Un ragazzo di 13 anni, definito “super intelligente” da specialisti e con doppia diagnosi di plusdotazione, è stato bocciato alla seconda media ad Altavilla Vicentina, nonostante voti positivi in tutte le materie. La decisione della scuola si basa su un sei in condotta, attribuito in applicazione della legge 150 del 2024, che collega il comportamento al passaggio di grado scolastico. La vicenda ha acceso un dibattito su come il sistema scolastico italiano gestisca gli studenti con potenzialità intellettive fuori dalla norma, specie quando il loro atteggiamento si discosta dalle aspettative. La famiglia aveva sollecitato la scuola a predisporre un percorso educativo personalizzato che tenesse conto di questo quadro, ma l’istituto non ha mai dato seguito a queste richieste.
Il profilo dello studente e la bocciatura basata sulla condotta
Il ragazzo frequentava la seconda media con voti che variavano tra il sei e l’otto in varie materie. Tuttavia, l’istituto lo ha considerato una fonte di disturbo a causa di comportamenti come interruzioni durante la lezione e tentativi di trovare stimoli al di fuori del programma ufficiale. Secondo i docenti, la sua noia si traduceva in atteggiamenti difficili da gestire. La legge 150/2024, introdotta dal governo Meloni, vincola il passaggio alla classe successiva a un comportamento ritenuto adeguato. Nel caso di questo studente, un voto uguale a sei in condotta ha reso impossibile la promozione. Sorprendentemente, la famiglia non era stata informata in anticipo di una possibile bocciatura, anche se aveva chiesto più volte alla scuola di attivare un percorso differenziato rivolto a studenti con esigenze educative speciali o con intelligenza superiore alla media.
Richieste dalla famiglia e il mancato supporto della scuola
I genitori si sono rivolti all’avvocata Ermelinda Maulucci per tutelare il figlio. Secondo loro, il ragazzo non è un semplice teppista ma un adolescente con capacità cognitive sopra la media e, naturalmente, qualche difficoltà comportamentale legata a una maturazione emotiva non ancora completa. Due diagnosi psicologiche confermano questa situazione. La frustrazione e la noia durante le lezioni sono alla base di certi comportamenti “problematici”, ma la scuola non ha comunque predisposto un piano educativo individualizzato. Al contrario, ha preso provvedimenti disciplinari, escluso il ragazzo dalla corsa campestre e dalla prima gita scolastica. La dirigente scolastica, spiegando l’assenza del percorso personalizzato, si è basata sull’assenza nei documenti ufficiali del valore preciso del quoziente intellettivo, che però la normativa del 2024 non richiede esplicitamente. I genitori considerano questa motivazione insufficiente e hanno sottolineato che la legge riconosce la plusdotazione come motivo valido per adottare misure educative specifiche.
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Il ruolo del tar del Veneto e la revoca della bocciatura
La controversia ha raggiunto il Tribunale Amministrativo Regionale del Veneto, che ha accolto il ricorso presentato dalla famiglia. Nel pronunciamento, i giudici hanno affermato che non esiste un obbligo normativo di indicare il Q.I. con valore numerico preciso per attivare un piano educativo personalizzato. È sufficiente la certificazione che attesta la plusdotazione per avviare misure di supporto dedicato. La mancata predisposizione di questi strumenti da parte della scuola ha provocato una disparità di trattamento fra il ragazzo e gli altri studenti meritevoli di tutele educative. Per questo motivo, i provvedimenti disciplinari adottati sono stati definiti illegittimi. La bocciatura è stata annullata, e la decisione implica un richiamo esplicito alle istituzioni scolastiche perché riconoscano e affrontino in modo adeguato le esigenze degli alunni con alto potenziale di apprendimento.
Il caso di Altavilla Vicentina evidenzia le difficoltà pratiche e normative nel gestire studenti fuori standard comportamentali legati a intelligenze elevate. Le scuole sono chiamate a bilanciare regole di disciplina e il sostegno concreto a chi necessita di percorsi formativi diversi per evitare discriminazioni o errori giudiziari. In questo momento la vicenda si inserisce nel dibattito nazionale sulle condizioni di diritto allo studio per studenti con plusdotazione e le modalità con cui le norme recenti impattano sulle decisioni disciplinari.