Nel carcere di genova marassi, nelle ultime settimane si sono registrati due episodi di violenza che hanno coinvolto agenti della polizia penitenziaria. Questi fatti seguono una rivolta recente legata a tensioni tra detenuti per motivi di aggressioni interne. I sindacati di categoria hanno denunciato la gravità della situazione, sottolineando le difficoltà di gestione all’interno della struttura.
La prima aggressione: ferito un agente durante una rissa tra detenuti
Il primo episodio è avvenuto nel tentativo di sedare un alterco tra due detenuti nella stessa sezione del carcere. Durante la colluttazione, uno dei reclusi ha estratto una lametta, utilizzata come arma improvvisata, ferendo un agente alla mano. Le ferite hanno richiesto cinque punti di sutura e una prognosi di quindici giorni per il poliziotto penitenziario. Questo gesto riflette la tensione crescente tra i detenuti, con armi di fortuna sempre più pericolose e difficili da controllare per il personale.
Intervento dell’agente e criticità
L’agente intervenuto è rimasto coinvolto nell’azione nel tentativo di riportare la calma, ma la rapidità e la violenza della reazione hanno portato a conseguenze fisiche evidenti. La lametta è uno strumento semplice, ma può causare danni seri, soprattutto in spazi ristretti come quelli di una cella o di un corridoio carcerario. I sindacati ribadiscono l’urgenza di nuove misure di sicurezza che limitino l’accesso dei detenuti a qualsiasi tipo di oggetto recuperabile che possa diventare arma.
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La seconda aggressione: due agenti colpiti da un detenuto con problemi psichiatrici
Qualche giorno dopo, un altro episodio ha visto protagonisti due agenti aggrediti da un detenuto riconosciuto affetto da problemi psichiatrici. L’uomo ha sferrato pugni violenti al volto di entrambi gli agenti, causando lesioni sufficienti a giustificare una prognosi di dieci giorni ciascuno. Data la gravità delle ferite, i due poliziotti sono stati portati immediatamente in ospedale per accertamenti e cure.
Problemi nella gestione dei casi psichiatrici
Questa seconda aggressione mette in luce le difficoltà del personale nel trattare casi di disturbi psichici all’interno del carcere. Il soggetto, visibilmente alterato, ha usato la forza senza preavviso, segno della necessità di un monitoraggio più attento e di un supporto specialistico contro situazioni simili. La presenza di detenuti con problemi mentali rappresenta un elemento di rischio aggiuntivo nelle carceri, specie quando non sono disponibili strutture o protocolli dedicati per la loro gestione.
I sindacati denunciano la situazione critica e chiedono interventi urgenti
Le sigle sindacali sappe e uil-pa polizia penitenziaria hanno diffuso un comunicato per denunciare l’aggravarsi delle condizioni di sicurezza all’interno del carcere di genova marassi. Dopo la rivolta scoppiata a seguito della presunta aggressione sessuale su un detenuto, i nuovi episodi di violenza contro gli agenti evidenziano una spirale di tensione che non tende a spegnersi.
Richieste dei rappresentanti dei lavoratori
I rappresentanti dei lavoratori sottolineano l’importanza di rafforzare il personale, migliorare i controlli e aumentare gli investimenti nelle strutture antivirus. Senza misure efficaci, la sicurezza dei poliziotti penitenziari resta esposta a rischi continui, che possono mettere in crisi la gestione stessa della detenzione. Chiedono inoltre l’attivazione di protocolli specifici per i detenuti con problemi psichici, un gruppo particolarmente delicato che necessita di assistenza specializzata e di interventi mirati, per evitare nuove aggressioni.
Le tensioni tra detenuti permangono alte, con episodi che spesso degenerano in violenze gravi. Questi fatti confermano che gli interventi nelle carceri devono prevedere non solo misure di ordine pubblico, ma anche percorsi di assistenza e prevenzione per evitare l’escalation di scontri interni. La situazione a genova marassi fotografa un’emergenza difficile che richiede attenzione e risposte rapide.