Un recente studio condotto in Scozia ha portato alla luce risultati significativi riguardo al vaccino contro il virus respiratorio sinciziale . La ricerca, pubblicata sulla rinomata rivista “The Lancet Infectious Diseases“, ha evidenziato come questo vaccino possa ridurre drasticamente i ricoveri ospedalieri tra gli anziani, in particolare quelli di età compresa tra 75 e 79 anni. Un messaggio chiaro, che sostiene le politiche di vaccinazione e sottolinea l’urgenza di aumentare l’adesione e ampliare i programmi di immunizzazione contro l’Rsv.
Morbilità e mortalità del virus respiratorio sinciziale
Il virus respiratorio sinciziale non è un avversario da sottovalutare. È una delle principali cause di malattie respiratorie e decessi a livello globale, con un impatto particolarmente pesante sugli anziani. Solo nel 2022, in Gran Bretagna, i dati parlano chiaro: 71 ricoveri per 100.000 adulti tra i 65 e i 74 anni, e un allarmante 251 ricoveri per 100.000 tra gli over 75. E non finisce qui: circa il 36% delle visite mediche, il 79% delle ospedalizzazioni e il 93% dei decessi legati all’Rsv riguardano persone oltre i 65 anni. Numeri che rendono evidente l’urgenza di interventi mirati, soprattutto nei mesi invernali, quando il virus colpisce con maggiore intensità .
Avvio del programma di vaccinazione in Scozia
Il 12 agosto 2024 segna una data cruciale: la Scozia ha avviato un programma di vaccinazione contro l’Rsv, utilizzando il vaccino Abrysvo di Pfizer. L’obiettivo? Vaccinare almeno il 70% degli adulti tra i 75 e i 79 anni. E i risultati sono incoraggianti: fino al 27 novembre 2024, l’adesione al vaccino è passata dal 52,4% al 68,6%. Un incremento significativo, che potrebbe tradursi in una riduzione dei ricoveri ospedalieri e in un miglioramento della salute pubblica per la popolazione anziana.
Risultati dell’analisi dei ricoveri
I ricercatori hanno condotto un’analisi comparativa, esaminando i tassi di ospedalizzazione per Rsv tra le persone di età compresa tra 74 e 79 anni e gruppi di controllo non eleggibili, ossia quelli tra 70-73 e 80-84 anni. Il confronto è stato effettuato in due periodi identici: prima e dopo l’introduzione della vaccinazione, nel 2023 e nel 2024. Inizialmente, nel 2023, non si erano riscontrate differenze significative nei ricoveri. Ma dopo l’introduzione del vaccino, il tasso di ospedalizzazione è calato del 62,1% nel gruppo di età 74-79 anni. Un risultato che si allinea con l’efficacia osservata negli studi clinici, che indicano un’efficacia dell’85,7% nel primo anno e dell’80% contro le ospedalizzazioni negli Stati Uniti.
Limiti dello studio e impatto generale
Tuttavia, non tutto è roseo. Lo studio presenta alcune limitazioni, come le difficoltà legate all’uso di dati aggregati in una stagione non ancora conclusa e la dimensione ridotta dei campioni per alcuni gruppi di età . Nonostante ciò, le evidenze suggeriscono una protezione significativa a livello di popolazione. Questo studio è tra i primi al mondo a valutare l’impatto della vaccinazione contro l’Rsv tra gli anziani durante un periodo di alta circolazione del virus.
In conclusione, i risultati confermano l’importanza della vaccinazione contro l’Rsv nei programmi di immunizzazione stagionale. Gli autori non si limitano a presentare dati; sottolineano anche la necessità di incentivare le politiche vaccinali, promuovendo l’adesione del pubblico e migliorando le future campagne vaccinali. L’obiettivo è chiaro: ridurre il carico della malattia e i costi economici associati. Una sfida che richiede impegno e determinazione, ma che potrebbe fare la differenza per la salute degli anziani.