Le periferie di roma affrontano ondate di calore che raggiungono livelli difficili da immaginare. I dati raccolti negli ultimi dieci anni, tra giugno e agosto, evidenziano come alcune zone della città sperimentino temperature al suolo che superano i 50 gradi, con picchi fino a 57 gradi in aree industriali. Questo scenario mostra una differenza marcata tra quartieri e aree con vegetazione, confermando la crescente esposizione della capitale ai rischi legati al caldo intenso.
Le aree più calde nelle periferie di roma
Le zone caratterizzate dalle temperature più alte si concentrano soprattutto nelle periferie, dove l’asfalto e le superfici impermeabili dominano il paesaggio urbano. Ciampino e Casetta della Mistica registrano medie superiori ai 47 gradi durante l’estate, risultati che evidenziano una concentrazione di calore superiore rispetto ad altre aree. Seguono quartieri come Omo, Lucrezia Romana, Gregna, Appia Sud, Tor Sapienza, Romanina, Torre Angela, Giardinetti-Tor Vergata e Centocelle, dove le temperature al suolo rimangono sempre elevate.
Le condizioni nelle aree di lavoro
Non solo quartieri residenziali, ma anche ambienti di lavoro risentono di questa condizione. Nel deposito Atac di Grottarossa il termometro al suolo ha superato i 57 gradi, un dato estremo che supera tutte le altre rilevazioni. Anche il centro logistico Amazon al Trullo e l’area di Commercity toccano temperature di 54 gradi, segnando un disagio importante per i lavoratori e per chi deve muoversi in questi spazi all’aperto.
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Questi valori mostrano come le aree industriali e logistiche, prive di ombra e vegetazione, diventino delle vere e proprie “fornaci” durante l’estate. Le superfici scure e impermeabili assorbono e trattengono il calore, aumentando notevolmente la temperatura dell’aria e del suolo.
Le zone di roma dove il fresco resiste
Dall’altra parte della città, alcune aree di roma offrono temperature molto più contenute, grazie soprattutto a una maggiore presenza di spazi verdi e open space. Acquatraversa si distingue con temperature più vicine ai 38 gradi, un valore quasi 20 gradi inferiore rispetto ai quartieri più caldi. Anche zone come Castel Fusano e Castel Porziano mantengono il termometro intorno ai 35 gradi, favorita dalla vicinanza al mare e alle pinete presenti.
Villa Ada, altra zona ricca di verde, rileva valori attorno ai 38 gradi, mentre il quartiere Trionfale registra temperature di circa 39 gradi, ben al di sotto delle medie periferiche. Queste differenze mettono in luce l’impatto diretto del verde sulla regolazione termica delle aree urbane.
La vegetazione, infatti, funge da elemento naturale che riduce il calore assorbito dal terreno e facilita il raffreddamento tramite evaporazione. Le zone con ampi parchi o aree non cementificate sfruttano questo effetto, mitigando di molto le temperature percepite durante le giornate più calde dell’anno.
Come funziona il fenomeno dell’isola di calore urbana
Il disagio termico che coinvolge molte zone di roma ha radici nel cosiddetto fenomeno dell’isola di calore urbana. Le superfici costruite e asfaltate, impermeabili all’acqua, accumulano calore durante il giorno e lo rilasciano lentamente durante la notte, tenendo alta la temperatura dell’aria circostante. Questo processo trasforma interi quartieri in spazi dove le temperature restano elevate anche nelle ore serali, rendendo difficile trovare sollievo.
L’assenza o scarsità di piante e alberi in queste zone peggiora ulteriormente la situazione. Le aree verdi invece agiscono come veri refrigeranti naturali. Le radici permettono l’umidità nel terreno, le foglie rilasciano vapore acqueo e ombreggiano il suolo, contribuendo a limitare il calore assorbito.
Impatti sociali e sanitari
L’isola di calore non solo causa disagio agli abitanti, ma colpisce in modo particolare le fasce più vulnerabili della popolazione, come anziani e bambini, esponendoli a rischi maggiori di malessere e problemi di salute. Per chi vive nelle periferie senza accesso a spazi verdi o servizi di raffreddamento, l’estate si trasforma in una prova quotidiana.
Il rapporto che fotografa la situazione a roma
L’indagine sulle temperature urbane di roma è stata condotta da Nicola Riitano e Alessia D’Agata dell’ufficio scientifico di Legambiente Lazio, con la collaborazione di Angela Cimini dell’università Sapienza di roma. Il documento fa parte della campagna “Che caldo che fa, contro la cooling poverty” partita proprio dalla capitale, con l’obiettivo di sensibilizzare sulle difficoltà causate dal caldo nelle zone meno attrezzate della città.
La ricerca si basa su dati raccolti nell’arco di dieci anni, dal primo giugno al 31 agosto, rilevati attraverso misurazioni al suolo in diversi quartieri, aree di lavoro e ambienti con vegetazione differente. Questa raccolta sistematica permette di cogliere i cambiamenti e far emergere chiaramente il divario termico tra periferie e zone più verdi.
Gli autori sottolineano quanto sia urgente affrontare il problema, non solo per rendere vivibili le città, ma anche per tutelare la salute di migliaia di residenti esposti al caldo estremo ogni estate. Le temperature registrate sono una fotografia di quello che molte comunità stanno vivendo oggi, e indicano la necessità di interventi concreti nelle aree urbane più colpite dal fenomeno dell’isola di calore.