La notte tra il 7 e l’8 giugno ha visto un gesto simbolico importante nel cuore di Roma, dove alcuni ragazzi della rete degli studenti hanno cambiato i nomi di strade e piazze della città. L’iniziativa vuole commemorare le vittime degli incidenti sul lavoro, un problema che continua a colpire duramente l’Italia. Le nuove denominazioni, tutte dedicate a persone morte mentre svolgevano la loro attività lavorativa, rappresentano un segnale forte contro la precarietà e la mancanza di tutele nel mondo del lavoro.
Le vie di roma dedicate alle vittime del lavoro
In questa azione, sono state coinvolte alcune strade simboliche. Via di Trastevere, sede del ministero dell’Istruzione, è diventata viale Lorenzo Parelli, in memoria del giovane studente morto durante un percorso di alternanza scuola-lavoro. Piazza Vittorio Emanuele è stata ribattezzata piazza Satnam Singh, un bracciante indiano abbandonato e morto per strada a Latina. In questo modo si porta alla luce un fatto spesso ignorato, ovvero la vulnerabilità dei lavoratori più fragili.
Altre denominazioni riguardano piazza dell’Immacolata, ora piazza Luana D’Orazio, giovane operaia rimasta uccisa nel 2021 da un orditoio mentre lavorava in un’azienda tessile. Via di Santa Croce in Gerusalemme è diventata via Peter Isiwele, nome che ricorda un operaio precipitato da dieci metri mentre operava su un ascensore. Infine, piazza della Repubblica prende il nome di Massimo Mirabelli, uomo di 76 anni morto sul lavoro perché la pensione non gli bastava per vivere. Questi cambiamenti mostrano un richiamo continuo alla dignità del lavoro e alla necessità di proteggere chi lavora nelle condizioni più difficili.
Un gesto per la sicurezza e la dignità del lavoro
Crisi e numeri delle morti sul lavoro in italia
Gli studenti hanno sottolineato un dato che mette i brividi: dal 2005, oltre 25 mila persone sono morte mentre lavoravano. Un numero enorme che rivela la fragilità delle misure di sicurezza e la frequenza di incidenti evitabili. Queste morti avvengono in diversi settori, dagli operai nei cantieri ai lavoratori precari, spesso lasciati soli davanti a situazioni rischiose. Roma, come molte altre città italiane, è teatro di questa realtà in cui le leggi non bastano a fermare la barbara conta delle vittime.
L’azione simbolica nella capitale punta a rompere quel silenzio spesso imposto dalla cronaca quotidiana e dai dati che passano sotto silenzio. Si vuole insistere sulla necessità di un cambiamento vero nel mondo del lavoro, che non può più essere tollerante con condizioni di sfruttamento e mancanza di sicurezza. Le morti sul lavoro rappresentano anche uno spreco umano e sociale enorme, che interessa famiglie e intere comunità.
Dati allarmanti sulle morti bianche in italia
Il motivo politico e la mobilitazione in vista del referendum
L’iniziativa degli studenti non si limita a un gesto simbolico, ma entra nel dibattito politico in vista del referendum nazionale fissato per l’8 e 9 giugno 2025. I ragazzi hanno ribadito la loro richiesta di voto per cinque “sì”, puntando a modifiche legislative che garantiscano sicurezza e diritti ai lavoratori. La mobilitazione studentesca mette al centro la necessità di un lavoro che non uccida, che dia garanzie di stabilità e condizioni dignitose.
Insistono sulla disparità tra chi lavora e chi guadagna, riportando esempi come Massimo Mirabelli, morto per dovere continuare a lavorare fino in età avanzata. Lo sfruttamento e la precarietà si intrecciano e si traducono in morti premature, e gli studenti chiedono chiaramente un mutamento. Hanno spiegato che questa azione serve a scuotere l’opinione pubblica, perché la cronaca delle morti bianche non può più essere archiviata senza risposte concrete.
L’azione notturna a Roma vuole farsi simbolo della lotta dei lavoratori, in particolare di quelli più giovani e vulnerabili, che chiedono un futuro diverso e un lavoro fermo, garantito dalla sicurezza e dai diritti. La loro voce invita a non dimenticare mai le vite spezzate da incidenti che si potevano evitare, ricordandole ogni giorno, anche sulle strade della capitale.