Tragedia a villa pamphili: madre e bambina trovate morte, indagini puntano a un sospetto

Tragedia a villa pamphili: madre e bambina trovate morte, indagini puntano a un sospetto

due corpi, madre americana e bambina maltrattata, ritrovati a villa pamphili; indagini puntano su un uomo sospettato identificato grazie alle telecamere e ai centri di assistenza caritas e comunità di sant’egidio
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A Villa Pamphili a Roma sono stati trovati morti una madre americana e una bambina, vittime di violenze. Le indagini puntano su un uomo sospettato, ora ricercato, che potrebbe essere coinvolto nei fatti accaduti in un contesto di estrema marginalità. - Gaeta.it

Nella capitale, un caso che ha scosso i cittadini nelle ultime settimane arriva a una svolta: due corpi, quelli di una madre e una bambina, sono stati ritrovati nei pressi di villa pamphili. Le indagini degli inquirenti, partite quasi nell’incertezza, hanno preso una direzione più chiara con l’aiuto delle telecamere di sorveglianza e delle testimonianze raccolte tra i senzatetto della zona. Le autorità ora concentrano le ricerche su un uomo che potrebbe essere coinvolto direttamente nella morte della piccola, avvenuta alcuni giorni dopo quella della madre.

Il ritrovamento e le prime prove raccolte a villa pamphili

I corpi della donna e della bimba sono stati ritrovati all’interno di villa pamphili, in un’area vicina a un accampamento informale dove vivevano, almeno temporaneamente, insieme a un’altra persona. La donna, il cui corpo era nascosto in un sacco nero dietro una siepe, era probabilmente morta nei giorni precedenti al ritrovamento. Accanto a lei, tra le sterpaglie, gli agenti hanno trovato decine di oggetti personali, come un reggiseno e un sacco a pelo, che sono ora sotto esame per cercare tracce di mani o DNA utili all’identificazione del responsabile.

Il rifugio e le telecamere

Una tenda di tipo “igloo”, utilizzata per dormire, era l’unico rifugio di quella “famiglia” così fragile. I filmati registrati dalle telecamere della zona hanno mostrato dei dettagli importanti: un vestitino rosa e un cappellino con visiera, oggetti osservati più volte nelle immagini riprese nelle mense Caritas e nella Comunità di Sant’Egidio. Qui la madre e la bambina avevano cercato aiuto, mentre l’uomo che le accompagnava ha mostrato un documento di identità in uno di questi centri. Quel documento ha permesso alle forze dell’ordine di risalire alla sua identità e ora è ricercato a villa pamphili.

Dinamiche della morte: gli inquirenti ricostruiscono il dramma

Secondo i risultati parziali emersi, la madre sarebbe morta prima della bambina, forse per motivi naturali, ma la piccola ha subito violenze fisiche. Gli esami hanno infatti evidenziato che la bimba è stata picchiata e poi soffocata, probabilmente perché il suo pianto era diventato insopportabile per il sospettato. L’uomo, sempre presente nei momenti precedenti e successivi al decesso della donna, avrebbe portato la bambina nello stesso luogo, ritornando sull’accampamento.

La morte della bambina avvenuta nei giorni successivi conferma una sequenza tragica. I giudici Antonio Verdi e Giuseppe Cascini, incaricati della coordinazione delle indagini, hanno escluso finora la presenza di altre persone coinvolte, anche se il quadro resta complesso e verde di tante zone d’ombra. In particolare risulta difficile spiegare perché l’uomo abbia scelto di tornare a quell’area con la piccola, dopo il decesso della donna.

Dettagli sul sospettato

L’uomo, identificato grazie al documento mostrato in un centro di assistenza, è ora ricercato dalle autorità ed è considerato il principale sospetto nelle indagini.

Dettagli sull’identità della donna e della bambina: emergono le prime conferme

Secondo quanto riportato da fonti giornalistiche, la donna trovata morta è americana, così come l’uomo sospettato. La bambina, invece, non sarebbe figlia di quest’ultimo. Le analisi medico-legali parlano di due morti separate da almeno quattro giorni. La piccola presentava segni evidenti di maltrattamenti fisici. Inoltre, lo stomaco vuoto e l’assenza di residui gastrici indicano che la bimba era rimasta senza cibo per un periodo prolungato.

L’autopsia suggerisce che anche la madre sia stata soffocata, dato che sul corpo non sono stati trovati segni di ferite da coltello o arma da fuoco. Esami tossicologici hanno escluso la presenza di droghe, ma si attendono ancora i risultati su eventuali avvelenamenti. La mancanza di ferite e la modalità della morte fanno pensare a una sofferenza silenziosa, avvenuta in un contesto di isolamento e abbandono, difficile da percepire da chi vive fuori da quel contesto.

Ricostruire una vita ai margini nelle indagini della polizia

Le testimonianze raccolte presso le mense per persone senza fissa dimora hanno aiutato a ricostruire gli ultimi spostamenti dei tre. Il gruppo, formato da un uomo, la donna e la bambina, si recava spesso nei centri di aiuto per ricevere pasti e assistenza. Le immagini delle videocamere di sorveglianza sono state fondamentali per identificare il sospettato e seguirne i movimenti.

Il punto di accesso al parco

L’ingresso laterale al parco, dove si trovava l’accampamento, resta un punto cruciale: un varco mai sistemato a seguito di un incidente pregresso permetteva l’accesso senza controllo. È sul quel sentiero che, secondo la ricostruzione, l’uomo avrebbe portato la bambina dopo la morte della madre. Gli oggetti rinvenuti, il vestitino rosa e il cappellino, legano quel percorso con la presenza documentata nei centri di assistenza.

L’approfondimento su questo gruppo mostra come la vita ai margini della società possa trasformarsi in un pericolo silenzioso, dove mancano i monitoraggi e l’aiuto può arrivare tardi. Il lavoro della polizia e dei magistrati continua senza sosta, con la priorità di rintracciare l’uomo e chiarire tutti i dettagli ancora oscuri di questa vicenda.

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