Il progetto Sai “Ancona città d’asilo” organizza una serie di appuntamenti tra teatro e quartiere Archi per celebrare la giornata mondiale del rifugiato. Tra il 19 e il 21 giugno, la città ospiterà incontri, proiezioni, spettacoli e mostre concepiti per mostrare il lavoro reale svolto sul territorio nelle attività di accoglienza e integrazione.
un programma ricco tra teatro delle Muse e piazza del crocefisso
Le attività partiranno il 19 giugno nel pomeriggio, alle 18, nella sala Clio del teatro delle Muse con la presentazione del libro “Con loro come loro. Storie di donne e bambini in fuga”, scritto da Gennaro Giudetti e Angela Iantosca. Saranno presenti gli autori per un confronto diretto con il pubblico. La serata proseguirà al cinema teatro Italia con la proiezione del documentario “From Ground Zero” che racconta un’esperienza forte legata al tema dei rifugiati, accompagnata dalla presenza del produttore Paolo Spina.
Il 20 giugno si svolgeranno diverse iniziative nel quartiere Archi, precisamente in piazza del Crocefisso, a partire dal pomeriggio dedicato ai giochi per i bambini. Successivamente, alle 18.30, è prevista una tavola rotonda intitolata “AnconAccoglie – Testimonianze di accoglienza e integrazione” con interventi tra cui quello dell’assessora alle Politiche dell’integrazione Manuela Caucci. La serata sarà animata da concerti, presentazioni editoriali e performance teatrali, offrendo momenti culturali diversi ma connessi al tema dell’accoglienza.
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Il ruolo del progetto sai e il modello di accoglienza diffusa
Il progetto Sai “Ancona città d’asilo” rappresenta un modello locale di ricezione e assistenza ai migranti, sostenuto finanziariamente dal ministero dell’Interno. L’iniziativa mira a inserire persone provenienti da contesti diversi nel tessuto urbano e sociale della città, favorendo percorsi di autonomia e inclusione. L’assessora Manuela Caucci ha evidenziato il valore del dialogo durante questi eventi, sottolineando l’importanza di far emergere il lavoro quotidiano di operatori, educatori e famiglie affidatarie che spesso resta nascosto.
L’accoglienza diffusa adottata ad Ancona riguarda non solo la gestione dei beneficiari ma anche il mantenimento di un equilibrio nella vita sociale della città. Questo metodo consente ai rifugiati di vivere in comunità più piccole e integrate, anziché in centri di massa, agevolando la costruzione di relazioni e la partecipazione diretta alla vita cittadina.
Mostre e laboratori fotografici per riflettere su valori e felicità
La chiusura degli eventi, il 21 giugno sempre negli Archi, prevede l’allestimento di due mostre dalle 17.30. La prima mostra è nata all’interno del progetto Erasmus+ Wave 2, che coinvolge il Sai Minori e tratta il tema della dignità umana come valore centrale negli itinerari educativi rivolti ai giovani migranti. Questo progetto europeo cerca di far emergere il rispetto e la valorizzazione delle persone attraverso attività pratiche.
La seconda mostra, intitolata “Cos’è la felicità”, raccoglie i risultati dei laboratori fotografici condotti dal Cpia di Ancona, sotto la guida di Massimo Borri. Attraverso le immagini realizzate dai partecipanti, si vuole stimolare una riflessione personale e collettiva sulla percezione della felicità e sui significati che assume in contesti di migrazione e integrazione.
I dati dell’accoglienza a ancona nel 2024
Nel corso del 2024, il programma Sai ha accolto in città 98 migranti adulti, distribuiti in 14 nuclei familiari con minori. Questi beneficiari provengono da diverse aree geografiche: 45 dall’Asia, 47 dall’Africa, 3 dall’Europa e 3 dall’America. Oltre agli adulti, Ancona ha ospitato 72 minori non accompagnati. Di questi, 12 sono diventati maggiorenni durante l’anno e 4 sono stati inseriti in famiglie affidatarie.
Questi numeri fotografano l’attività di accoglienza sul territorio e mostrano come il sistema cerchi di rispondere alle diverse esigenze di persone con storie molto differenti, garantendo spazi di sicurezza e opportunità per costruire un percorso di crescita e indipendenza. Le iniziative della giornata mondiale del rifugiato mettono in rilievo queste realtà, rendendo più tangibile il lavoro sociale dietro le quinte.