Stefano Puzzer, noto ex portuale di Trieste e figura centrale del movimento No green pass, affronta una nuova fase della sua vita lavorativa a Muggia mentre la sua vicenda giudiziaria continua a farsi strada nelle corti italiane. La sua attività politica e sociale non si è fermata, pur con un cambio radicale di occupazione.
Il licenziamento dal porto di trieste e la lunga battaglia legale
Nel 2022 Stefano Puzzer ha perso il lavoro come portuale al porto di Trieste. Il licenziamento è stato convalidato dal Tribunale del Lavoro che ha respinto il suo ricorso. Dopo questo episodio, Puzzer ha portato la questione fino alla Corte di Cassazione, dove è attesa la sentenza definitiva in questi giorni. La vicenda è strettamente connessa alle sue posizioni pubbliche e alla sua leadership nel movimento di protesta contro il green pass.
Il ricorso di Puzzer ha avuto un forte risalto mediatico, soprattutto per il legame con le manifestazioni organizzate davanti alla Camera dei deputati a Roma, dove lui stesso si è recato lo scorso anno. Questo episodio aveva evidenziato una spaccatura nel tessuto lavorativo e sociale, facendo discutere l’opinione pubblica sulla gestione delle norme sanitarie e delle relative conseguenze sul lavoro.
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Non si tratta quindi soltanto di un caso individuale, ma di un nodo politico e sociale che ha assunto carattere nazionale. La sentenza della Cassazione darà indicazioni importanti sull’applicazione della normativa legata a queste situazioni.
La nuova vita lavorativa a muggia tra ristorante e campeggio
Dopo il licenziamento e mentre attende l’esito della giustizia, Puzzer ha iniziato a lavorare come cameriere in un ristorante di Muggia, borgo in provincia di Trieste. Insieme a questa occupazione svolge anche il ruolo di custode in un campeggio, sempre a Muggia. Durante l’inverno scorso aveva un altro impiego in Val Badia.
Questa doppia attività dimostra come si sia adattato a lavori diversi dal suo precedente mestiere di portuale. Pur cambiando ambito, Puzzer mantiene un impegno concreto e costante.
Nel raccontare questo percorso, ha ribadito che fino a quattro anni fa lavorava come portuale e che da allora non ha mai smesso di rimanere attivo e di cercare incarichi diversi per sostenersi. Si tratta di un cambiamento che parla di flessibilità e volontà di resistere a tempi difficili, senza abbandonare il terreno sociale e politico su cui è impegnato.
Il movimento no green pass e la sua presenza sul territorio nazionale
Stefano Puzzer rimane uno dei portavoce nazionali del movimento No green pass. Il movimento, nato durante la pandemia come risposta alle misure sanitarie, conserva ancora oggi vari comitati in molte zone d’Italia. Questi gruppi si battono contro ciò che definiscono discriminazioni tra persone vaccinate e non vaccinate.
Puzzer sottolinea il principio centrale che guida il movimento: nessuno deve subire differenze in base alla propria decisione di vaccinarsi o meno. Il diritto alla scelta personale è alla base della loro protesta.
Nonostante la diminuzione dell’eco mediatica rispetto agli anni scorsi, il movimento mantiene alcune attività locali e continua a portare avanti le sue rivendicazioni. Gli interventi sono soprattutto incentrati sui temi di libertà individuale e diritti civili.
La sua figura resta quindi un punto di riferimento per chi riflette su questi diritti e sulle implicazioni sociali delle misure di contenimento della pandemia, anche in un contesto che sta gradualmente tornando alla normalità.
L’evoluzione personale e politica di stefano puzzer nei contesti post-pandemici
Il cambiamento di ruolo lavorativo di Puzzer non ha cancellato la sua notorietà e la sua influenza politica. Anzi, il passaggio da portuale a lavori nel turismo e nella ristorazione racconta un percorso segnato da nuove sfide personali ma anche da una continuità ideale.
L’esperienza maturata nel movimento No green pass e la sua partecipazione attiva nelle proteste lo collocano in una dimensione che va oltre la semplice reinvenzione professionale. La sua vicenda personale si intreccia con le dinamiche sociali e politiche che hanno attraversato l’Italia negli ultimi anni.
Il fatto che mantenga ancora posizioni pubbliche e un ruolo durante un momento di incertezze conferma come le storie individuali riflettano le tensioni e i cambiamenti più ampi del paese. A Muggia, così come altrove, questo quadro offre spunti per comprendere quanto le questioni legate alla pandemia abbiano pesato sul lavoro e le relazioni sociali.