Il 2025 si apre per lo stabilimento Marelli di Sulmona con una situazione critica. Il produttore italiano di componenti per auto ha avviato la procedura di fallimento, mettendo a rischio 444 posti di lavoro nell’impianto peligno. I lavoratori si trovano in ammortizzatori sociali da un anno, in attesa di risposte concrete dal governo e dall’azienda. La convocazione di un incontro al ministero delle Imprese il 19 giugno rappresenta un momento decisivo. I sindacati spingono per un piano immediato, disponibili anche a mobilitazioni di protesta.
La procedura di fallimento e le conseguenze per i lavoratori di sulmona
Marelli, punto di riferimento nell’industria italiana della componentistica automobilistica, sta affrontando una crisi grave dopo aver avviato la procedura di fallimento. Lo stabilimento di Sulmona, che occupa 444 persone, è il cuore della fabbrica peligna e da oltre un anno i dipendenti usufruiscono degli ammortizzatori sociali per la perdita parziale o totale delle attività lavorative. La mancanza di produzioni regolari ha inciso sulle condizioni economiche dei lavoratori, che vivono una situazione di incertezza prolungata.
L’azienda deve spiegare chiaramente quale futuro vede per l’impianto e i dipendenti. Lo stato di fallimento rischia di compromettere non solo i posti di lavoro ma anche la continuità produttiva del sito. Questo avvia un riflesso a catena su tutto il territorio, data la rilevanza dello stabilimento nell’economia locale. Di conseguenza, la pressione sui rappresentanti sindacali cresce, considerando lo scenario che si delinea sempre più preoccupante.
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La mobilitazione sindacale e la richiesta di un piano dal governo
I sindacati, con la Uilm in primo piano attraverso il segretario Michele Paliani, hanno intensificato le richieste indirizzate sia all’azienda che alle istituzioni. Paliani ha espresso senza giri di parole la necessità che il governo si impegni concretamente per mettere a punto un piano di salvataggio dello stabilimento peligno. Questa pressione segue settimane di tentativi di avviare un dialogo con l’azienda, ufficializzato recentemente con la convocazione di un incontro al ministero per il 19 giugno.
La minaccia di proteste è concreta, e la disponibilità dei lavoratori a scendere in piazza indica la tensione che si respira. I sindacati chiedono trasparenza, chiarezza sugli sviluppi della situazione e un progetto serio che salvaguardi l’occupazione, evitando il rischio di una chiusura definitiva. Senza risposte rapide, la protesta appare come l’extrema ratio per difendere i 444 posti di lavoro e il tessuto economico di Sulmona.
L’incontro del 19 giugno tra ministero, sindacati e marelli: cosa aspettarsi
Il confronto previsto per il 19 giugno al ministero delle Imprese rappresenta il momento chiave per decidere il destino dello stabilimento. Sarà il primo appuntamento concreto tra i sindacati e i vertici di Marelli dopo l’avvio della procedura di fallimento. I sindacati puntano a ottenere una visione chiara del futuro del sito produttivo di Sulmona, oltre a garanzie per mantenere il più possibile l’occupazione.
L’incontro dovrà anche valutare possibili interventi statali o altre forme di sostegno. Lo stato attuale degli ammortizzatori sociali è temporaneo e non può durare in eterno. A Sulmona serve un piano che coinvolga tutte le parti: governo, azienda e rappresentanze dei lavoratori. L’esito del meeting sarà seguito con attenzione da tutta la comunità locale, che ha nell’industria di Marelli uno snodo cruciale per il lavoro e l’economia del territorio.
Prospettive e criticità della crisi
La partita resta aperta ma il 19 giugno segnerà una tappa fondamentale. I lavoratori attendono risposte, con la consapevolezza che senza un intervento deciso il rischio di un impatto sociale molto pesante è vicino. La questione di Sulmona fa emergere problemi più ampi legati alla crisi della componentistica nel settore auto italiano, ostaggi di contesti economici complessi. Nell’attesa pubblica resta alta la tensione e i riflettori puntati su un destino ancora incerto.