Un’indagine partita da un episodio di cronaca vecchio quasi due decenni ha visto una svolta nei giorni scorsi, a conferma del lavoro paziente e dettagliato delle forze dell’ordine. Nel luglio del 2007 un uomo tentò di rapinare una filiale della banca agricola mantovana, senza successo. Il soggetto è stato finalmente riconosciuto e denunciato dopo anni di ricerche, grazie all’intervento del Ris di Parma che ha recuperato tracce decisive. Il caso dimostra come anche fatti risalenti a molti anni prima possano portare a sviluppi giudiziari importanti.
Il tentativo di rapina in banca nel 2007
Il 12 luglio del 2007, in viale Gorizia a Mantova, un uomo con una tuta e un passamontagna entrò nella filiale della banca agricola mantovana con l’intenzione di compiere una rapina. Chi era in quel momento nei locali si accorse subito dell’atteggiamento sospetto. Il direttore della banca, grazie alle immagini riprese da una telecamera a circuito chiuso, comprese che si trattava di un tentativo di rapina e azionò prontamente l’allarme collegato alle forze dell’ordine. Tutti i dipendenti, a quel punto, lasciarono le postazioni di lavoro e si rifugiarono negli uffici interni chiudendosi a chiave.
La situazione indusse il rapinatore a desistere dal colpo e allontanarsi senza riuscire a mettere le mani sul denaro custodito nella banca. In quel momento erano presenti nella filiale, oltre al personale, circa sei o sette clienti che assistettero alla scena e fornirono le prime testimonianze ai carabinieri intervenuti sul posto. Il tentativo venne quindi interrotto dalla reazione rapida e coordinata dello staff della banca, evitando così conseguenze peggiori.
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Il lavoro investigativo dei carabinieri e del ris
Dopo il tentativo di rapina, i carabinieri raccolsero immediatamente tutte le testimonianze del personale e dei clienti presenti, utili a ricostruire l’accaduto e identificare il malvivente. Inoltre, nei pressi della banca vennero sequestrati alcuni oggetti lasciati dal rapinatore: un passamontagna di colore blu, del nastro adesivo e un cutter. Questi materiali furono inviati al Ris di Parma, il reparto scientifico dell’Arma specializzato in analisi forensi.
Il Ris eseguì approfonditi accertamenti per cercare impronte digitali o tracce biologiche che fossero in grado di identificare con certezza l’uomo. Per anni si sono svolti controlli incrociati, ricerche e comparazioni di dati biometrici, fino a oggi, quando l’analisi ha portato all’individuazione di un sospettato. La pazienza e la metodicità di questo lavoro evidenziano come la scienza forense possa risolvere anche casi rimasti irrisolti per molto tempo, accompagnando le attività investigative.
L’identificazione e la denuncia del responsabile
Dopo aver incrociato i dati raccolti negli anni, i carabinieri del nucleo operativo e radiomobile di Mantova hanno denunciato un uomo di 37 anni, già detenuto per altri crimini. La sua identità è stata confermata dal confronto con le tracce biologiche rinvenute durante il sequestro degli oggetti recuperati subito dopo il tentativo fallito di rapina.
L’uomo è stato così chiamato a rispondere anche per il reato commesso nel 2007, più di diciotto anni fa. Il risultato dimostra come le indagini non si interrompano mai, soprattutto in presenza di prove che continuano a essere analizzate nel tempo. La vicenda segnala un esempio di come la giustizia, anche se lenta, possa arrivare, confermando che con il passare degli anni è possibile scoprire dettagli prima sfuggiti e assicurare alla legge chi ha commesso il fatto.