Il governo thailandese ha deciso di posticipare fino alla metà del 2026 l’entrata in vigore della tassa di soggiorno per i turisti stranieri. Questa decisione arriva dopo una serie di ritardi e sospensioni dovute alle difficoltà economiche e alle incertezze del mercato turistico. Il settore del turismo, che sostiene circa il 20% del pil thailandese, sta affrontando un momento di rallentamento che ha spinto le autorità a rivedere i tempi di applicazione del nuovo balzello.
Fattori che hanno inciso sul calo dei turisti
Tra le cause evidenziate dagli analisti vi sono le tensioni economiche nei mercati di riferimento, come quello cinese, che influiscono sulla capacità di spesa e sulla propensione ai viaggi internazionali. La svalutazione del baht, se da un lato potrebbe favorire il turismo in termini di convenienza, dall’altro ha coinciso con un aumento dei costi dei biglietti aerei, rendendo la Thailandia una meta meno accessibile. La crescita delle tariffe di viaggio si aggiunge alle incertezze locali e internazionali, frenando così la crescita degli arrivi.
Le misure commerciali annunciate dagli Stati Uniti nei confronti della Thailandia sono una delle cause di maggior preoccupazione per l’economia del paese. L’imposizione di dazi potrebbe a catena ridurre la spesa da parte dei consumatori e limitare ulteriormente i flussi turistici. Il governo thailandese preferisce evitare di introdurre nuove tasse in un momento di fragilità, valutando con attenzione l’impatto sociale ed economico.
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La decisione di posticipare la tassa e il contesto economico
Il rinvio dell’introduzione della tassa turistica, fissata inizialmente per il 2024 ma ora spostata a metà 2026, risponde alla necessità di non gravare ulteriormente su un settore che sta manifestando segni di sofferenza. Il viceministro del turismo Chakrapol Tangsutthitham ha spiegato che si attenderà invece un miglioramento nella domanda turistica prima di procedere con l’applicazione della tassa. L’importo previsto è di circa 300 baht, equivalente a 7,50 euro, da versare all’ingresso nel paese.
Le incertezze economiche a livello globale, insieme al rallentamento degli arrivi turistici registrato recentemente, hanno contribuito a questa scelta. A luglio 2025, infatti, gli arrivi in Thailandia si sono fermati a circa 17 milioni, con una diminuzione del 5% rispetto ai dodici mesi precedenti. Il calo preoccupa soprattutto per l’impatto sul pil e sull’occupazione, considerando che il turismo rappresenta una delle principali fonti di reddito.
Prospettive future e attese per il settore turistico
L’obiettivo rimane quello di rilanciare il turismo per consolidare un mercato fondamentale per l’economia nazionale. Le autorità monitorano con attenzione i segnali di ripresa, ma una ripresa stabile e duratura non appare imminente. Per questo motivo si è ritenuto necessario rimandare l’applicazione della tassa di ingresso fino a un periodo più favorevole.
Il rinvio consente anche di mantenere la competitività della Thailandia rispetto ad altre destinazioni. Al momento, la tassa avrebbe potuto rappresentare un deterrente per molti visitatori, diminuendo ulteriormente il volume di arrivi. La strategia sembra quindi allineata al bisogno di stimolare il turismo mantenendo costi di accesso contenuti.
Alcuni osservatori ritengono che, con la ripresa graduale dell’economia globale e una gestione più mirata delle politiche turistiche, sarà possibile nel medio termine reintrodurre questo tipo di misura. Intanto, nel settore si continua a puntare su investimenti in infrastrutture e promozione per attrarre nuovi flussi di viaggiatori, soprattutto da mercati emergenti.