Termine del progetto in marche per affrontare la transizione digitale contro fake news, hate speech e truffe online

Termine del progetto in marche per affrontare la transizione digitale contro fake news, hate speech e truffe online

Un ciclo di conferenze a Jesi ha coinvolto polizia, università politecnica delle marche e comuni per promuovere alfabetizzazione digitale, prevenzione di fake news, hate speech e truffe informatiche nelle Marche.
Termine Del Progetto In Marche Termine Del Progetto In Marche
Si è concluso a Jesi un ciclo di conferenze promosse da Questura di Ancona, Università Politecnica delle Marche e comuni locali, per sensibilizzare su sicurezza digitale, fake news, hate speech e truffe online, coinvolgendo 47 comuni delle Marche. - Gaeta.it

Un ciclo di conferenze si è concluso ieri mattina a Jesi, coinvolgendo operatori della polizia, esperti universitari e amministratori locali. Il progetto, promosso dalla Questura di Ancona insieme all’università politecnica delle marche e ai comuni del territorio, ha puntato a fornire strumenti concreti per muoversi nel mondo digitale tra rischi come fake news, discorsi d’odio online, domicilio virtuale e truffe informatiche. L’iniziativa ha interessato 47 comuni distribuiti nelle quattro circoscrizioni dei commissariati distaccati di Senigallia, Fabriano, Osimo e Jesi. La partecipazione ampia e diversificata ha confermato l’urgenza di un’alfabetizzazione digitale diffusa nella regione.

Un percorso formativo itinerante tra polizia e università

Il progetto, partito il 21 febbraio, ha visto una serie di incontri svolgersi in varie sedi territoriali, portando i partecipanti a riflettere sulle trasformazioni indotte dalla digitalizzazione nella società. Alla conduzione, la prof.ssa Marta Cerioni dell’università politecnica delle marche, insieme a operatori della questura e specialisti del centro operativo per la sicurezza cibernetica della polizia postale. Questi ultimi hanno illustrato le modalità di contrasto messe in atto contro i reati online, creando un ponte diretto tra forze dell’ordine e cittadini. Il dialogo ha privilegiato la condivisione di informazioni realistiche sulle minacce attuali, con un orientamento alla prevenzione e alla tutela di categorie più vulnerabili come anziani e minori. L’interazione dal vivo ha facilitato confronti pratici e una spiegazione dettagliata dei meccanismi di attacco e difesa digitale.

L’obiettivo non si è limitato a fornire nozioni tecniche, ma a rafforzare la consapevolezza di un uso responsabile della rete. I partecipanti, provenienti dai 47 comuni coinvolti, hanno potuto toccare con mano i rischi reali della vita digitale e la necessità di orientare comportamenti personali verso una cultura del rispetto reciproco. La presenza delle istituzioni ha sottolineato l’interesse pubblico, mirando a fare della sicurezza informatica un tema condiviso e prioritario anche nelle amministrazioni locali. La scelta di coinvolgere direttamente la popolazione ha qualificato l’evento come un intervento concreto sul territorio, non solo teorico.

I temi chiave affrontati durante le conferenze

Tra gli argomenti sviluppati, la prof.ssa Marta Cerioni ha approfondito la questione del diritto alla verità in rete, un nodo centrale nel contrasto alle fake news. Ha spiegato che la maggiore apertura espressiva garantita dal digitale necessita però di un bilanciamento con strumenti legislativi chiari e un’autodisciplina personale. Questa attenzione alla responsabilità individuale è emersa come un tema ricorrente, soprattutto in relazione alla diffusione di hate speech. Il domicilio digitale è stato presentato come un nuovo diritto e funzione giuridica, a sua volta legata alla sempre più diffusa presenza delle persone nella vita online.

I relatori della polizia postale hanno mostrato le modalità con cui si monitorano e si reagisce alle truffe online, evidenziando la complessità di gestire episodi che spesso coinvolgono vittime anziane o inesperte. Il contrasto riguarda sia l’azione investigativa sia interventi educativi, che rappresentano una priorità nel quadro generale della sicurezza digitale. Gli esempi forniti hanno illustrato casi concreti, mettendo in luce la varietà di metodi usati dagli aggressori e la rapidità con cui le minacce si evolvono. Per questo servono continui aggiornamenti e una stretta collaborazione tra polizia, enti di ricerca e autorità locali.

Le dichiarazioni degli esponenti delle istituzioni coinvolte

Il questore Capocasa ha rimarcato il ruolo centrale della polizia nel prevenire e reprimere i crimini informatici, ponendo l’attenzione sulla tutela delle fasce più fragili della popolazione. Ha definito il progetto come una strategia articolata finalizzata a mantenere alta la guardia nel mondo digitale. Dal canto suo, il rettore dell’università politecnica delle marche, Gian Luca Gregori, ha sottolineato il valore di trasferire conoscenze accademiche alla comunità nei territori coinvolti. Ha evidenziato come la “terza missione” dell’ateneo si traduca in un impegno concreto, fuori dall’ambito accademico, e come il dialogo inter-istituzionale rafforzi i risultati.

Gregori ha spiegato che questi scambi rappresentano da anni un punto focale nella ricerca e nella didattica universitaria, specie su uno scenario complesso come quello del digitale. La collaborazione fra questura, università e comuni conferma un legame radicato con il territorio e la volontà di portare informazioni agli abitanti in modo diretto e accessibile. Tutti i soggetti hanno riconosciuto che il confronto fra saperi scientifici e prassi operative è fondamentale per intervenire efficacemente su temi che investono la quotidianità di ognuno, dalla protezione dei dati personali alla libertà di espressione. L’iniziativa rappresenta così un esempio di presenza pubblica integrata nella regione marche dedicata al tema digitale.

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