La morte improvvisa di Davide Astori, avvenuta nel marzo del 2018 durante il ritiro della Fiorentina a Udine, continua a scuotere il mondo del calcio e della medicina sportiva. A margine della tragedia, il tribunale di Firenze ha emesso condanne per tre medici coinvolti nella vicenda di un presunto falso certificato medico, rilasciato nell’ambito delle visite di idoneità agonistica del calciatore. Le sentenze, arrivate dopo un processo parallelo, definiscono responsabilità e ridimensionano le richieste della Procura.
Protagonisti della vicenda e le condanne
Tre figure mediche sono state condannate dal tribunale di Firenze, guidato dal giudice Paolo De Meo, in relazione al certificato medico falso rilasciato a Davide Astori. Il professor Giorgio Galanti, già direttore di medicina sportiva all’ospedale di Careggi, è stato condannato a un anno di reclusione per falso ideologico. Non si tratta della sua prima condanna nel quadro di questa vicenda: in un precedente processo, Galanti era stato ritenuto colpevole di omicidio colposo per la morte del calciatore e condannato con pena sospesa, sentenza diventata definitiva nel marzo 2025.
Oltre a Galanti, sono stati condannati la dottoressa Loria Toncelli e il professor Pietro Amedeo Modesti. Entrambi hanno ricevuto una pena di otto mesi. Modesti, che aveva assunto la direzione di medicina sportiva a Careggi dopo Galanti, era accusato anche di distruzione di atto vero. Il tribunale ha escluso per tutti l’aggravante relativa al certificato fidefacente, cioè la particolare forza probatoria dei documenti firmati da pubblici ufficiali. Questo ha portato a ridimensionare le pene rispetto alle richieste del pubblico ministero Antonio Nastasi, che chiedeva tre anni e mezzo per Galanti, un anno e quattro mesi per Modesti, e tre anni per Toncelli. Le difese avevano invece invocato l’assoluzione per tutti durante il dibattimento.
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La questione del certificato medico falso
Al centro del procedimento c’è il certificato medico rilasciato il 10 luglio 2017 in occasione della visita di idoneità agonistica che Astori aveva sostenuto. Quel documento indicava che il calciatore aveva effettuato un esame cardiologico chiamato strain cardiaco, fondamentale per valutare il funzionamento del muscolo cardiaco. L’accusa sostiene che quell’esame non fu mai eseguito realmente. Secondo le indagini, la documentazione che attesta lo studio dello strain sarebbe stata compilata in una data posteriore, tra il 10 aprile 2018 e i mesi immediatamente precedenti, cioè dopo la morte di Astori, configurando così un falso.
Il pubblico ministero sostiene che l’esame non fosse presente nella cartella clinica alla data del decesso e ritiene che sia stato proprio Galanti a richiedere quella documentazione contraffatta, con l’intento di presentarla ai suoi difensori e alleggerire le accuse a suo carico nel procedimento per omicidio colposo.
Le difese e il peso delle motivazioni
L’avvocato Sigfrido Fenyes, legale di Galanti, ha insistito perché il suo assistito venisse assolto, sostenendo che non ci fu alcuna istigazione alla dottoressa Toncelli per redigere falsi documenti, né un accordo tra i medici per creare atti illeciti. Secondo la difesa, il problema sarebbe nato da un equivoco legato alla stampa del documento relativo allo strain cardiaco, che sarebbe stato prodotto su carta intestata solo nel 2019. Fenyes ha annunciato che, una volta depositate le motivazioni della sentenza, si farà ricorso in appello, anche se ha riconosciuto che il tribunale ha accolto alcuni dei loro argomenti e ha ridotto la portata delle accuse.
Il tribunale ha respinto anche le richieste di risarcimento avanzate dalle parti civili: la compagna di Astori, Francesca Fioretti, la loro figlia Vittoria, i genitori e il fratello del calciatore. Gli avvocati della famiglia avevano chiesto il riconoscimento di un danno per il rilascio del certificato falso, ritenuto una possibile copertura a errori che avrebbero potuto contribuire alla morte del campione della Fiorentina e della nazionale italiana. La decisione del giudice, però, ha escluso questa ipotesi dal punto di vista legale.
Il contesto legale e gli sviluppi futuri del caso
Il caso Astori si conferma un nodo complesso tra diritti, responsabilità mediche e giustizia penale. La recente sentenza, con condanne limitate e senza riconoscimento di risarcimenti, segna un punto di svolta nella vicenda aperta dopo la tragedia del 2018. Il processo ha fatto emergere dubbi sulle procedure di accertamento medico sportive e sulle modalità di conservazione e rilascio della documentazione clinica.
Il fatto che la Cassazione abbia già convalidato una condanna per omicidio colposo nei confronti di Galanti dimostra la gravità della situazione clinica che avrebbe portato alla morte di Astori. Le concessioni fatte dal tribunale di Firenze sulla questione del falso materiale aprono spazio a ulteriori indagini o approfondimenti in appello. Le famiglie delle vittime e gli addetti ai lavori seguiranno con attenzione le prossime mosse giudiziarie, consapevoli che il caso rappresenta un precedente importante per tutte le visite mediche legate al mondo dello sport altamente professionistico in Italia.