La tensione nel medio oriente rimane alta mentre gli stati uniti decidono con calma il da farsi sull’ipotesi di guerra contro l’iran. Donald Trump ha annunciato che prenderà una decisione entro un paio di settimane, lasciando spazio a israele per valutare mosse indipendenti. La questione cruciale riguarda l’attacco al sito nucleare di Fordow, protetto e difficile da raggiungere. Israele potrebbe ricorrere a tattiche meno convenzionali per colpirlo, anche senza la diretta collaborazione americana e senza gli aerei stealth più avanzati.
Trump rallenta la decisione sulla partecipazione americana al conflitto con l’iran
All’inizio di maggio 2025, il presidente degli stati uniti ha annunciato la volontà di prendersi almeno due settimane per valutare attentamente la possibilità di un intervento militare diretto in iran. Questo slittamento ha colto molti di sorpresa, visto il clima già caldo tra washington, teheran e gerusalemme. La mancata celerità nella scelta implica che israele potrebbe dover agire in modo autonomo, almeno in parte, per non lasciare che il tempo giochi a sfavore. Gli stati uniti sono comunque pronti a fornire supporto indiretto, in particolare attraverso la fornitura di armamenti specifici. Tra questi, emerge la bomba guidata GBU-57, un’arma sofisticata dalla potenza unica nel suo genere, destinata a superare le difese del complesso nucleare iraniano di Fordow.
Gli esperti militari sottolineano come l’intervento diretto degli stati uniti con i bombardieri stealth B-2 sia fondamentale per sfruttare al meglio la potenza distruttiva di questa arma. Tuttavia, con il congelamento della decisione presidenziale, la strategia rischia di rimanere bloccata. Israele, di conseguenza, si trova davanti all’esigenza di immaginare scenari alternativi e piani di attacco meno dipendenti dal sostegno americano immediato.
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La strategia di israele senza l’appoggio diretto degli stati uniti: il piano b con il c-130
Israele non dispone degli aerei stealth B-2, un elemento chiave per garantire l’invisibilità ai sistemi di difesa nemici durante il lancio della bomba GBU-57. Di qui l’ipotesi concreta di ricorrere a un C-130, un aereo da trasporto tradizionale, che non ha caratteristiche stealth e vola a quota molto più bassa. Questa scelta modifica notevolmente dinamiche e rischi della missione. Il tragitto del C-130 espone l’aereo ai radar avversari e incrementa la probabilità di intercettazioni da parte delle difese iraniane.
L’uso del C-130 però impone anche compromessi tecnici sul lancio della bomba. Volando a quota inferiore, la GBU-57 perderebbe parte della sua forza cinetica necessaria a penetrare la montagna sotto cui si trova Fordow. La potenza d’impatto diminuirebbe in modo considerevole e l’efficacia del colpo diventerebbe incerta. Per compensare questa perdita, i militari ipotizzano l’impiego di più ordigni, lanciati in più missioni, in modo da saturare le difese e aumentare le probabilità di distruzione. In questa prospettiva, il ruolo degli stati uniti si ridurrebbe a fornire le bombe, lasciando la conduzione dell’attacco aereo totalmente nelle mani di israele.
Il ricorso a bombe di questo tipo non è senza precedenti. Il Pentagono ha impiegato ordigni simili nelle guerre di vietnam e afghanistan, come la blu-82 chiamata anche Daisy Cutter, destinata a bonificare zone di atterraggio, o la GBU-43, impiegata nel 2017 per colpire bunker sotterranei. La GBU-57A/B Massive Ordnance Penetrator, però, pesa più di 13 tonnellate e ha nel suo interno circa 6 di esplosivo, una quantità capace di devastare strutture profonde.
Le incertezze tecniche sul sito nucleare di fordow e l’efficacia della gbu-57
Il sito di Fordow si trova in una posizione naturale protetta: è scavato all’interno di una montagna a circa 30 chilometri da Qom, città sacra dell’iran. Questa caratteristica complica la valutazione precisa di quanto sia profonda la base sotterranea. Stime diffondono ipotesi di profondità tra 80 e 90 metri, ma queste misure non sono confermate con certezza.
La capacità di penetrazione della GBU-57 ha un limite, legato al peso e alla velocità dell’ordigno al momento dell’impatto. Se Fordow si trova più in profondità rispetto a quella soglia, un singolo attacco rischia di essere inefficace nel distruggere i punti chiave del sistema nucleare iraniano. Un lancio a quota inferiore dal C-130 riduce ulteriormente la capacità di perforazione. Nel dettaglio, la bomba utilizza il peso e la velocità per sfondare il suolo roccioso, ma un calo di impatto potrebbe impedirne il successo.
L’indeterminatezza della posizione esatta di Fordow alimenta i dubbi all’interno dello stato maggiore israeliano, che valuta attentamente ogni possibile approccio. Più bombardamenti, con bombe simili, potrebbero rendere la distruzione dell’impianto più probabile. Ma il rischio tempo e la possibilità di essere scoperti aumentano all’aumentare delle missioni in zona.
Il piano c di israele: strategie alternative e possibilità di azioni di sorpresa
Il discorso sul piano di attacco israeliano non si esaurisce con l’ipotesi di bombardieri o aerei da trasporto. Israele sta considerando modi meno convenzionali per affrontare il nodo di Fordow. È del resto Yechiel Leiter, ambasciatore israeliano negli stati uniti, a lasciare intendere che tra le opzioni c’è qualcosa di più complesso e ancora da svelare.
Leiter ha richiamato a ciò che è accaduto a settembre 2024, quando israele colpì Hezbollah in Libano con un attacco fuori dal comune: ordigni esplosivi nascosti in apparati come pager e walkie talkie dei miliziani. L’operazione dimostrò capacità di penetrare le difese nemiche in modo non convenzionale, quasi invisibile, senza ricorrere alla forza aerea tradizionale.
Analisti militari e diplomatici ritengono che un “piano c” potrebbe ricorrere a forme di guerra asimmetrica, come sabotaggi informatici, incursioni via terra o attacchi mirati contro infrastrutture logistiche e di comando. La natura di queste azioni potrebbe creare “sorprese” e diminuire la necessità di un massiccio intervento aereo.
Al momento, i dettagli restano strettamente riservati, ma la posizione israeliana si fa più pragmatica. La strategia mira a mantenere la pressione sull’iran, senza necessariamente dipendere da una singola mossa spettacolare. Questo equilibrio, tra azione militare, diplomazia e dissuasione, segna l’incertezza che circonda la crisi di Fordow fino a decisioni concrete degli stati uniti.