Un’operazione della guardia di finanza di Pordenone ha portato alla scoperta di un sistema che ha ingannato oltre 200 persone in Italia e in altri Paesi europei. Il gruppo criminale, composto da falsi broker, ha incassato quasi 3 milioni di euro promettendo investimenti inesistenti attraverso società fittizie. Gli investigatori hanno denunciato 15 persone per truffa e abusivismo finanziario.
Le prime denunce e l’avvio delle indagini a pordenone
Tutto è partito da una denuncia presentata da un cittadino anziano del pordenonese. L’uomo aveva investito circa 75mila euro in strumenti finanziari che si sono rivelati inesistenti. Questa segnalazione ha spinto il nucleo di polizia economico-finanziaria della guardia di finanza locale a fare luce su un’attività sospetta che coinvolgeva non solo l’Italia, ma anche altri Paesi europei.
Gli investigatori hanno approfondito le operazioni del gruppo e hanno scoperto una rete di intermediari non autorizzati, con forti legami in Sicilia. Grazie a intercettazioni e acquisizioni di documenti bancari, è emersa l’esistenza di società “schermo” create appositamente per mascherare le attività illecite. Queste società, registrate in Regno Unito, Romania, Ungheria e Polonia, erano il volto esterno di un sistema articolato volto a creare una falsa credibilità agli occhi degli investitori.
Leggi anche:
Il sistema della frode finanziaria
Il gruppo ha agito per almeno due anni, offrendo prodotti finanziari inesistenti attraverso piattaforme online che simulavano operazioni di trading reale. Gli investitori, persuasi di trattare con broker autorizzati, hanno versato somme ingenti convinti di incrementare i propri risparmi.
In totale, i finanzieri hanno ricostruito un movimento di quasi 3 milioni di euro sottratti a più di 200 persone tra Italia e Europa. Le società fittizie avevano il compito di deviare i fondi e di rendere più difficile il tracciamento del denaro da parte delle autorità. Il gruppo si avvaleva di una rete di promotori e broker inesistenti per coltivare la fiducia delle vittime e mantenere attiva la macchina della truffa.
La complessità del sistema e la copertura internazionale rendevano difficile il lavoro degli inquirenti. Tuttavia, la collaborazione tra le procure di Pordenone e Palermo ha permesso di incastrare i responsabili e raccogliere prove sufficienti per la denuncia.
L’intervento delle procure e il rinvio a giudizio
Dopo la conclusione delle indagini, la procura di Pordenone ha trasmesso gli atti alla procura di Palermo per competenza territoriale, vista la presenza di promotori siciliani tra i sospettati. La procura di Palermo ha subito rinviato a giudizio quattro persone individuate come promotori e principali responsabili del gruppo.
Gli accusati rispondono di truffa aggravata e abusivismo finanziario. Le accuse si basano su elementi raccolti dagli investigatori che hanno dimostrato come le attività svolte fossero prive di autorizzazioni e avessero l’unico scopo di sottrarre fondi agli ignari investitori.
Le indagini hanno inoltre portato a denunciare 15 falsi broker, responsabili della paragone con i clienti e della raccolta delle somme promesse. Questa rete diffusa ha lasciato molte vittime, spesso persone anziane o poco esperte nel campo finanziario.
Le autorità insistono sulla necessità di vigilare attentamente sugli intermediari finanziari e invitano chiunque sospetti di essere stato truffato a rivolgersi agli organi competenti per segnalare tempestivamente.