluppi nelle terapie

Nuove scoperte nel trattamento del carcinoma del retto localmente avanzato offrono opzioni meno invasive e promettenti, evidenziando l’importanza della diagnosi precoce e della classificazione tumorale per una terapia efficace.
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Tumore del retto: nuova speranza grazie ai recenti sviluppi nelle terapie - Gaeta.it

La diagnosi di carcinoma del retto localmente avanzato rappresenta una sfida significativa non solo per i pazienti, ma anche per i medici. Con le nuove scoperte in campo oncologico, emerge una possibilità di trattamento meno invasivo e con un potenziale di remissione completa. La recente ricerca, come evidenziato dallo studio “No-Cut”, ha aperto nuove strade, specialmente per i tumori caratterizzati dalla stabilità microsatellitare.

Importanza della diagnosi precoce e classificazione del tumore

Quando si parla di carcinoma del retto, è fondamentale classificare il tipo di tumore: Msi o Mss . Questa distinzione è cruciale perché influenza direttamente l’approccio terapeutico. Salvatore Siena, direttore del Dipartimento Oncologico dell’Ospedale Niguarda, sottolinea che “la diagnosi differenziale è il primo passo per stabilire un piano di trattamento efficace.” Per i tumori Msi, l’immunoterapia si configura come la strada da percorrere, mentre i casi Mss richiedono un’attenta valutazione delle opzioni terapeutiche.

Lo studio No-Cut, recentemente presentato al Congresso europeo di oncologia , ha rivelato che nel caso di tumori Mss, circa un paziente su quattro può raggiungere una remissione completa senza ricorrere alla chirurgia. Questo rappresenta un cambiamento significativo nel modo di affrontare questa malattia, storicamente trattata con interventi chirurgici invasivi.

Statistiche sulle neoplasie del colon e del retto in Italia

Le neoplasie del grosso intestino occupano una posizione preminente tra le patologie oncologiche diagnosticate nel nostro Paese. Ogni anno, le statistiche riportano circa 38mila nuovi casi di carcinoma del colon e 14mila di carcinoma del retto, con una distribuzione pressoché equa tra uomini e donne. Un dato particolarmente allarmante è l’aumento dell’incidenza tra i giovani sotto i 40 anni, un trend che solleva serie preoccupazioni riguardo ai fattori di rischio e alla qualità della vita di questa fascia d’età.

In Italia, queste patologie rappresentano la seconda o terza causa di morte, nonostante i significativi progressi nei trattamenti e nelle campagne di screening. La prevenzione è essenziale: la diagnosi precoce, incentivata attraverso programmi di screening mirati, ha dimostrato di poter salvare vite umane. La tempestività nell’individuazione del carcinoma permette infatti di avviare trattamenti efficaci in fase iniziale, aumentando notevolmente le possibilità di cura.

Strategie di prevenzione e stili di vita

La prevenzione del carcinoma del retto si articola in due principali categorie: primaria e secondaria. La prevenzione primaria implica miglioramenti negli stili di vita, come l’adozione di una dieta mediterranea. È consigliato limitare il consumo di carni rosse e conserve, senza eliminarle completamente dalla propria alimentazione.

La prevenzione secondaria, d’altro canto, è rappresentata da programmi di screening organizzati a livello regionale. Questi programmi prevedono test per la ricerca di sangue occulto nelle feci tra la popolazione di età compresa tra i 50 e i 69 anni, con un follow-up che può includere la colonscopia se il risultato è positivo. La diagnosi precoce di adenomi o polipi benigni è fondamentale per evitare che evolvano in neoplasie maligne.

Trattamenti attuali e prospettive future

Nel contesto attuale, le opzioni terapeutiche per il cancro al retto includono chirurgia, radioterapia, chemioterapia, immunoterapia e terapie mirate. La scelta del trattamento varia a seconda delle caratteristiche specifiche del tumore e della sua stadiazione.

Per i tumori Msi, rappresentanti del 5-7% dei casi, l’immunoterapia si rivela particolarmente efficace. I casi Mss, che costituiscono il 95% dei tumori, richiedono invece un approccio multimodale, combinando varie forme di trattamento. I dati emersi dallo studio No-Cut hanno dimostrato che, in una frazione significativa di pazienti, è possibile evitare l’intervento chirurgico dopo un completamento della fase di radio-chemioterapia.

Emerge un cambiamento significativo grazie a questo studio, che ha coinvolto diversi istituti italiani, contribuendo a una maggiore personalizzazione dei trattamenti e a un abbattimento della chirurgia invasiva.

Ricerca in corso e nuove possibilità nell’immunoterapia

Le scoperte più recenti nel campo dell’immunoterapia, come l’uso di dostarlimab, offrono nuovi orizzonti per i pazienti con tumori Msi. Questo trattamento ha mostrato risultati promettenti, evidenziando tassi di remissione completa senza necessità di ulteriori interventi, siano essi chirurgici, chemioterapici o radioterapici. I risultati raccoglitivi dimostrano l’importanza della diagnosi tempestiva e della classificazione del tumore, spingendo i pazienti a ricercare centri specializzati per una gestione adeguata della propria salute.

La continua evoluzione della ricerca in oncologia porterà probabilmente a strategie di trattamento sempre più mirate e personalizzate, mantenendo l’attenzione sulla qualità della vita dei pazienti e sull’efficacia dei percorsi terapeutici.

Ultimo aggiornamento il 31 Ottobre 2024 da Laura Rossi

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