Studio rivela come la pressione idrica alimenta terremoti e sollevamento al suolo nei Campi Flegrei

Studio rivela come la pressione idrica alimenta terremoti e sollevamento al suolo nei Campi Flegrei

Il nuovo studio sui Campi Flegrei, vicino a Napoli e Pozzuoli, identifica la pressione del serbatoio geotermico come causa principale di terremoti e sollevamenti, suggerendo la gestione delle acque sotterranee per ridurre i rischi.
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I Campi Flegrei mostrano attività sismica e sollevamento del terreno causati dalla pressione di un serbatoio geotermico, non dal magma. La nuova ricerca suggerisce che gestire le acque sotterranee può ridurre i rischi per le comunità locali. - Gaeta.it

L’area vulcanica dei Campi Flegrei, a ovest di Napoli, continua a mostrare segnali di attività sotterranea che preoccupano le comunità locali. Le scosse e le deformazioni del terreno, osservate in periodi ricorrenti a partire dagli anni ’80, sono al centro di una nuova ricerca che individua nella pressione di un serbatoio geotermico la causa principale, contraddicendo la teoria tradizionale legata al magma. Lo studio apre anche a possibili strategie per limitare rischi e danni coinvolgendo la gestione delle acque sotterranee.

Attività sismica e sollevamento del terreno osservati dal 2022

Dal 2022 l’Italia meridionale, e in particolare l’area intorno ai Campi Flegrei, registra sciami sismici con intensità in crescita. Questi terremoti fanno parte di un fenomeno ciclico che include il sollevamento lento ma costante del suolo nella zona vulcanica, una manifestazione che mette in ginocchio le comunità come Pozzuoli. Proprio qui il fenomeno riguarda centinaia di migliaia di persone, esposte a rischi crescenti. In risposta ai segnali critici le autorità si stanno interrogando sulle procedure di evacuazione e sulla gestione dell’emergenza. Nel frattempo un gruppo di studiosi di Stanford ha portato nuova luce sull’origine dei disturbi, indicando il ruolo cruciale della pressione dell’acqua all’interno del sistema geotermico e suggerendo come la regolazione di questo flusso possa contribuire a ridurre i rischi.

I terremoti e il sollevamento sono stati osservati anche in passato, in periodi ben documentati: 1982-1984, quando il terreno si alzò di quasi due metri, e di nuovo in questi ultimi quindici anni. Le caratteristiche dei fenomeni sono simili a quelle odierne, con scosse e rumori sotterranei che sono diventati un tratto distintivo per gli abitanti, segnali spesso collegati a variazioni di pressione del sistema geotermico. Le evidenze da diverse tecniche di imaging del sottosuolo sono alla base del nuovo modello interpretativo.

Un serbatoio pressurizzato al centro dell’attività vulcanica

Il cuore della nuova ricerca sono le modifiche di pressione che si verificano sotto la città di Pozzuoli, dove è localizzato un serbatoio geotermico coperto da uno strato di roccia particolare. Questo bacino sotterraneo accumula acqua e vapore, i cui movimenti influenzano la deformazione del terreno in superficie e scatenano i terremoti. Un aspetto fondamentale è la capacità di queste rocce di sigillare le fessure. Le rocce di copertura contengono materiali fibrosi che si comportano come rinforzi strutturali: si deformano ma resistono alla rottura immediata, accumulano pressione finché la tenuta cede improvvisamente.

Per comprendere il funzionamento del sistema, i ricercatori hanno studiato la relazione tra precipitazioni atmosferiche, flusso d’acqua nel sottosuolo e formazione di nuove fibre minerali. I test di laboratorio hanno riprodotto la sigillatura delle crepe sottoponendo un campione a pressioni e temperature simili a quelle dei Campi Flegrei. Il risultato è stato che la roccia si “ripara” autonomamente attraverso la cementazione dovuta all’interazione fra acqua, vapore e minerali, ostacolando la fuoriuscita di fluidi e aumentando la pressione interna. Questi elementi spiegano il progressivo accumulo di energia che si scarica con i terremoti.

Come cambia la lettura del rischio vulcanico

Il nuovo studio verifica osservazioni e dati raccolti nei lunghi periodi di agitazione osservati, intervenendo su un tema che finora veniva interpretato in modo diverso. La tesi consolidata legava le scosse e il sollevamento alla risalita di magma o gas magmatici, che arriverebbero verso strati più superficiali del vulcano. Se questa fosse stata la causa principale, i terremoti dovrebbero partire da grandi profondità per poi passare a concentrazioni sempre più in superficie. La ricerca dimostra invece che i terremoti si verificano in modo più concentrato a circa 1,6 km di profondità, nella roccia di copertura del serbatoio.

Inoltre, la subsidenza osservata – cioè l’abbassamento successivo del terreno dopo i periodi di sollevamento – non è facilmente riconducibile al fenomeno della risalita del magma senza eruzione. Più plausibile è il fenomeno di scarico di acqua e vapore dopo la fratturazione, che riduce la pressione nel serbatoio. Questi dettagli hanno modificato la comprensione degli eventi e offrono nuove chiavi per monitorare e prevedere l’attività.

Possibili interventi per la sicurezza delle comunità

L’indicazione più concreta emersa è che la pressione del serbatoio geotermico si può controllare in parte gestendo il deflusso delle acque sotterranee o abbassando i livelli delle falde. Questi interventi potrebbero ridurre la pressione accumulata nel bacino idrico, contribuendo a prevenire l’intensificarsi del sollevamento del terreno e degli eventi sismici.

L’area dei Campi Flegrei resta uno dei punti più delicati d’Italia dal punto di vista vulcanico e sismico. La conoscenza più precisa dei meccanismi interni potrà supportare la messa a punto di misure di protezione più efficaci per le persone e le infrastrutture, ancora fortemente vulnerabili ai fenomeni geologici. Gli esperti continuano il monitoraggio, integrando modelli fisici e dati osservativi, per prevedere eventuali cambiamenti e supportare decisioni immediate.

L’attenzione resta alta, soprattutto per la vastità dell’area interessata e la densità di popolazione coinvolta. L’approccio basato sulla gestione delle acque sotterranee apre nuove prospettive sul modo di affrontare questi fenomeni naturali ricorrenti, trasformando informazioni scientifiche in azioni concrete.

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