Studio internazionale rivela rischi elevati di morte cardiaca improvvisa nei bodybuilder maschi professionisti

Studio internazionale rivela rischi elevati di morte cardiaca improvvisa nei bodybuilder maschi professionisti

Una ricerca dell’università di Padova su oltre 20.000 bodybuilder maschi Ifbb evidenzia un rischio cinque volte maggiore di morte cardiaca improvvisa nei professionisti, sottolineando l’importanza della prevenzione e controlli sanitari.
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Uno studio internazionale guidato dall’Università di Padova evidenzia un rischio significativamente più alto di morte cardiaca improvvisa nei bodybuilder professionisti rispetto agli amatori, sottolineando la necessità di controlli medici più rigorosi e strategie di prevenzione. - Gaeta.it

Una ricerca condotta da un gruppo internazionale guidato dall’università di Padova ha messo in luce dati significativi sulla mortalità nei bodybuilder maschi, soprattutto nei professionisti. Lo studio ha esaminato più di 20.000 atleti che hanno partecipato a competizioni Ifbb dal 2005 al 2020, con un’osservazione media superiore agli otto anni. I risultati, pubblicati sull’european Heart Journal, mostrano un rischio molto più alto di morte cardiaca improvvisa tra i bodybuilder professionisti rispetto agli amatori. Questi risultati sollevano questioni importanti per la salute pubblica e la prevenzione in uno sport ormai diffuso a livello mondiale.

Il ruolo delle istituzioni sportive e le prospettive future

I dati evidenziati dai ricercatori mettono sotto pressione le federazioni sportive, in particolare la Ifbb, perché intervengano con protocolli sanitari adeguati nei confronti degli atleti. Servono controlli più frequenti e approfonditi, che non si limitino alla verifica dell’uso di sostanze proibite, ma che monitorino anche la salute cardiaca attraverso esami specifici. Gli atleti professionisti devono essere sottoposti a visite mediche regolari che rilevino eventuali anomalie strutturali o funzionali del cuore.

Prospettive per altri sport

La ricerca apre anche la strada a indagini future, includendo altri sport dove si praticano allenamenti simili o si rischia l’uso di doping. Lo studio sulla mortalità nel bodybuilding può diventare una base scientifica per migliorare la prevenzione in ambito sportivo e contribuire a diffondere una cultura della salute più attenta e consapevole. Il monitoraggio a lungo termine e la collaborazione internazionale tra ricercatori e federazioni potrebbero ridurre questi episodi, offrendo un esempio applicabile ad altri contesti sportivi.

Metodologia e campione dello studio sulla mortalità nei bodybuilder

I ricercatori hanno analizzato eventi mortali verificatisi tra bodybuilder maschi che si sono sfidati in gare Ifbb, la federazione internazionale di bodybuilding e fitness, durante un arco di tempo che va dal 2005 al 2020. Il campione include più di 20.000 atleti con un follow-up medio di circa otto anni, un intervallo temporale che ha permesso di raccogliere dati significativi sulle cause e le modalità di morte in questo gruppo. La ricerca, frutto di una collaborazione tra università e centri di ricerca italiani, statunitensi e austriaci, ha incrociato informazioni provenienti da fonti diverse come registri ufficiali, notizie di cronaca e archivi medici.

Per ogni caso segnalato di decesso, i ricercatori hanno cercato di confermare la notizia e di individuarne la causa, basandosi su analisi di autopsia quando disponibili. I dati disponibili mostrano nel 38% dei casi una morte cardiaca improvvisa, legata a condizioni come l’ispessimento del muscolo cardiaco e, in alcuni casi, a malattie coronariche. L’attenzione è caduta anche sull’uso di sostanze dopanti, che emerge in diversi profili tossicologici come un aspetto cruciale per le complicazioni cardiache rilevate.

Risultati principali: la mortalità e il rischio di morte cardiaca improvvisa nei professionisti

La scoperta più rilevante riguarda il confronto tra bodybuilder professionisti e amatori. I professionisti hanno un rischio di morte cardiaca improvvisa superiore di almeno cinque volte rispetto ai dilettanti. Tra i 121 decessi identificati, 46 sono stati attribuiti a cause cardiache improvvise, evidenziando un problema che riguarda soprattutto chi si dedica allo sport a livello agonistico estremo. Le alterazioni strutturali del cuore, rilevate nelle autopsie, includono ingrossamenti anomali che possono compromettere la funzionalità cardiaca.

L’uso di doping sembra giocare un ruolo importante nel peggiorare queste condizioni. I dati tossicologici confermano spesso la presenza di sostanze proibite che possono influenzare la salute cardiaca e contribuire agli episodi fatali. Il fatto che la ricerca si basi su un campione esteso e controllato la rende tra le più significative realizzate in questo ambito, colmando una lacuna importante nel monitoraggio della salute dei bodybuilder.

Dettagli sui dati tossicologici

I profili tossicologici evidenziano come le sostanze dopanti, frequentemente impiegate dai bodybuilder professionisti, rappresentino un fattore aggravante per le condizioni cardiache, aumentando il rischio di eventi fatali.

Conseguenze e riflessioni: la prevenzione e la salute pubblica nel bodybuilding

Marco Vecchiato, ricercatore dell’università di Padova e primo autore dello studio, spiega che i risultati non vogliono condannare il bodybuilding ma piuttosto segnalare una questione che riguarda la prevenzione sanitaria. “L’incremento di morti premature tra bodybuilder e influencer del fitness, spesso giovani e apparentemente sani, ha suscitato diverse preoccupazioni nel campo medico.” Il rischio elevato e le cause multiple alla base di queste morti pongono una questione urgente al mondo sportivo e alla sanità pubblica.

Questa disciplina, caratterizzata da una forte spinta competitiva e dall’ideale estetico spinto ai limiti, si presta a pratiche della salute rischiose, come l’uso di sostanze dopanti e allenamenti intensi che possono mettere sotto stress apparati vitali come il cuore. Lo studio intende fornire elementi concreti per aprire un confronto sulla necessità di controlli medici più rigorosi e strategie mirate a evitare questi eventi. La consapevolezza dei pericoli potrebbe indirizzare interventi e regolamentazioni più stringenti nelle federazioni sportive e ampliare la conoscenza sulla salute a lungo termine degli atleti.

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