Il Tribunale del riesame di Catania ha respinto la richiesta della Procura di applicare la misura degli arresti domiciliari al sindaco di Paternò, Nino Naso, coinvolto nell’inchiesta denominata “Athena“. L’indagine riguarda presunti rapporti tra Naso e il clan Morabito-Rapisarda nell’ambito di un voto di scambio politico-mafioso. La decisione segue un pronunciamento della Cassazione che ha annullato con rinvio un precedente rigetto analogo del riesame.
La decisione del tribunale del riesame e il percorso processuale di Nino Naso
Dopo che la Suprema Corte ha annullato la prima decisione del tribunale del riesame, in cui veniva negata la custodia cautelare agli arresti domiciliari per Nino Naso, un altro collegio dello stesso tribunale ha confermato il rigetto della richiesta avanzata dalla procura di Catania. La misura cautelare avrebbe isolato il primo cittadino dalle sue funzioni, ma non è stata ritenuta necessaria né proporzionata.
Nino Naso, assistito dagli avvocati Maria Licata e Vincenzo Maiello, ha chiesto di essere sottoposto a processo immediato, evitando così fasi cautelari prolungate. Il giudice ha fissato la prima udienza a settembre 2025. Questa scelta permette di affrontare il merito dell’accusa in tempi relativamente brevi, delimitando la fase cautelare e contribuendo a chiarire la posizione del sindaco.
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L’indagine coordinata dalla Direzione distrettuale antimafia di Catania ha individuato presunti movimenti illeciti di voto politico collegati a interessi mafiosi. Lo stesso procedimento ha coinvolto anche soggetti appartenenti al clan Morabito-Rapisarda, gruppo criminale che avrebbe condizionato funzioni politiche nel Comune di Paternò.
La prefettura di catania apre un accesso ispettivo al comune di paternò
A seguito dell’inchiesta Athena, la prefettura di Catania ha avviato un accesso ispettivo presso il Comune di Paternò. L’obiettivo è verificare se l’amministrazione locale mostri segni di infiltrazioni da parte di ambienti criminali legati al clan Morabito-Rapisarda.
L’ispezione punta a esaminare atti amministrativi, procedure di appalto e assegnazione di incarichi, per individuare eventuali anomalie o condizionamenti che potrebbero compromettere la regolarità del funzionamento della macchina comunale. Il controllo della prefettura rappresenta un intervento previsto dalla normativa antimafia per tutelare l’ente pubblico da fenomeni di corruzione o condizionamento mafioso.
Non si tratta semplicemente di un atto formale: le ispezioni possono portare allo scioglimento degli organismi elettivi, qualora si riscontrino elementi concreti di ingerenza criminale. Al momento, i lavori della commissione ispettiva sono in corso per approfondire la situazione.
Le indagini dei carabinieri e gli interessi del clan morabito-rapisarda nelle aste giudiziarie
L’inchiesta Athena si basa su intercettazioni e testimonianze raccolte dai carabinieri della compagnia di Paternò. Nel corso delle operazioni è emerso che il clan Morabito-Rapisarda avrebbe esercitato pressioni e vantaggi indebiti sulle aste giudiziarie relative a immobili situati nelle province di Catania e Siracusa.
Le aste immobiliari rappresentano un settore particolarmente rilevante per organizzazioni criminali, poiché offrono la possibilità di acquisire beni a prezzi inferiori e di riciclare denaro. Nel caso specifico, il clan avrebbe pilotato operazioni per favorire soggetti di loro interesse, utilizzando anche l’influenza politica che è oggetto dell’indagine sul sindaco Naso.
Le autorità giudiziarie hanno monitorato la rete di rapporti tra politica e criminalità attraverso accertamenti che coinvolgono atti pubblici, contatti tra esponenti del clan e amministratori locali, e analisi delle dinamiche degli appalti e delle aste. Questi elementi costituiscono il fulcro dell’inchiesta e spiegano le contestazioni rivolte al primo cittadino di Paternò.