La morte di tre operai durante il crollo di un ponteggio montacarichi il 25 luglio scorso a Napoli ha aperto un’inchiesta che punta a chiarire la responsabilità tecnica dietro l’incidente. Dopo settimane di accertamenti preliminari, la procura ha disposto verifiche su un tubo spezzato e su eventuali difetti nei serraggi dei perni che garantivano la stabilità della struttura. Questo passaggio cruciale potrebbe spiegare come sia stato possibile il cedimento durante i lavori in un edificio del rione alto, in via San Giacomo dei Capri.
Accertamenti tecnici sui materiali del ponteggio nel rione alto
Le verifiche sono cominciate nelle prime ore di questa mattina, sotto la supervisione diretta della procura di Napoli. Sono state avviate ispezioni su un tubo in particolare, che si differenzia per sezione dagli altri componenti e presenta una rottura proprio nel punto di una saldatura. Questo elemento potrebbe essere responsabile di una perdita di resistenza che ha innescato il cedimento del montacarichi sul quale lavoravano gli operai.
I perni che fissavano il ponteggio hanno subito un controllo dettagliato, per accertare se sono stati serrati correttamente o se una loro errata installazione abbia contribuito alla caduta. Questa fase è delicata perché mira a stabilire se le anomalie derivino da un difetto di produzione o da errori nella fase di montaggio.
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Tali accertamenti hanno coinvolto i consulenti tecnici nominati dalle parti in causa e gli avvocati difensori degli indagati. La presenza simultanea di tutte le parti serve a garantire la trasparenza e la condivisione dei risultati, che saranno poi inseriti nel fascicolo sull’incidente.
Le figure coinvolte e le responsabilità sotto la lente
All’indagine sono iscritti vari soggetti, tra cui l’imprenditore Pietroluongo e l’imprenditore Napolitano, rispettivamente assistiti dagli avvocati Zollo e Fusco. L’amministratore del condominio e il direttore dei lavori sono anch’essi indagati, con difensori legali che partecipano agli accertamenti per tutelare la posizione dei loro assistiti.
Le indagini cercano di capire come si sia svolta l’intera catena di operazioni: dalla scelta e qualità dei materiali al controllo sulle fasi di installazione della struttura. Non è escluso che si stia valutando se siano state rispettate le norme di sicurezza previste dalle leggi vigenti in materia di lavori edili.
La zona attorno all’edificio teatro del crollo è stata chiusa con un’ampia recinzione e nessuno può accedere se non gli addetti ai lavori. Questa misura tutela la sicurezza e impedisce contaminazioni o modifiche che potrebbero falsare i risultati dell’indagine.
Il furto ai danni della famiglia di una delle vittime e il dramma che si aggrava
Da un dramma all’altro, la tragedia del 25 luglio si è complicata con un episodio di furto che ha colpito la famiglia di uno degli operai deceduti, Vincenzo Del Grosso. La compagna di Vincenzo, Carmen Martucci, è stata convocata dal commissariato Stella per denunciare la violazione della casa situata nel quartiere Sanità.
I ladri sono entrati nell’abitazione durante il weekend e hanno portato via gli attrezzi da lavoro di Vincenzo, oltre a sacchetti con generi alimentari appena ritirati in chiesa. Questo gesto, oltre al danno materiale, rappresenta un ulteriore affronto a chi ha già perso tutto in questa tragedia.
L’avvocato Gianluca Zanfardino ha definito questa azione un segnale di degrado morale che va oltre la solidarietà sociale, mostrando un’ombra inquietante su un contesto già provato dalla perdita e dalle incertezze delle indagini.
Sicurezza nei cantieri napoletani: tre incidenti in 48 ore e un tema irrisolto
La morte dei tre operai del rione alto non è un caso isolato. Nel giro di due giorni, tra Napoli e provincia, altri due incidenti hanno provocato feriti tra i lavoratori edili. Questi episodi mettono in luce un problema diffuso nella realtà locale: la sicurezza sul lavoro ancora troppo spesso viene sacrificata a favore di risparmi e subappalti.
Nel campo dell’edilizia chatta scarsa vigilanza e le regole troppo spesso restano sulla carta. Chi lavora in cantiere rischia la vita a causa di errori di montaggio, materiali scadenti o controlli superficiali. Il prezzo di questa situazione lo pagano sempre gli operai, le loro famiglie e le loro comunità.
Il caso di via San Giacomo dei Capri richiama l’attenzione sulle necessità urgenti: più verifiche, trasparenza nelle procedure e formazione adeguata. Lo sviluppo di queste condizioni è la sfida aperta perché gli incidenti come quello del rione alto non si ripetano più su un territorio già segnato da tante difficoltà.