Truffa fiscale da 24 milioni nei cantieri tra Caserta, Napoli, Emilia-Romagna e Lombardia

Truffa fiscale da 24 milioni nei cantieri tra Caserta, Napoli, Emilia-Romagna e Lombardia

Un’indagine coordinata dalla Procura di Bologna smantella un sistema di frode fiscale da 24 milioni coinvolgendo società cartiere tra Emilia-Romagna, Lombardia e Campania con 29 misure cautelari e sequestri milionari.
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Un'inchiesta coordinata dalla Procura di Bologna ha smantellato un sistema di frode fiscale tra imprese edili del Nord e società cartiere campane, coinvolgendo 29 persone e sequestrando beni per 3 milioni di euro. - Gaeta.it

Un sistema complesso di frode fiscale ha coinvolto numerose imprese edili tra Emilia-Romagna, Lombardia e province campane, con fatture false emesse da società cartiere. Gli investigatori hanno ricostruito l’intera catena di riciclaggio, che ha mosso circa 24 milioni di euro. Le indagini hanno portato a 29 misure cautelari e al sequestro di beni per 3 milioni, tra contanti, orologi di pregio e un lingotto d’oro.

Il meccanismo della frode: fatture false e pagamento in denaro contante

La truffa fiscale ha avuto come cuore otto società “cartiere” attive tra Caserta e Napoli. Queste società emettevano fatture per operazioni inesistenti nei confronti di oltre cento imprese edili con sede in Emilia-Romagna e Lombardia. Le aziende pagavano le fatture tramite bonifico, credendo di regolarizzare acquisti o servizi. Ma si trattava di un meccanismo fittizio, messo in piedi per abbattere artificialmente i ricavi e pagare meno tasse.

Il denaro versato finiva poi nei circuiti gestiti da soggetti legati alla criminalità organizzata campana. Il cash veniva restituito agli imprenditori dopo aver tolto una percentuale per “il servizio” offerto. Così, i gestori della frode si garantivano un guadagno e gli imprenditori creavano riserve di denaro non dichiarate. Il sistema consentiva anche di reimmettere liquidità illecita nell’economia locale, coperta da fatture false.

I ruoli delle società cartiere e degli imprenditori

Le società cartiere fungevano da basi fittizie per generare fatture inesistenti, mentre gli imprenditori sfruttavano il sistema per alleggerire il carico fiscale e ottenere denaro liquido non tracciato.

Le indagini della polizia e della guardia di finanza coordinate dalla procura di bologna

Le forze dell’ordine hanno lavorato congiuntamente sotto la direzione della Procura di Bologna, guidata dal pm Flavio Lazzarini. L’inchiesta, durata mesi, ha portato alla luce l’intero circuito criminale legato al mondo dell’edilizia. Sono state eseguite 40 perquisizioni in diverse province, mirate a scovare contanti occultati.

Tra i luoghi controllati, spiccavano freezer e camini utilizzati per nascondere ingenti somme di denaro. Sono stati sequestrati quasi un milione di euro in contanti, orologi Rolex e persino un lingotto d’oro del peso di circa un chilo. Questi elementi rappresentano la dimensione economica e materiale accumulata illegalmente dall’organizzazione.

I 29 indagati e le misure cautelari applicate in diverse regioni

Le misure cautelari hanno colpito 29 persone coinvolte a vari livelli nel sistema. Al vertice dell’organizzazione criminale risultano due uomini originari di Casal di Principe, in provincia di Caserta. Uno di loro è finito in carcere, l’altro agli arresti domiciliari. Altri dieci individui hanno ricevuto obblighi di firma in province campane e bolognesi.

Non solo provvedimenti restrittivi, ma anche divieti di svolgere attività imprenditoriale o ricoprire cariche sociali per un anno. Queste interdizioni riguardano 24 soggetti, principalmente imprenditori delle province di Bologna, Ferrara, Modena, Mantova, Caserta e Napoli. Alcuni risultano sottoposti sia al divieto che all’obbligo di firma.

I profili giuridici delle misure cautelari

Le restrizioni variano da arresti domiciliari, carcere, obbligo di firma fino al divieto di svolgere attività imprenditoriale, limitazioni che incidono sulle capacità operative degli indagati.

Impatti e contesti delle frodi nell’edilizia tra nord e sud

L’indagine riflette un fenomeno ben conosciuto: l’uso di società fittizie nelle regioni del sud per creare un sistema di frode che si estende verso le imprese del nord, in questo caso Emilia-Romagna e Lombardia. L’edilizia, settore storicamente vulnerabile a queste pratiche, è stato scelto per la sua capacità di movimentare grandi somme.

L’operazione della procura dimostra come la criminalità organizzata campana riesca a inserirsi in circuiti economici lontani dalla base territoriale, controllando flussi di denaro che sostengono attività illegali ma influenzano anche il mercato regolare. Il recupero e il sequestro di beni testimoniano la portata finanziaria di questa rete, in grado di rilevare liquidità contante, beni di lusso e metalli preziosi.

Questo episodio si aggiunge alla serie di interventi giudiziari che cercano di limitare l’uso di artifizi contabili, monitorando attentamente i legami tra economia lecita e circoli illeciti.

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