Tribunale di Ravenna emette condanne per 98 anni nel processo sulle infiltrazioni mafiose in Riviera

Tribunale di Ravenna emette condanne per 98 anni nel processo sulle infiltrazioni mafiose in Riviera

Il Tribunale di Ravenna condanna 21 imputati a 98 anni di carcere per il processo “Radici”, rivelando il controllo mafioso sulla Riviera e le sue pratiche illecite nel settore economico.
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Tribunale di Ravenna emette condanne per 98 anni nel processo sulle infiltrazioni mafiose in Riviera - Gaeta.it

La recente sentenza del Tribunale di Ravenna ha portato a condanne complessive di 98 anni di carcere e multe per un totale di 35.350 euro per 21 imputati nell’ambito del processo “Radici”. Sotto la presidenza della giudice Cecilia Calandra, la camera di consiglio ha discusso il caso lunedì, contribuendo così a chiarire le modalità operative delle organizzazioni criminali nella Riviera. Le indagini hanno rivelato come la mafia avesse preso piede nel controllo di locali, gestiti con pratiche illecite per il riciclaggio di denaro sporco.

Le accuse e le condanne riportate dal tribunale

Il processo ha esposto un quadro inquietante del controllo mafioso su vari locali della Riviera, dove si affermava il predominio della criminalità organizzata attraverso pratiche illegali. L’accusa non si è limitata a certe singole operazioni, ma ha coinvolto un’intera rete di connivenze e illeciti, mettendo in evidenza come questi gruppi lavorassero per infiltrarsi nella vita economica dell’area. La Procura, rappresentata dal pm della DDA di Bologna Marco Forte, aveva richiesto pene totali superiori ai 110 anni per i vari imputati, sottolineando l’acuirsi delle problematiche legate alla criminalità organizzata.

Tra le condanne più rilevanti spicca quella di Saverio Serra, condannato a 13 anni e 3 mesi di reclusione, con una multa di 12mila euro. Considerato un elemento di spicco del clan ‘ndranghetistico Mancuso di Limbadi, Serra si trova attualmente in carcere. Le richieste del pubblico ministero per lui erano state di 15 anni e 11 mesi, segno del serio coinvolgimento di questo individuo nella partita di crimine organizzato.

Altri nomi significativi figurano nel verdetto: Francesco Patamia ha ricevuto 11 anni e 2 mesi, con una multa di 9.200 euro, mentre Rocco Patamia è stato condannato a 10 anni e 6 mesi, con un’ammenda di 8.600 euro. Il legame di Francesco Patamia con la politica è anch’esso degno di nota, poiché si era presentato come candidato alle elezioni politiche con la lista ‘Noi moderati’, il che rende ancora più allarmante il suo coinvolgimento in questa vicenda.

Risarcimenti e parti civili coinvolti

Oltre alle condanne penali, il processo “Radici” ha visto coinvolte anche le parti civili, tra cui è emerso un caso significativo: l’ex portiere di serie A Marco Ballotta. Quest’ultimo è stato risarcito di 3mila euro da Giovanni Battista Moschella, condannato a 5 anni e 10 mesi di reclusione, il quale aveva minacciato Ballotta. Questo episodio sottolinea un altro aspetto della criminalità organizzata; essa non solo influisce sull’economia legittima, ma agisce con intimidazioni e minacce concrete nei confronti di figure pubbliche.

Il risarcimento a favore di Ballotta mostra come le conseguenze delle attività mafiose si riflettano non soltanto sul piano penale, ma anche sulla vita quotidiana delle persone coinvolte. La presa di coscienza della società civile e la richiesta di giustizia da parte delle vittime stanno contribuendo a un cambiamento nel modo in cui il sistema legale affronta l’infiltrazione mafiosa. La sentenza rappresenta un passo importante per il rafforzamento della legalità in Riviera, fungendo da monito per chi desidera continuare a operare al di fuori delle leggi.

Proseguendo su questa strada, ci si augura che l’azione delle autorità continui a consentire l’emergere di una cultura della legalità, contrastando con fermezza le pratiche mafiose e le loro radici nel tessuto sociale.

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