Lo stabilimento Stellantis di Pomigliano d’Arco si trova al centro di un nuovo scontro tra sindacati e azienda, dopo lo sciopero indetto dalla Fiom-Cgil per otto ore. I lavoratori protestano contro la mancata applicazione di aumenti salariali che, secondo i rappresentanti dei metalmeccanici, sarebbero un diritto necessario in un contesto di crescente difficoltà economica. Nicola Ricci, segretario generale della CGIL di Napoli e Campania, denuncia segnali preoccupanti di disimpegno industriale da parte del colosso automobilistico, mettendo in luce il rischio concreto per i migliaia di posti di lavoro coinvolti.
Lo sciopero e le ragioni dei lavoratori
Il 24 aprile 2025, lo stabilimento di Pomigliano è rimasto fermo per otto ore, a causa dello sciopero indetto dalla Fiom-Cgil. L’agitazione nasce dalla frustrazione per l’assenza di un adeguamento salariale, elemento ritenuto indispensabile in un periodo caratterizzato da un aumento costante del costo della vita. I metalmeccanici sottolineano come questa mancanza di tutela stia erodendo il potere d’acquisto delle famiglie.
Nicola Ricci ha descritto questo sciopero come una “risposta democratica” alla negazione di un diritto salariale, che riflette anche una tensione più profonda tra lavoratori e azienda. La protesta è stata definita “responsabile” proprio perché mira a sollecitare interventi concreti sull’applicazione di accordi che ancora non trovano rispetto nel rapporto con Stellantis.
Ricci ha ricordato che la Fiom non firmò l’accordo del 2010, quando la Fiat, allora guidata da Marchionne, abbandonò il contratto nazionale. Questa scelta, seguita dal passaggio alla multinazionale Stellantis, ha lasciato conseguenze evidenti che i lavoratori sentono ancora oggi. La mancata firma allora, temuta come una battaglia persa, oggi genera tensioni che impattano direttamente sulla qualità del lavoro e sulle condizioni economiche della forza lavoro.
L’importanza dello stabilimento per l’occupazione in campania
Il valore dello stabilimento di Pomigliano va ben oltre i 4.500 addetti diretti impiegati. Nel territorio campano si stimano fino a 18.000 posti di lavoro legati all’industria automobilistica, considerando l’indotto. Il ruolo della fabbrica si configura quindi come un pilastro dell’economia locale. La possibile dismissione o un ridimensionamento della produzione potrebbe avere effetti devastanti sull’occupazione e sull’intera rete produttiva collegata.
Nicola Ricci ha messo in guardia da ogni segnale che potrebbe indicare un disimpegno industriale da parte di Stellantis. Nonostante segnali piccoli, questi accenni preoccupano perché lasciano intuire un progressivo abbandono dello stabilimento, con conseguenze pesanti per i lavoratori e l’economia di Pomigliano. Ricci chiarisce che questa situazione non può essere accettata, vista la portata dell’occupazione coinvolta.
Il riferimento è a una realtà ormai consolidata e a un tessuto produttivo che ha il suo fulcro proprio in questa fabbrica. Nell’ultimo decennio, tuttavia, segnali di rallentamento si sono percepiti, aggravati dall’assenza di accordi salariali equi e da tensioni tra sindacati e azienda. Il sindacato si è detto particolarmente preoccupato perché, a oggi, nessuna comunicazione ufficiale è arrivata da Stellantis a chiarire i piani futuri per lo stabilimento.
Divisioni sindacali e sfide contrattuali
La scelta della Fiom di non firmare l’accordo nel 2010 resta un capitolo aperto nella storia delle relazioni industriali in Campania. Nicola Ricci si è definito amareggiato per quella decisione, che seppur motivata da ragioni concrete, non ha portato a miglioramenti sulla situazione degli operai. Oggi, la piattaforma contrattuale nazionale riesce a unire i metalmeccanici, ma paradossalmente sembra che Stellantis voglia frammentare il dialogo sociale per affermare il proprio potere.
Il pericolo è la divisione tra le sigle sindacali, che potrebbe indebolire la pressione nei confronti dell’azienda. Ricci ha quindi sottolineato la necessità di mantenere l’unità tra le forze sindacali per difendere i diritti dei lavoratori. Attualmente la mancata firma ai tempi di Marchionne si riflette in una situazione difficile, con Stellantis che sembra voler sfruttare le divisioni per sottrarsi alle richieste salariali.
In questa fase di confronto acceso, la mancanza di risposte pubbliche da parte del gruppo rappresenta un ulteriore elemento di criticità. Il sindacato continua a chiedere trasparenza e un confronto reale, per evitare che la protesta si aggravi ulteriormente e che la produzione a Pomigliano resti ferma a lungo.
Lo stato attuale della produzione e possibili sviluppi futuri
Il fermo della produzione nel giorno dello sciopero è stato il segnale più evidente della tensione in corso. La fabbrica ha sospeso le attività lavorative, modificando la routine produttiva e suggestione fortemente il clima tra i dipendenti. Questa interruzione mette pressione su Stellantis, chiamata a fornire risposte che, al momento, non sono ancora arrivate.
Le mobilitazioni, come avverte il sindacato, potrebbero ripetersi se la posizione aziendale non cambia. La strategia adottata da Stellantis fino a oggi non ha salvaguardato lo stato degli accordi salariali, né ha chiarito il futuro dello stabilimento. L’incertezza domina e pesa sulle famiglie degli operai e sull’intera comunità.
La valorizzazione di Pomigliano resta un nodo cruciale. Mantenere flussi di lavoro continui e migliori condizioni salariali appare indispensabile per la tenuta produttiva e occupazionale. Dall’altra parte, la mancanza di un segnale forte da parte della multinazionale solleva preoccupazioni che non riguardano solo la fabbrica, ma l’intero tessuto industriale e sociale della Campania.
Le prossime settimane saranno decisive per capire se le parti riusciranno a riprendere il dialogo o se la situazione andrà incontro a un’escalation di proteste e tensioni…