Il tribunale di Imperia ha emesso questa mattina la sentenza di assoluzione con formula piena nei confronti del tenente colonnello Pierluigi Giglio, ex comandante della compagnia carabinieri locale, accusato di aver rivelato segreti d’ufficio a un giornalista su un’indagine ancora in corso. A essere coinvolti nel processo anche altri due ufficiali dei carabinieri, tutti assolti o prosciolti dopo un procedimento durato mesi.
La vicenda giudiziaria: l’accusa di rivelazione di segreti d’ufficio
L’inchiesta era partita dalla denuncia secondo cui il tenente colonnello Giglio avrebbe riferito a un giornalista notizie coperte dal segreto istruttorio. In particolare, si contestava di aver comunicato la scoperta dell’autore di atti vandalici su trentotto auto in sosta ad Imperia, prima che l’informazione fosse autorizzata per la diffusione pubblica. La procura aveva quindi ipotizzato il reato di rivelazione di segreti d’ufficio, figura penale che punisce la diffusione non autorizzata di notizie riservate nel corso di indagini. L’accusa si basava su testimonianze e ricostruzioni in cui emergeva un possibile rapporto tra il comandante e il giornalista locale.
Il giornalista stesso, convocato dalla procura, si è però avvalso del segreto professionale e ha negato che l’informazione fosse arrivata dalla fonte dei carabinieri. Questo elemento ha complicato la posizione dell’accusa, privandola di un collegamento diretto e provato con la presunta fuga di notizie. Nonostante la posizione di Giglio, l’inizio del processo era stato fissato e tutte le parti coinvolte si sono presentate in aula per chiarire i fatti.
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I coimputati: capitano andretta e tenente milano accusati di favoreggiamento
Accanto al tenente colonnello Giglio sono stati processati anche il capitano Maurizio Mistretta, ex comandante del nucleo operativo e radiomobile, e il tenente Roberto Milano, ex comandante della sezione operativa. Questi ultimi erano finiti sotto accusa per favoreggiamento, ovvero per aver presumibilmente aiutato Giglio a evitare conseguenze penali, celando le responsabilità o impedendo l’emersione dei fatti.
Il processo ha approfondito anche il loro ruolo nella vicenda, esaminando eventuali contatti e comportamenti che avrebbero potuto ostacolare la giustizia. Anche in questo caso, non sono emerse prove concrete di favori o coperture, e questo è stato determinante per l’esito della sentenza.
Lo stesso pm, durante la requisitoria, ha evidenziato l’assenza di evidenze sufficienti per sostenere l’accusa contro Giglio e Milano, chiedendo il proscioglimento. Per Mistretta aveva invece chiesto una condanna breve, sei mesi, riconoscendo tuttavia una posizione meno grave rispetto a quanto inizialmente ipotizzato.
La sentenza e le posizioni attuali dei carabinieri coinvolti
Questa mattina il tribunale ha deciso per l’assoluzione completa del tenente colonnello Giglio e del tenente Milano, scagionandoli da ogni accusa. Per Mistretta invece sono cadute le accuse dopo la valutazione complessiva emersa in aula. La sentenza conferma la mancanza di prove sulla divulgazione illegale di informazioni da parte dei carabinieri.
Pierluigi Giglio, oggi comandante del reparto comando della scuola allievi carabinieri presso la caserma “Cernaia” di Torino, ha sempre sostenuto la propria innocenza durante tutto il procedimento. Il caso sottolinea la delicatezza delle informazioni trattate durante indagini in corso e la responsabilità di chi gestisce notizie riservate.
I carabinieri coinvolti tornano così a concentrarsi sulle loro attività operative, mentre la vicenda giudiziaria chiude un capitolo iniziato con accuse che, con il confronto in tribunale, si sono rivelate non fondate.