La guerra commerciale tra Stati Uniti ed Europa torna al centro dell’attenzione con nuovi dazi in arrivo ad agosto. L’amministrazione americana ha avanzato una lista di imposte che interesserà vari settori, con aliquote che partono dal 10% e possono raggiungere percentuali più alte per i prodotti strategici. Bruxelles guarda con preoccupazione, aspettandosi di ottenere qualche esenzione o almeno riduzioni, e prepara risposte per proteggere le industrie europee. Mentre i negoziati restano incerti, nuove tecnologie basate sull’intelligenza artificiale permettono di mappare con precisione le catene di fornitura, aprendo la strada a interventi mirati. Questo cambiamento conferma una svolta nelle guerre commerciali, che diventano più sofisticate e selettive.
Nuove tariffe americane in arrivo, bruxelles si prepara con misure di protezione
Gli Stati Uniti hanno comunicato una lista di nuovi dazi da applicare a partire da agosto 2025, che riguardano diversi paesi partner, compresa l’Unione europea. La tariffa base prevista è del 10%, con incrementi per beni ritenuti strategici per gli interessi americani. Bruxelles, consapevole delle difficoltà che questi dazi creeranno alle imprese europee, sta elaborando contromisure. Queste includono incentivi per sostenere l’industria locale, soprattutto nei settori più esposti, e preparano strumenti per cercare di ottenere esenzioni o riduzioni durante i negoziati.
Secondo il Yale Budget Lab, l’impatto di queste tariffe potrebbe tradursi in un incremento dell’inflazione statunitense fino all’1,8% nel breve periodo. I negoziati transatlantici, volti a trovare un’intesa per calmierare le tensioni, non sono ancora arrivati a un risultato stabile. L’incertezza persiste per imprese che devono gestire le catene di approvvigionamento e definire strategie di prezzo in un contesto instabile.
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L’intelligenza artificiale cambia il modo di affrontare le guerre commerciali
Rispetto al passato, quando i dazi venivano applicati in modo generalizzato, oggi le tecnologie legate all’intelligenza artificiale consentono azioni molto più precise. Esistono piattaforme che analizzano miliardi di transazioni commerciali, tracciano catene di approvvigionamento a più livelli e calcolano le regole di origine dei prodotti. Questi sistemi offrono la possibilità di simulare in tempo reale quali parti o fornitori dovranno pagare i dazi, indirizzando gli interventi su nodi specifici senza coinvolgere l’intera filiera.
Questo approccio “chirurgico” riduce gli effetti collaterali e rende la politica commerciale più raffinata. Ad esempio, evita che produzioni strategiche vengano semplicemente spostate in paesi terzi come Messico o Vietnam per aggirare le restrizioni imposte alla Cina. Le imprese possono così rivedere rapidamente i fornitori e i luoghi di produzione, seguendo indicazioni precise derivate dall’analisi automatizzata dei flussi commerciali.
Reshoring e riorganizzazione delle catene di valore, l’accelerazione dopo i dazi
Negli ultimi anni le aziende hanno già cominciato a spostare le produzioni più vicine o in paesi “amici”, spingendo verso reshoring, near-shoring o “friend-shoring”. L’accordo USMCA tra Stati Uniti, Messico e Canada ha favorito l’assemblaggio finale vicino al mercato nordamericano. Ora Washington punta a chiudere gli spazi che permettevano ancora di importare dazi zero semilavorati cinesi assemblati successivamente nel Nord America.
In Europa accade qualcosa di simile: l’e-commerce ha visto spedizioni di piccoli valori aggirare le regole sulle tasse e i controlli. Tutto questo spinge le imprese a riorganizzare le rotte di trasporto, aprire nuovi impianti in paesi considerati affidabili e rinegoziare i contratti di fornitura pluriennali. Il sistema commerciale sta rapidamente cambiando le sue priorità: le aziende valutano sicurezza, affidabilità e compliance oltre che costi e produttività.
Globalizzazione 2.0 e nuovi principi per le catene di approvvigionamento
Un aspetto emerso negli ultimi anni riguarda la necessità di rendere le catene di valore più trasparenti e responsabili. Normative come l’Uyghur Forced Labor Prevention Act obbligano le aziende a dimostrare che materiali come cotone o polisilicio non derivano da lavoro forzato. Per rispettare queste regole servono dati precisi sull’origine delle materie prime e sull’intera rete di fornitori, comprese le fasi più nascoste della produzione.
Questa nuova fase, definita come “globalizzazione 2.0”, si concentra non solo sull’efficienza economica, ma anche su temi sociali e ambientali. Le imprese devono oggi avere visibilità profonda sulle proprie filiere, contenendo rischi legati a violazioni di diritti umani o a pratiche scorrette. Le tecnologie digitali diventano così strumenti essenziali per affrontare queste sfide.
L’europa tra le tensioni globali: opportunità e rischi
L’Unione europea si trova in una posizione delicata tra Stati Uniti e Cina, due giganti che si stanno progressivamente separando. Negli ultimi 25 anni la crescita economica europea ha rallentato rispetto a quella americana, in parte per dinamiche demografiche ma soprattutto per la perdita di capacità produttive sul territorio.
Per non restare ai margini del nuovo scenario economico, l’Europa deve compiere scelte politiche e industriali decise. Un allineamento con il Nord America e paesi come India, Sud-Est asiatico e America Latina potrebbe fornire una rete di “partner affidabili”. Creare e rafforzare questa catena del valore aiuta a evitare una dipendenza eccessiva dalla Cina, specie per materiali strategici come terre rare o batterie.
La sfida dei settori europei di punta: dal lusso all’automotive sotto pressione
I settori simbolo dell’industria europea, come il lusso e l’automotive, affrontano una concorrenza crescente dalla Cina. L’espansione cinese si è realizzata in venticinque anni di politiche aggressive, tra sovvenzioni e pratiche commerciali non sempre regolari. Nel frattempo, molte aziende europee hanno spostato la produzione all’estero e perso competenze chiave.
La risposta possibile passa da due strade: da un lato l’introduzione di dazi anti-dumping mirati e controlli severi sulle regole d’origine per contrastare pratiche scorrette; dall’altro incentivi e programmi di formazione per riportare in Europa fasi produttive fondamentali, recuperando conoscenze tecniche e artigianali. La strategia si basa su un rilancio della produzione locale, che risulta necessaria per mantenere il ruolo globale.
Come funziona la piattaforma altana ai per monitorare i dazi in tempo reale
La piattaforma sviluppata da Altana AI si basa su una rete dati che integra informazioni pubbliche, licenze commerciali e dati operativi di clienti, per creare una copia digitale della catena globale di produzione e commercio. Oggi la piattaforma monitora circa metà delle connessioni mondiali, offrendo una visione dettagliata di ogni singolo anello della filiera.
Questo permette, per esempio, di individuare il produttore specifico di un componente come i magneti in una provincia cinese e decidere se applicare un dazio o autorizzare un’esportazione. In questo modo la politica commerciale smette di essere uno strumento generico e diventa uno strumento mirato, simile a un bisturi. Allo stesso tempo, le aziende possono anticipare le modifiche ed elaborare piani per spostare attività in modo rapido, prima che le nuove regole entrino in vigore. Questa tecnologia offre nuove possibilità per gestire i conflitti commerciali senza danneggiare inutilmente l’economia globale.