Tensione e disordini al centro di permanenza per i rimpatri di torino con una persona ferita

Tensione e disordini al centro di permanenza per i rimpatri di torino con una persona ferita

Disordini e incendio al centro di permanenza per i rimpatri di Torino in corso Brunelleschi, con proteste di cittadini e associazioni; rappresentanti istituzionali bloccate all’ingresso chiedono trasparenza e tutela dei diritti.
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Disordini e incendio nel centro di permanenza per i rimpatri di Torino hanno scatenato proteste di cittadini e istituzioni, che chiedono trasparenza, tutela dei diritti e la possibile chiusura della struttura. - Gaeta.it

Negli ultimi giorni il centro di permanenza per i rimpatri di torino è tornato al centro dell’attenzione per un episodio di forte agitazione dentro la sua struttura. Dai cancelli del centro in corso Brunelleschi è uscita una colonna di fumo visibile anche da lontano, mentre le forze dell’ordine e i soccorritori hanno intervenuto per riportare la situazione sotto controllo. All’esterno, cittadini, attivisti e rappresentanti di associazioni si sono radunati per protestare contro le condizioni di detenzione nel Cpr, chiedendo risposte sulle dinamiche dei disordini e sulle autorità responsabili.

Disordini e interventi dentro il centro di permanenza per i rimpatri di torino

Nel pomeriggio di mercoledì, all’interno del Cpr di corso Brunelleschi, si sono susseguiti momenti di tensione con disordini tali da generare un incendio. Il fumo denso è stato segnalato da diverse fonti e ha indicato un allarme immediato. Sul posto sono arrivate squadre dei vigili del fuoco per spegnere le fiamme, mentre ambulanze del 118 sono state messe in allerta per affrontare eventuali feriti. Le pattuglie di diverse forze dell’ordine hanno presidiato la zona per controllare le scale dell’insurrezione. Al momento non ci sono dettagli ufficiali sul numero esatto delle persone coinvolte, ma una persona è stata confermata ferita e trasportata in ospedale.

Manifestazioni e cause della protesta

All’interno del centro, i detenuti avrebbero manifestato con urla e segni di agitazione, un crescendo di protesta che ha messo in crisi la gestione della struttura. Le ragioni che hanno scatenato il malcontento non sono ancora chiarite, ma alcune delle stesse persone presenti parlano di condizioni difficili e tensioni accumulate nella struttura da tempo. Le operazioni di contenimento dell’ordine pubblico si sono protratte fino a sera, per evitare che la situazione peggiorasse ancora.

La protesta fuori al centro tra cittadini attivisti e associazioni

Al di fuori del Cpr si è formato un gruppo composto da cittadini, militanti dei centri sociali e membri di associazioni che da anni denunciano lo stato delle condizioni di detenzione. Questa folla di diverse decine di persone ha accompagnato l’andamento della protesta dall’esterno, alzando la propria voce contro la permanenza dei migranti nelle strutture del genere. Le tensioni sono state palpabili anche fuori dal centro, con rabbia e preoccupazione condivise tra chi vive la zona e chi sostiene i diritti dei detenuti.

Solidarietà e slogan dei manifestanti

I manifestanti hanno espresso subito solidarietà all’uomo ferito, chiedendo trasparenza sulle circostanze di quanto successo. Hanno inoltre ribadito la loro opposizione alle modalità di gestione che spesso vedono episodi di violenza e condizioni precarie per chi è rinchiuso nel Cpr. Tra gli slogan e le richieste, un richiamo costante ai principi di rispetto umano e di tutela delle leggi vigenti. Nessun contatto è stato permesso ai presenti all’interno della struttura durante le ore più critiche degli eventi.

Il forte richiamo delle rappresentanti istituzionali bloccate all’ingresso del centro

A rendere l’atmosfera ancor più tesa, un gruppo di rappresentanti istituzionali torinesi ha denunciato un episodio di grave restrizione delle loro funzioni. Alice Ravinale, capogruppo di Alleanza Verdi e Sinistra in Consiglio Regionale, Ludovica Cioria, vicepresidente del Consiglio Comunale di Torino, Sara Diena, consigliera comunale di Sinistra Europea, e Francesca Troise, presidente della Circoscrizione 3, si erano presentate al centro per verificare la situazione sul posto.

Queste quattro figure, che per legge hanno diritto di accesso al centro, sono state tenute all’esterno per oltre due ore, senza alcuna spiegazione né aggiornamenti ufficiali. All’ingresso, le forze di sicurezza avevano creato un cordone in assetto antisommossa che ha impedito ogni contatto con il personale del Cpr e con i detenuti. Le rappresentanti hanno raccontato di un clima surreale, con loro in attesa senza informazioni e senza la possibilità di esercitare i controlli previsti per legge.

Ferito riportato all’interno della struttura

Dal loro racconto emerge che hanno potuto vedere con i propri occhi un ragazzo ferito, arrivato in ambulanza e poi riportato dentro con una volante della polizia. Per loro è inaccettabile che non vengano rispettati i diritti umani e le prerogative istituzionali in una struttura come quella. La denuncia è netta e mette in luce uno scenario di chiusura e isolamento nei confronti delle autorità preposte al controllo e alla tutela delle persone trattenute.

Le reazioni e le richieste di chiarimento dalle istituzioni locali

Il centro di torino non è nuovo a episodi di protesta e disordini, spesso legati alle condizioni di vita dei migranti trattenuti durante le procedure di espulsione. Negli ultimi anni si sono registrati incendi, rivolte e gesti di autolesionismo dentro la struttura. La situazione di mercoledì riaccende il dibattito sulla necessità di misure diverse e più trasparenti nella gestione di questi luoghi.

Le rappresentanti istituzionali impegnate nel controllo del Cpr hanno annunciato l’intenzione di spingere per la chiusura della struttura, così come per la messa in discussione di tutti i centri di permanenza per i rimpatri sul territorio italiano. Nel frattempo si attendono risposte da parte del Ministero dell’Interno e dalla Prefettura di Torino. Potrebbe essere avviata un’indagine ufficiale per capire le responsabilità riguardo la gestione dell’ordine e sulle condizioni della persona ferita.

Tutela della dignità e trasparenza

Alla base di queste richieste c’è anche la necessità di tutelare la dignità delle persone, garantendo trasparenza nelle operazioni e rispetto delle leggi nazionali ed europee. Le autorità locali mantengono alta l’attenzione, ma ora il caso rischia di finire sotto i riflettori nazionali e solleva ancora una volta il tema dei diritti e della sicurezza nei centri di permanenza in Italia.

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