Tar del Lazio annulla obbligo di riconoscimento de visu per affitti brevi, stop alla stretta del ministero dell’interno

Tar del Lazio annulla obbligo di riconoscimento de visu per affitti brevi, stop alla stretta del ministero dell’interno

Il Tar del Lazio annulla la circolare del ministero dell’Interno che obbligava il riconoscimento faccia a faccia negli affitti brevi, aprendo all’uso di tecnologie digitali per l’identificazione degli ospiti.
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Il Tar del Lazio ha annullato la circolare del Ministero dell’Interno che obbligava il riconoscimento faccia a faccia negli affitti brevi, aprendo alla validità delle tecnologie di identificazione a distanza e semplificando le procedure per gli host. - Gaeta.it

La recente sentenza del Tar del Lazio ha cancellato la circolare del ministero dell’Interno del 18 novembre 2024, che imponeva il riconoscimento faccia a faccia degli ospiti negli appartamenti destinati ad affitti brevi. Questa decisione segna un passo importante per chi gestisce gli affitti turistici, aprendo la strada a metodi di identificazione più agili e tecnologici. L’associazione nazionale dei gestori degli affitti brevi si è subito attivata per collaborare con il governo e sostenere l’uso delle soluzioni digitali.

La sentenza del tar del lazio e il suo impatto sugli affitti brevi

Il 2025 inizia con una svolta significativa per il settore degli affitti brevi. Il tribunale amministrativo regionale del Lazio ha annullato una circolare del ministero dell’Interno datata 18 novembre 2024 che imponeva agli host l’obbligo di riconoscere gli ospiti di persona, alla consegna delle chiavi. La circolare era stata emanata per assicurare un controllo più stretto sugli affitti turistici, osservando che il riconoscimento tramite strumenti tecnologici a distanza non garantiva il rispetto degli standard legali.

Il Tar ha invece accolto le istanze presentate dall’Aigab – Associazione italiana gestori affitti brevi – e ha stabilito che la circolare è illegittima. Il tribunale ha sottolineato che le nuove tecnologie di riconoscimento da remoto sono affidabili e possono assicurare l’identificazione degli ospiti senza necessità di una presenza fisica. Questo pronunciamento offre una validazione importante per i sistemi digitali già in uso, tutelando le attività degli host e semplificando le procedure di check-in.

Dialogo tra governo e associazioni

Marco Celani, presidente di Aigab, ha dichiarato che “l’associazione sta già dialogando con il governo per fornire assistenza tecnica e indicazioni precise su come integrare queste tecnologie nel quadro normativo.” L’obiettivo è ottenere un riconoscimento legale chiaro e definitivo degli strumenti digitali, contenendo i costi e snellendo le operazioni quotidiane degli operatori.

La stretta del ministero dell’interno sulle keybox e il controllo degli ospiti

Nel novembre 2024, il ministero dell’Interno ha rilasciato una circolare che ha acceso un forte dibattito nel settore degli affitti brevi. L’attenzione del Viminale si è concentrata sulle keybox, dispositivi elettronici usati dagli host per garantire il self check-in ai turisti. Queste pulsantiere digitali permettono agli ospiti di aprire la porta tramite codici, senza bisogno di incontrare personalmente il gestore.

La circolare ha stabilito che il riconoscimento degli ospiti tramite sistemi automatizzati e da remoto non rispetta i requisiti di legge. Questa posizione ha obbligato i gestori a identificare personalmente ogni ospite e a registrare i dati nel sistema informativo delle questure entro 24 ore. La norma voleva arginare l’uso di metodi poco sicuri, sostenendo che la verifica diretta dei documenti fosse una misura indispensabile per la sicurezza pubblica.

Problemi causati dalla circolare

Questa stretta ha però creato difficoltà operative per gli host, soprattutto quelle realtà che gestiscono numerosi appartamenti su piattaforme digitali. La necessità di incontrare ogni ospite si è rivelata complessa e dispendiosa, rallentando le procedure di accoglienza e mettendo a rischio la redditività degli affitti brevi.

Con la sentenza del Tar, questa rigidità perde forza: il tribunale riconosce la validità degli strumenti tecnologici in uso, e permette di continuare ad adottare metodi di identificazione a distanza. La decisione smonta, almeno per il momento, il fulcro della circolare del Viminale, restituendo un margine di libertà agli operatori del settore.

Il ruolo delle tecnologie di riconoscimento a distanza negli affitti brevi

L’uso delle tecnologie di riconoscimento a distanza nei servizi di affitti brevi nasce dall’esigenza di coniugare facilità d’uso per gli ospiti e garanzie per le autorità pubbliche. Questi sistemi sfruttano software avanzati per l’identificazione dei documenti personali e la verifica biometrica, riducendo la necessità di un incontro fisico. Il processo si conclude in pochi minuti grazie a smartphone o dispositivi elettronici, con un controlli rigorosi dell’identità.

In un settore in cui il turismo si muove molto velocemente, questa modalità consente di consegnare le chiavi senza intoppi, favorendo una maggiore flessibilità per ospiti e gestori. Oltre a velocizzare il check-in, i sistemi digitali garantiscono una tracciabilità che può essere consultata dalle autorità in caso di necessità.

Vantaggi e prospettive future

L’Aigab e altri operatori hanno sempre sottolineato che la tecnologia può coesistere con i controlli delle forze dell’ordine. La sfida sta nel trovare una regolamentazione sensata che consenta il riconoscimento da remoto senza sacrificare la sicurezza pubblica. Le prestazioni offerte da queste tecnologie si sono dimostrate affidabili in vari contesti europei e già ora supportano migliaia di operatori italiani.

Il dialogo tra associazioni di categoria e istituzioni sembra avanzare, con l’obiettivo di introdurre norme aggiornate che includano questo tipo di strumenti. Le prossime mosse del governo saranno cruciali per definire un quadro normativo che risponda alle esigenze degli host di affitti brevi e delle forze dell’ordine.

L’attenzione sulla sicurezza e sul controllo rimane alta, ma lo sviluppo tecnologico impone di ripensare le modalità tradizionali. La sentenza del Tar del Lazio si colloca come un punto di svolta tra vecchi metodi e nuove possibilità, spingendo verso una regolamentazione più vicina alla realtà operativa.

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