Trovato nel 1996 un caso di denaro sospetto e molestie nello studio del commercialista a Chiavari

Trovato nel 1996 un caso di denaro sospetto e molestie nello studio del commercialista a Chiavari

Il processo sulla morte di Nada nel 1996 a Chiavari rivela un ambiente di lavoro segnato da denaro illecito, minacce e timori nello studio legale di Marco Soracco, con testimonianze chiave di Saverio Pelle e Paolo Bertuccio.
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Il processo sulla morte della segretaria Nada nel 1996 a Chiavari riapre il caso, rivelando un ambiente di lavoro segnato da minacce, denaro illecito e paura, con nuove testimonianze che svelano pressioni e segreti nello studio legale coinvolto. - Gaeta.it

La vicenda di una giovane segretaria assassinata nel 1996 a Chiavari ha ripreso luce durante l’udienza di un processo che mette al centro presunti fatti di denaro illecito e comportamenti scorretti nello studio legale dove lavorava. Le dichiarazioni di persone vicine alla ragazza e alcuni conoscenti del commercialista coinvolto rivelano dettagli su un contesto fatto di minacce, timori e insistenze mai denunciate ufficialmente fino a quel momento. Il racconto emerge attraverso testimonianze raccolte in aula che svelano come la vittima viveva un clima di paura nell’ambiente di lavoro.

Le confidenze della segretaria e il contesto di paura

Saverio Pelle, zio acquisito di Nada, la giovane segretaria trovata morta nel maggio 1996 presso lo studio di Marco Soracco a Chiavari, ha riportato in aula i racconti ricevuti dalla nipote poco prima della sua morte. Nada gli aveva riferito di aver visto entrare e uscire grosse buste piene di denaro, circostanza che non destò all’inizio particolare sospetto. Tuttavia, si confidò dicendo di essere stata oggetto di avances da parte del proprio datore di lavoro, che la trattava male. Questi episodi avevano finito per generarle paura e agitazione. Durante un colloquio tra zio e nipote, la ragazza gli aveva detto di essere spaventata e infastidita dalla situazione, e Pelle le aveva suggerito di non denunciare ma piuttosto di licenziarsi inviando una raccomandata. La sua proposta era nata anche dal fatto che la ragazza si era lamentata di un clima lavorativo difficile e aveva espresso la volontà di allontanarsi da quella realtà.

Un clima di timore e segreti

Il dialogo tra i due si svolse in un contesto dove si parlava anche di usura, altro tema che Nada aveva segnalato come diffuso anche nei piccoli paesi, non solo nelle grandi città come Milano. Pelle mantenne questa confidenza per diversi mesi, rispettando una promessa di riservatezza fatta alla nipote. Solo nel 1997, quando si rese conto che le indagini sulla sua morte non stavano procedendo, decise di riferire tutto alle forze dell’ordine, contribuendo così a far emergere ulteriori elementi sulla vicenda.

La testimonianza del commercialista vicino a soracco

Un altro punto di vista importante è arrivato da Paolo Bertuccio, commercialista e conoscente di Marco Soracco. Durante un incontro tra professionisti, Bertuccio aveva trascorso la serata con Soracco, nel giorno 23 aprile 1996, poco tempo prima dell’omicidio di Nada. Racconta che Soracco, durante quella cena, aveva detto qualcosa di inquietante: “E poi ci sarà la botta e la signorina andrà via, verrà portata via”. All’epoca Bertuccio non aveva dato peso alle parole, ma poi la morte della segretaria lo aveva turbato profondamente, impedendogli di dormire. Sentì il bisogno di confidarsi con un amico avvocato che lo convinse a rivolgersi alla procura.

Incontri sotto copertura

Bertuccio si presentò presso l’ufficio del procuratore capo Gio Batta Copello, riferendo la frase strana ascoltata da Soracco. Dopo la sua dichiarazione, furono organizzati due incontri tra i due commercialisti, con Bertuccio dotato di microfoni per una registrazione nascosta. Quando provò a far ripetere a Soracco la frase incriminata, quest’ultimo negò di averla mai pronunciata e si mostrò impassibile. Quel ricordo è rimasto come un peso nella coscienza di Bertuccio, che ha ammesso di essersi sentito solo per quasi trent’anni, circondato da un silenzio generale su quella frase e sulla vicenda.

I risvolti legali e la ricerca della verità

Il contesto giudiziario che segue questa vicenda vede al centro l’indagine su Anna Lucia Cecere, considerata dalla procura l’assassina della segretaria. Le testimonianze raccolte sottolineano un ambiente complicato, fatto di interazioni ambigue e segreti nascosti dietro una facciata professionale. La dinamica dello studio di Soracco a Chiavari non è stata solo quella di un classico luogo di lavoro ma, come emerge dagli elementi raccolti, uno spazio dove si muovevano interessi e pressioni non chiaramente espresse.

Un ambiente di paure e sospetti

Le raggiunte confessioni in aula, dopo anni di silenzio o reticenze, contribuiscono ad alimentare quella che già era una trama complessa di denaro contante in gran quantità, pressioni personali e timori di ritorsioni. La delicatezza delle dichiarazioni lascia intendere quanto fosse difficile per chiunque in quel contesto distogliere lo sguardo o intervenire. Il ricordo della giovane Nada e le circostanze della sua tragica fine continuano a emergere attraverso voci diverse, tutte legate da quel filo di inquietudine e sospetto che aleggiava intorno allo studio di via Chiavari.

Negli anni che seguirono le indagini, è cresciuta la consapevolezza che, dietro l’apparente routine di un’attività professionale, si nascondessero elementi che dovevano essere approfonditi con attenzione dalle autorità. I fatti raccontati in aula hanno segnato una svolta in questa vicenda, facendo luce su aspetti che prima erano rimasti nell’ombra, ma ancora oggi il percorso per chiarire ogni dettaglio resta in corso.

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