Il superbonus, nonostante la riduzione dell’incentivo al 65% dalla fine del 2024, ha continuato a pesare sulle casse pubbliche nei primi tre mesi del 2025. Lo stanziamento complessivo riconosciuto per questa misura ha raggiunto quota 126 miliardi di euro. Il fenomeno ha mostrato un andamento variegato nelle regioni italiane, con alcune maggiormente coinvolte rispetto ad altre. Nel contempo, emergono segnali contrastanti sul contributo economico generato dal provvedimento e dagli effetti collaterali nel settore delle costruzioni e degli appalti pubblici.
Gli oneri del superbonus continuano a crescere nei primi mesi del 2025
Tra gennaio e marzo 2025, le uscite a carico dello Stato per il superbonus sono ulteriormente aumentate di circa 1,8 miliardi di euro. Questa crescita avviene nonostante la prevista riduzione del beneficio al 65%, che avrebbe in teoria dovuto limitarne l’impatto economico. A certificare questi dati è la Cgia, che monitora l’andamento della spesa pubblica sui bonus edilizi. Il valore complessivo del vantaggio fiscale riconosciuto ha raggiunto così i 126 miliardi, cifra che rappresenta il costo reale per le finanze pubbliche dal lancio dell’iniziativa.
Le disparità regionali emergono in particolare dalla suddivisione di questa spesa. La Campania registra un incremento pari al 3,4%, corrispondente a 301,6 milioni, mentre le Marche e il Molise ottengono rispettivamente un aumento del 2,5% con 87,6 milioni e 19,3 milioni. Al contrario, le regioni con minor frequenza di utilizzo sono la Puglia , la Valle d’Aosta e la Sardegna . Questi dati mostrano come alcune aree abbiano sfruttato il superbonus con intensità diverse, influenzate dalle condizioni locali e dal tessuto economico.
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Contributo del superbonus alla crescita economica e aumento dei costi di costruzione
Secondo l’Istat, il superbonus ha rappresentato un elemento rilevante nel recupero economico tra 2021 e 2022, contribuendo a far crescere il Pil tra l’1,4% e il 2,6%, nel contesto di una crescita complessiva del 13,7%. Il provvedimento ha facilitato l’uscita dalla recessione provocata dalla pandemia, incentivando investimenti e lavori di ristrutturazione in abitazioni private e condomini. Il supporto fiscale ha spinto microimprese, spesso guidate da lavoratori stranieri che hanno avviato attività edili in pochi mesi, a moltiplicare gli interventi.
Tuttavia, questo rapido sviluppo ha portato a effetti negativi: i costi di costruzione sono cresciuti del 20% tra 2020 e 2023. Si stima che metà di questo aumento sia attribuibile proprio al superbonus. L’accelerazione ha portato a esecuzioni affrettate e lavori di qualità scadente, evidenti in molti cantieri. Questo fenomeno ha generato criticità anche negli appalti pubblici, soprattutto nel corso del 2024, quando il prezzo elevato dei materiali ha rallentato o sospeso diversi cantieri comunali e regionali.
Dati sugli interventi attivati e distribuzione regionale degli edifici coinvolti
Al 31 marzo 2025, le asseverazioni per interventi con superbonus sono state circa 499.700. Nonostante la massa importante di spesa pubblica, solo il 4,1% del patrimonio edilizio ha usufruito dell’incentivo. Le regioni con il maggior numero di interventi sono state il Veneto, con quasi 60.000 asseverazioni, seguita da Lombardia ed Emilia Romagna con numeri simili. L’incidenza percentuale sugli edifici residenziali segnala valori più alti in Veneto , Emilia Romagna , Trentino Alto Adige , Lombardia e Toscana .
Al contrario, regioni come il Molise , la Puglia , la Calabria e la Sicilia mostrano un utilizzo del superbonus decisamente ridotto. Le differenze dipendono dalla composizione del patrimonio edilizio e dalle modalità di accesso al credito. L’onere medio dello Stato per ogni edificio ristrutturato con il superbonus è risultato pari a 252.147 euro a livello nazionale.
Disparità tra le regioni nella spesa per immobile con superbonus
Nel dettaglio, il costo a carico dello Stato per edificio ristrutturato varia molto tra territori. La Valle d’Aosta si posiziona al primo posto con una media di 402.014 euro, seguita dalla Liguria , Campania , Basilicata e Lombardia . Questi valori indicano interventi spesso più rilevanti o complessi in termini di spesa per singolo immobile.
Sul versante opposto si trovano Veneto , Sardegna e Toscana , dove la spesa media è nettamente inferiore. La causa può essere legata all’entità dei lavori effettuati o alla natura delle abitazioni coinvolte. Questi dati mettono in evidenza un aspetto poco noto del superbonus: non è distribuito in modo uniforme sul territorio e la spesa sostenuta dallo Stato varia molto in rapporto alle caratteristiche regionali.
Le cifre sui costi sostenuti e sulle opere effettuate richiedono attenzione per evitare che gli effetti benefici del superbonus vengano vanificati da fenomeni speculativi o inefficienze nel settore edilizio. Il monitoraggio resta fondamentale per intervenire in modo mirato laddove emergano criticità.