Sono passati tre anni da quella notte drammatica a Capanna Punta Penia, sopra i 3.400 metri delle Dolomiti, quando una valanga travolse il rifugio causando la morte di 11 persone e il ferimento di altre 8. Carlo Budel, ex rifugista del posto, ricorda ancora quel momento come un punto di svolta nella sua vita. Le sensazioni, gli eventi e le conseguenze di quella tragedia restano vivide, difficili da cancellare. Quel giorno segnò un cambiamento irreversibile per chi si trovava lì, ma anche per chi – come Budel – ha vissuto in modo diretto quel dramma.
Il giorno della valanga: una catastrofe improvvisa
Era una giornata apparentemente come tante altre, ma intorno alle 21.00 del 19 febbraio 2022 una massa enorme di neve si staccò dalla parete glaciale soprastante, travolgendo Capanna Punta Penia, il rifugio alpino conosciuto e frequentato da escursionisti e appassionati. Carlo Budel, che in quel periodo lavorava proprio lì come rifugista, racconta di avere sentito un rumore stranissimo poco prima dell’impatto, un frastuono enorme seguito da un silenzio innaturale. Erano circa in 25 all’interno della struttura quel giorno; la valanga ha colpito con grande violenza, trascinando via persone e detriti. I soccorsi arrivarono tempestivamente in elicottero, ma già la scena che trovarono era drammatica: 11 vittime morte sul colpo, meno di metà riuscirono a sopravvivere con ferite anche gravi.
L’emozione dopo la tragedia
Budel racconta di come, dopo l’evento, sia stata dura gestire non solo il caos materiale, ma soprattutto il carico emotivo. La paura e lo shock segnarono profondamente ogni sopravvissuto e chi lavorava in rifugio. Ricorda l’angoscia nell’attesa dei soccorsi e il senso di impotenza nel vedere quel luogo, che rappresentava vita e fatica, distrutto nel giro di pochi minuti. La valanga cambiò per sempre quel paesaggio montano e la percezione di sicurezza per chi frequenta quelle vette.
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L’impatto sulla vita di carlo budel e sulla comunità alpina
Dopo la tragedia Budel decise di lasciare il ruolo di rifugista, un mestiere che amava molto ma che ormai era direttamente legato a quel ricordo doloroso. Parla della difficoltà di riprendersi, di ripensare una quotidianità dove la montagna – un tempo fonte di gioia e lavoro – diventava simbolo di perdita e terrore. Per lui e per molti abitanti della zona l’episodio ha tracciato una frattura netta.
La reazione della comunità
La vicenda non riguarda solo chi era presente in quel momento, ma ha scosso tutta la comunità di appassionati di montagna e alpinisti. Il rifugio Capanna Punta Penia, collocato sotto la cima più alta delle Dolomiti, è meta di scalatori, escursionisti e turisti che ora affrontano in modo diverso ogni scalata. Le autorità locali hanno aumentato i controlli e monitorano con maggiore attenzione condizioni di neve e rischio valanghe, cercando di prevenire nuovi incidenti simili.
Per gli abitanti della zona la valanga ha portato anche un’esigenza di riflessione sui limiti e i pericoli dell’ambiente montano. Lo sappiamo, la montagna regala paesaggi unici ma richiede rispetto e consapevolezza del rischio.
Ricordi duri da dimenticare: le parole di un testimone diretto
Budel dice di non aver mai dimenticato quel giorno. Il volto di chi è scomparso, il terrore negli occhi dei superstiti, restano impressi nella memoria. Ci sono dettagli che tornano spesso nella mente, come le urla disperate di chi cercava aiuto o la nevicata che, nei giorni successivi, ha reso ancora più difficile intervenire. Le vittime erano un gruppo vario, tra cui anche guide alpine esperte e semplici turisti.
Un racconto che va oltre la cronaca
Il racconto del rifugista si spinge oltre la cronaca, toccando un tema umano profondo: la fragilità della vita in quelle condizioni estreme. Per lui la montagna non sarà più la stessa, eppure, nel suo racconto, emerge anche il rispetto che conserva per quei luoghi e per la natura, tanto bella quanto pericolosa.
Il giorno della valanga è diventato una data simbolo per chi ama la montagna e lavora per preservarla sicura. Impossibile dimenticare quella tragedia, che ha segnato più di una esistenza, spingendo a fare i conti con la forza imprevedibile degli elementi e il valore della vita umana.