Trump annuncia cessate il fuoco a gaza, tensioni e dramma umanitario si intensificano nella regione

Trump annuncia cessate il fuoco a gaza, tensioni e dramma umanitario si intensificano nella regione

I negoziati per un cessate il fuoco a Gaza avanzano con il coinvolgimento di Stati Uniti, Israele e Hamas, mentre la crisi umanitaria peggiora tra violenze a Gaza City e Cisgiordania e tensioni sulle modalità di rilascio degli ostaggi.
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Un accordo di cessate il fuoco a Gaza è vicino, ma la violenza e la crisi umanitaria continuano a peggiorare, con intensi negoziati internazionali e crescenti tensioni sul rilascio degli ostaggi. - Gaeta.it

Un accordo di cessate il fuoco a gaza sembra prossimo alla firma, secondo quanto riferito dal presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, dopo colloqui intensificati tra le parti coinvolte. Mentre le diplomazie si muovono per pacificare la situazione, sul terreno si aggrava la crisi umanitaria e gli scontri proseguono con violenza soprattutto a gaza city e in cisgiordania, dove continuano le perdite di vite umane. Le tensioni si intrecciano con le manovre politiche e militari, evidenziando una situazione complessa e dai contorni incerti.

I negoziati sul cessate il fuoco avanzano tra mediatori internazionali e fazioni in conflitto

I segnali di una possibile tregua a gaza hanno guadagnato forza nelle ultime ore. Trump ha reso noto che il suo inviato speciale per il Medio Oriente, Steve Witkoff, gli ha comunicato «grandi progressi» nelle trattative tra Israele e Hamas. Fonti vicine a Hamas confermano che incontri con rappresentanti di Egitto e Qatar sono diventati più frequenti e serrati. Un elemento centrale di questo negoziato riguarda il rilascio degli ostaggi israeliani detenuti a gaza, che sembra il cavallo di battaglia nelle condizioni poste da Hamas.

Tensioni sul rilascio degli ostaggi

Il gruppo palestinese mira a dilazionare la liberazione di cinquanta prigionieri, di cui circa 28 si ritiene siano già morti, chiedendo garanzie per un accordo complessivo. Secondo alcune indiscrezioni, Israele mostra una maggiore disponibilità a discutere i tempi e le modalità di questa liberazione. Nel frattempo, Trump ha suggerito che l’attacco degli Stati Uniti ai siti nucleari iraniani avrebbe creato uno scenario favorevole per portare a termine l’intesa fra Tel Aviv e Hamas. Questa evoluzione ha destato curiosità tra gli osservatori israeliani e internazionali, che si interrogano su quale prezzo israeliani potrebbero pagare per ottenere l’appoggio militare statunitense nella lotta contro Teheran.

La crisi umanitaria a gaza: fondazioni in campo e critiche alle nazioni unite

Mentre si parla di pace, la situazione nei territori palestinesi resta drammatica. La Casa Bianca e il Dipartimento di Stato degli Stati Uniti hanno autorizzato un finanziamento da 30 milioni di dollari alla Gaza Humanitarian Foundation , che opera nella distribuzione alimentare in mezzo al conflitto. Secondo fonti di Reuters, questa somma è probabilmente solo il primo di una serie di fondi mensili destinati a sostenere l’assistenza a gaza, senza però passare dai consueti controlli amministrativi previsti per USAID.

Il dissenso del reverendo moore

Il presidente esecutivo della GHF, il reverendo Johnnie Moore, ha scritto al segretario generale delle Nazioni Unite, António Guterres, sostenendo che la fame a gaza non dipende dal blocco israeliano in vigore dal 2 marzo ma dai «dirottamenti e saccheggi» imputabili alle stesse Nazioni Unite. Secondo Moore, il modello operativo della sua fondazione è più efficace e sicuro rispetto ai sistemi onusiani. Ha chiesto un coinvolgimento diretto della GHF nella distribuzione degli aiuti alimentari, ritenendo indispensabile adottare i metodi già collaudati dalla fondazione.

Questa presa di posizione implica una critica dura all’organizzazione mondiale che pure ha introdotto centinaia di camion di aiuti umanitari a gaza durante il cessate il fuoco precedente, senza che si verificassero i problemi denunciati dalla GHF. Moore lamenta la mancanza di collaborazioni con l’ONU e la mancata ricognizione del presunto successo operativo della sua fondazione. Ma la situazione sul campo contraddice queste affermazioni: dopo l’ingresso della GHF, si sono verificati numerosi episodi di morte e saccheggi, con più di 500 vittime. Questa realtà è evidente agli osservatori e alla stampa, anche quella israeliana che tradizionalmente sostiene le iniziative congiunte israelo-americane.

Escalation di violenza a gaza city e in cisgiordania, bilancio tragico tra bombardamenti e scontri

Le condizioni di vita a gaza si aggravano mentre esplode la violenza. Nelle ultime 24 ore almeno 74 persone sono morte e 391 sono rimaste ferite, concentrate soprattutto a gaza city. Pesanti bombardamenti israeliani hanno colpito zone residenziali, distruggendo abitazioni e rifugi per sfollati. Tra le vittime di ieri, 14 persone sono state uccise mentre cercavano di raggiungere punti di distribuzione del cibo. L’attacco più grave ha investito la casa della famiglia Talmas a Shujaiya, dove il crollo del soffitto ha sgretolato il rifugio sotto il quale si erano sistemati gli sfollati. Testimoni hanno descritto le scene di corpi spezzati e vittime anche tra i bambini.

Violenze anche in cisgiordania

Anche in cisgiordania si registrano episodi di violenza mortale. L’esercito israeliano ha ucciso una donna di 66 anni, Zahia Judah Obaidi, durante un raid notturno nel campo profughi di Shuafat a Gerusalemme Est occupata. La donna è stata colpita alla testa e deceduta in ospedale il giorno successivo. Sempre in cisgiordania, un ragazzo di 15 anni, Rayan Tamer Hoshiyah, è stato assassinato da cecchini israeliani a Jenin, nel nord dell’area occupata. Questo episodio porta a 39 il numero di palestinesi uccisi nella città da quando Tel Aviv ha lanciato l’ultima offensiva, iniziata il 21 gennaio.

Inoltre gruppi di coloni israeliani hanno aggredito cinque palestinesi a Ramallah, ferendo alcuni in modo grave. Questa escalation segna un aumento delle tensioni che coinvolgono civili e giovani, con ricadute drammatiche sulla popolazione.

Le fasi finali dei negoziati e le mosse sul terreno continueranno a influire profondamente sulla tenuta della tregua e sulle condizioni di vita dei civili nella regione.

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