Tragedia nella grotta Remeron: morto lo speleologo Mauro Consolandi durante un’esplorazione a Varese

Tragedia nella grotta Remeron: morto lo speleologo Mauro Consolandi durante un’esplorazione a Varese

Mauro Consolandi, istruttore del Cai di Biella e noto speleologo, muore cadendo nella grotta Remeron sul Campo dei Fiori; soccorsi impegnati nel difficile recupero, la comunità speleologica è in lutto.
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Mauro Consolandi, noto speleologo e istruttore del Cai di Biella, è morto a 73 anni in un incidente durante un’esplorazione nella grotta Remeron, Varese. La comunità speleologica italiana piange la sua perdita e riflette sui rischi dell’attività. - Gaeta.it

Una brutta notizia scuote la comunità speleologica italiana: sabato mattina, 2025, Mauro Consolandi, 73 anni, istruttore del Cai di Biella e storico esperto del campo, ha perso la vita durante un’esplorazione in una cavità della grotta Remeron, sul massiccio del Campo dei Fiori, in provincia di Varese. Consolandi, figura nota nel settore, è caduto da circa 15 metri mentre si trovava in un’area riservata ai soli esperti. L’incidente ha ridotto l’esplorazione a una tragedia, con tempi lunghi per il recupero del corpo. La notizia ha trovato eco tra gli appassionati e gli studiosi di speleologia.

La figura di mauro consolandi nella speleologia italiana

Mauro Consolandi non era solo un appassionato della speleologia, ma uno dei suoi protagonisti a livello nazionale. Nato nel Biellese, dove viveva a Brusnengo, aveva ricoperto per anni il ruolo di istruttore per il Cai locale. Negli ultimi anni si era dedicato alla pensione, ma restava profondamente legato a questo mondo. Consolandi ha affiancato l’attività sul campo a una ricerca scientifica e a progetti di divulgazione. Il suo lavoro ha prodotto modelli 3d di cavità carsiche, grazie ai quali è stato possibile mappare con precisione porzioni del sottosuolo italiano.

Il suo contributo ha inciso sul catasto speleologico nazionale, sistema che raccoglie e cataloga tutte le cavità note. Grazie a questi sforzi, studiosi e speleologi dispongono di strumenti più affidabili per lo studio e la tutela delle grotte. Il suo nome è spesso citato in pubblicazioni e incontri dedicati alla speleologia. È stato un punto di riferimento per chi, in Italia, si occupa di esplorazioni profonde e ricerche sotterranee. La sua passione era anche un incentivo per molti giovani speleologi in tutta la penisola.

I soccorsi e la gestione dell’emergenza

Il recupero del corpo di Mauro Consolandi ha richiesto quasi sei ore di lavoro. Le squadre di soccorso alpino e speleologico sono intervenute subito dopo la segnalazione, mobilitando mezzi e personale specializzato. L’ambiente stretto e profondo delle grotte rende difficile ogni operazione di salvataggio. Gli operatori devono muoversi con corde, carrucole e altri strumenti in un contesto senza luce naturale. Perfino l’evacuazione di una persona ferita comporta rischi elevati e tempi lunghi.

Nello stesso incidente, un altro speleologo, 52 anni, ha riportato ferite giudicate non gravi, tali da richiedere il trasporto d’urgenza in ospedale in codice giallo. Le condizioni del ferito sono seguite con attenzione, mentre i soccorritori hanno curato soprattutto il recupero di Consolandi. Questo mette in evidenza ancora una volta quanto l’esplorazione di grotte profonde sia un’attività complessa, dove la preparazione tecnica e la rapidità di intervento sono fondamentali, ma non sempre sufficienti a prevenire tragedie.

Il contesto dell’incidente nella grotta remeron

L’incidente è avvenuto nella grotta Remeron, una cavità situata nel territorio di Comerio, sulle pendici del Campo dei Fiori. Conosciuta per i suoi passaggi complessi e profondi pozzi, la grotta è accessibile solo a speleologi esperti. Mauro Consolandi aveva una lunga esperienza in questo luogo: conosceva le strutture sotterranee come poche persone. La spedizione di sabato era formata da un gruppo di esperti piemontesi, riuniti per esplorare un tratto non aperto al pubblico. Verso mezzogiorno, durante la discesa nel primo pozzo, che si perde in verticale per 100 metri, Consolandi ha perso l’equilibrio ed è precipitato per circa 15 metri. Questa caduta, pur breve rispetto alla profondità totale del pozzo, è risultata fatale.

Il ruolo del terreno scivoloso e delle condizioni di luce ridotta ha peggiorato la situazione. L’ambiente ipogeo, quasi buio e spesso umido, richiede attenzione massima e attrezzature specializzate. Consolandi era dotato di tutta l’attrezzatura necessaria, ma evidentemente qualcosa è andato storto in un attimo. L’episodio mostra i rischi che si corrono anche dopo anni di esperienza, quando si calano le difese pur muovendosi in luoghi conosciuti. Lo speleologo non è riuscito a fermare la caduta nel primo tratto, che ne ha compromesso l’integrità fisica.

La reazione della comunità speleologica dopo la tragedia

Il lutto per la perdita di Mauro Consolandi ha attraversato la comunità speleologica con forza. I legami personali e professionali hanno reso il dolore tangibile. Su Facebook, Enrico Lana, naturalista e biospeleologo di Chivasso, ha pubblicato uno scatto insieme a Consolandi, risalente a due giorni prima dell’incidente. Le sue parole, semplici e cariche di emozione, hanno espresso il senso di smarrimento e incredulità per l’accaduto. Alcuni gruppi speleo di diverse regioni si sono raccolti in ricordo di Consolandi, con messaggi di cordoglio e omaggi alla sua figura.

Il caso ha riacceso la discussione sui rischi legati all’esplorazione di grotte profonde e poco frequentate. Speleologi e associazioni stanno valutando l’opportunità di ulteriori misure di sicurezza. Intanto, il vuoto lasciato da Consolandi si fa sentire sia tra i suoi colleghi esperti che tra gli appassionati più giovani. L’attività di studio e scoperta del sottosuolo deve fare i conti con le inevitabili difficoltà legate a luoghi impervi e complessi, dove la prudenza non basta sempre a garantire un’esplorazione senza incidenti.

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