L’elezione di Donald Trump alla presidenza americana ha mostrato effetti contrastanti sulla politica europea. Mentre i sostenitori dell’ex presidente hanno perso terreno in moltissimi paesi, tra crisi interne e sconfitte elettorali, alcuni governi e forze politiche cercano un equilibrio delicato tra posizioni trumpiane e rapporti con l’Europa. Il caso italiano si distingue per le difficoltà nel mantenere questo sottile equilibrio, tra consenso interno e rapporti internazionali.
Il declino dei supporter di trump in europa e il rafforzamento degli anti trumpiani
Dall’inizio del secondo mandato di Trump alla Casa Bianca, chi ha sostenuto il suo pensiero ha vissuto un periodo turbolento. I partiti e i movimenti vicini al trumpismo hanno subito perdite alle urne quasi ovunque. In Germania, ad esempio, l’AfD, espressione della destra estrema amata da figure come Elon Musk e lo scrittore Douglas Vance, ha avuto risultati deludenti, con un argine al loro estendersi. In Canada, il Partito Conservatore, che inneggia a valori trumpiani, ha affrontato una sconfitta elettorale netta. Anche in Australia, i conservatori guidati da Peter Dutton, vicini alle posizioni di Trump, sono stati sconfitti.
Più recentemente, in Europa, le elezioni hanno confermato questo andamento. A Bucarest, il sindaco europeista Nicușsor Dan ha battuto il partito anti-europeista di George Simion, alleato correntemente della leader italiana Meloni. In Portogallo, il leader del partito social-democratico, Luís Montenegro, noto per posizioni anti trumpiane, ha strappato la vittoria tenendo lontano Chega, formazione con toni e stili politi trumpiani. La Polonia ha mostrato segnali misti: il candidato del PiS, partito tradizionalmente vicino a Trump, ha ottenuto risultati più bassi del previsto mentre la figura di Rafal Trzaskowski, sostenuta dall’area Ppe, è in testa.
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Questi esempi spiegano come il trumpismo si trovi in difficoltà nell’affermarsi nel contesto europeo attuale. Le coalizioni europee spesso formano schieramenti anti trumpiani per evitare la crescita di movimenti euroscettici e di estrema destra, come avvenuto in Austria con la recente coalizione per escludere l’Övp. Così, il quadro politico mostra un rafforzamento del fronte opposto a Trump, spingendo molti governi teoricamente euroscettici verso una linea più filo-europea.
Il paradosso del trumpismo in europa: tensioni politiche e strategiche
Nonostante il ruolo centrale assunto da Trump negli Stati Uniti, il suo modello politico si è dimostrato poco vantaggioso per molti alleati europei. Da una parte, i partiti che ne fanno riferimento si trovano in difficoltà nei risultati elettorali; dall’altra, alcune delle politiche promosse dall’ex presidente, come i dazi commerciali, si rivelano dannose anche a livello strategico per i paesi alleati.
Marine Le Pen in Francia è esempio lampante di queste tensioni. Lei e il suo partito adottano un’agenda equiparabile a quella trumpiana, ma si trovano a dover contenere la loro immagine a causa della crescente impopolarità del presidente americano tra gli elettori francesi. Lo sforzo è quello di distanziarsi pur mantenendo un certo sostegno alle stesse idee.
Inoltre, l’impatto delle scelte di Trump si estende a scuole di pensiero che non si considerano formalmente trumpiane ma che si trovano a condividere spazi con movimenti vicini alla sua linea politica. In questo senso, partner e alleati indiretti di Trump, come il partito Chega in Portogallo o l’AfD in Germania, diventano punti di attrito o di decomposizione delle relazioni tradizionali. Ciò costringe leader europei a dover calibrare attentamente le loro alleanze e posizioni pubbliche.
Alcuni governi, come quello del Regno Unito guidato da Keir Starmer, hanno preso decisioni che hanno sorpreso i sostenitori di Trump, ad esempio siglando accordi con l’Unione Europea, in netta opposizione alle posizioni pro Brexit trumpiane.
La sfida italiana: meloni tra trumpismo, europeismo e politica interna
Il caso italiano appare unico e complesso. Il governo guidato da Giorgia Meloni è spesso descritto come il più vicino alle idee trumpiane in Europa, ma il bilanciamento fra sostenere Trump e mantenere un ruolo centrale in Europa rappresenta una sfida costante.
Meloni si trova nel mezzo di un panorama politicamente frammentato. Molti partiti trumpiani sconfitti o indeboliti in Europa sono alleati diretti di Fratelli d’Italia o dei suoi principali partner. Il partito di Simion in Romania, il PiS in Polonia e Chega in Portogallo sono esempi delle piattaforme che, se rafforzate, avrebbero potuto supportare maggiormente la linea politica italiana pro trumpiano.
Al contempo, Meloni deve dimostrare di saper mantenere il proprio paese integrato nelle dinamiche europee, senza assumere posizioni troppo ostili verso Bruxelles o ricadere in un euroscetticismo palese. Questo richiede una strategia politica attenta a non apparire troppo simile a Trump, evitando così effetti negativi sull’immagine del governo e sulla sua capacità di attrarre consenso.
Il bilancio finora mostra un equilibrio precario, con Meloni che cammina con cautela su un filo sottilissimo. Assume posizioni patriottiche e conservatrici, ma non può permettersi di fare scelte che danneggino la sua posizione nazionale o i rapporti con l’Unione. La prudenza diventa quindi un elemento centrale della gestione politica interna ed estera.
Le implicazioni politiche del paradosso di buridano per i trumpiani europei
Questa situazione ricorda il paradosso dell’asino di Buridano: un animale posto davanti a due mucchi di fieno identici e incapace di scegliere, finisce per non nutrirsi e morire di fame. Nel contesto europeo, molti partiti vicini a Trump sembrano incapaci di decidere se puntare più sull’identità americana trumpiana o sulla fedeltà ai valori europei tradizionali.
L’Italia, nel ruolo di nazione simbolo di questo dilemma, rischia di perdere consenso politico se non riuscirà a definire una posizione chiara. Scelte ambigue o atteggiamenti attendisti possono indebolire la stabilità del governo, favorendo la crescita di opposizioni interne ed esterne.
Di fatto, gli alleati trumpiani spingono verso un’adesione più netta alla linea dell’ex presidente, mentre l’opinione pubblica e alcune istituzioni europee insistono su una posizione più aperta all’Europa. Questo contrasti produce tensioni e potrebbe condurre a divisioni difficili da superare all’interno del centrodestra e dell’area conservatrice italiana ed europea.
Il 2025 si apre quindi con un quadro politico europeo segnato dai tentativi continui dei trumpiani di ritrovare un equilibrio mentre gli anti trumpiani guadagnano terreno. L’esito di questo confronto rimane aperto, con molti osservatori che monitorano le mosse italiane come un indicatore della più ampia sfida politica in corso nel continente.