Tax credit cinema italiano: nuove regole per evitare frodi e rilanciare produzioni e distribuzione nel 2025

Il tax credit per il cinema italiano si rinnova nel 2025 con controlli più rigorosi contro le frodi, mentre lo Stato valuta nuovi modelli di distribuzione per rilanciare film nazionali e attrarre pubblico.
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Nuove norme sul tax credit per rilanciare il cinema italiano nel 2025 - Gaeta.it

Il tax credit per il cinema italiano resta uno strumento fondamentale per sostenere le produzioni locali. Nel 2025 sono state introdotte modifiche al decreto che disciplina questo incentivo fiscale, con l’obiettivo di prevenire frodi e garantire una gestione più trasparente delle risorse pubbliche. Nel contempo si discute su come migliorare la distribuzione dei film finanziati dallo Stato, soprattutto quando non trovano facilmente un distributore sul mercato tradizionale. La predominanza dei film americani nelle sale spinge a riflettere sulle strategie del cinema nazionale per riconquistare pubblico e visibilità.

Le nuove misure sul tax credit per il cinema italiano e la lotta alle frodi

Il tax credit è un incentivo fiscale che permette di ottenere crediti d’imposta per chi investe nella produzione cinematografica locale. Questo strumento ha accompagnato la crescita del settore negli ultimi anni, ma recentemente il governo ha deciso di rafforzare i controlli per evitare usi impropri. Durante l’incontro “Cinema Revolution?” tenutosi a giugno 2025 alla Festa del cinema di mare di Castiglione della Pescaia, Giampaolo Letta, amministratore delegato di Medusa Film, ha sottolineato che “la maggior parte degli operatori ha sempre agito in buona fede, ma che era necessario un controllo dopo diversi anni di applicazione della legge.”

Letta ha definito le nuove regole “un passo nella giusta direzione, pur ritenendo che potessero essere più restrittive.” Queste modifiche si inseriscono in un contesto europeo che punta a una maggiore trasparenza nell’uso degli incentivi culturali, per evitare episodi di frode che rischiano di compromettere la credibilità del settore. L’obiettivo è assicurare che i fondi pubblici arrivino a chi realizza progetti concreti, con effetti tangibili sul mercato e sulla cultura cinematografica italiana. Le nuove disposizioni prevedono verifiche più rigorose su documentazione e spese dichiarate, per limitare i casi di frodi emersi in passato.

Le difficoltà nella distribuzione e il ruolo dello Stato nel sostenere film senza distributore

Uno dei problemi più evidenti del sistema cinematografico italiano riguarda la distribuzione. Non sempre i film che ricevono sovvenzioni pubbliche riescono a trovare un distributore disposto a portarli sul mercato. Giampaolo Letta ha evidenziato che, “se lo Stato decide di finanziare un progetto con contributi a fondo perduto, dovrebbe farsi carico anche della distribuzione quando manca un distributore esterno.”

Questa proposta è al centro del dibattito sul cinema italiano. La ricerca di canali alternativi di distribuzione, come circuiti digitali o iniziative pubbliche, sta prendendo piede per garantire che i film raggiungano il pubblico e non restino invisibili. L’intervento diretto dello Stato nella distribuzione potrebbe aprire nuove possibilità, soprattutto per opere di valore culturale o sociale che altrimenti non arriverebbero sul grande schermo.

Situazioni analoghe si riscontrano in diversi paesi europei, dove i finanziamenti pubblici sono accompagnati da strategie commerciali più coordinate, per far fronte alla crescente difficoltà di competere con la distribuzione internazionale dominata dalle grandi case americane.

La crisi dell’affluenza alle sale e il confronto con il dominio dei film americani

Un altro tema centrale riguarda la frequenza del pubblico nelle sale cinematografiche italiane. Prima della pandemia si raggiungevano quasi 100 milioni di spettatori all’anno, un dato che testimonia una solida tradizione del cinema in sala. Oggi invece si fatica a superare i 70 milioni, con evidenti difficoltà nel richiamare il pubblico. Lionello Cerri, amministratore delegato di Anteo Spa, ha ricordato che “senza il sostegno di provvedimenti mirati molte sale avrebbero chiuso.”

Mario Lorini, presidente di Anec, ha richiamato un dato storico: “fino al 1975 l’Italia deteneva il record mondiale per biglietti venduti, con 800 milioni l’anno.” Da allora la situazione è cambiata, con una stabilizzazione degli ingressi tra 1997 e 2017 intorno ai 95-105 milioni e una crisi netta dal 2018, aggravata dalla pandemia. Il ritorno ai livelli pre-pandemici procede lentamente, con un calo ancora tra il 25 e il 30 per cento rispetto a quei numeri.

In questo contesto, una delle criticità riguarda le cosiddette “finestre”, cioè l’intervallo tra l’uscita nelle sale e la disponibilità sulle piattaforme digitali. Massimiliano Giometti, importante esercente e gestore di cinema, ha sottolineato che “la riduzione di questo intervallo ha spinto molte persone ad aspettare la visione da casa, riducendo le presenze in sala.” Oggi però anche le piattaforme riconoscono il valore della sala, come dimostra l’investimento di case come Disney per sostenere la visione sul grande schermo.

Strategie creative per rilanciare il cinema italiano nel mercato globale

Il mercato cinematografico italiano deve confrontarsi con la forte presenza di film americani, che rappresentano tra il 60 e il 70% delle pellicole viste nel Paese. Per invertire questa tendenza, diversi protagonisti del settore propongono un ritorno a film che raccontano l’Italia, la sua società e la sua cultura, soprattutto attraverso generi come la commedia.

Massimo Proietti, ceo di Vision Distribution, indica titoli recenti come “C’è ancora domani” di Paola Cortellesi o “Follemente” come esempi di storie capaci di rappresentare la società italiana e incontrare il favore del pubblico. Per stimolare interesse serve anche il coraggio di sperimentare, come sottolinea Fabrizio Donvito di Indiana Production, che richiama la necessità di diversificare le produzioni senza lasciarsi scoraggiare da casi isolati di cattiva gestione.*

Massimiliano Orfei di PiperFilm punta invece sull’effetto sorpresa e sull’originalità, citando “Le 8 Montagne” come titolo capace di emergere in un mercato imprevedibile. Queste scelte riflettono una consapevolezza crescente che il cinema nazionale deve puntare sia su storie autentiche e riconoscibili, sia su contenuti e realizzazioni originali, per ritrovare spazio in un panorama sempre più globalizzato.

Le strategie si muovono quindi tra la tutela della tradizione, la ricerca di nuovi modelli distributivi e la valorizzazione di storie che parlano direttamente agli spettatori italiani, cercando di ricostruire un legame indebolito dalla saturazione del mercato e dalle abitudini di visione digitale.

Il futuro del cinema italiano, tra nuovi regolamenti per il tax credit, esigenze di distribuzione e sfide dal mercato globale, resta un tema centrale nel dibattito culturale e industriale. I prossimi mesi saranno decisivi per molti progetti in cerca di spazio e pubblico.