Gli ultimi sviluppi sugli sforzi diplomatici per il rilascio degli ostaggi a Gaza segnalano una situazione ancora bloccata. Gli inviati speciali scelti da Donald Trump, Steve Witkoff e Adam Boehler, hanno informato le famiglie coinvolte che al momento non hanno ricevuto alcuna risposta da parte di Hamas riguardo alla proposta americana di cessate il fuoco. Queste dichiarazioni arrivano poco dopo un susseguirsi di notizie contrastanti sull’esistenza o meno di un accordo in corso.
Gli inviati speciali di trump riferiscono sulle trattative con hamas
Steve Witkoff e Adam Boehler, inviati nominati da Donald Trump, hanno incontrato i parenti degli ostaggi trattenuti nella Striscia di Gaza per fare il punto sulla situazione. Hanno spiegato che gli Stati Uniti hanno presentato a Hamas “l’unico piano di cessate il fuoco sul tavolo”, ma ad oggi non è arrivata nessuna conferma o accettazione da parte del movimento. In queste ore, i tentativi di trovare una soluzione negoziata continuano senza sosta. Tuttavia, gli inviati hanno chiesto alle famiglie di non diffondere commenti su presunti accordi o sospetti di accordi mancati, per evitare malintesi e tensioni.
Proposta israeliana per la liberazione degli ostaggi
Witkoff ha spiegato chiaramente che Israele sarebbe disposto a una tregua temporanea. Questa intesa prevederebbe la liberazione della metà degli ostaggi, tra vivi e deceduti. La proposta si spinge anche oltre, immaginando trattative più approfondite per raggiungere un cessate il fuoco duraturo, con lui stesso che si è incaricato di presiedere questi negoziati. La disponibilità israeliana mostra un’apertura concreta, ma l’acquisto dell’accordo rimane nelle mani di Hamas. Witkoff ha ribadito: “quell’accordo è sul tavolo. Hamas dovrebbe accettarlo”.
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Mentre a Gaza proseguono i negoziati e le tensioni diplomatiche, le forze di difesa israeliane hanno segnalato l’intercettazione di due missili provenienti dallo Yemen. Questi lanci sono avvenuti nelle prime ore di una giornata ancora non conclusa. La prima esplosione ha fatto scattare le sirene di allarme in alcune zone della Cisgiordania, provocando un’allerta che ha coinvolto diverse comunità. Per il secondo missile, invece, non è stato necessario emettere un allarme perché il tracciato di volo non si è avvicinato a aree abitate.
La reattività delle forze di difesa israeliane
La reattività delle Idf ha impedito danni o vittime. Il fatto che i missili siano stati intercettati con successo dimostra la prontezza dei sistemi di difesa aerea nei confronti di minacce anche provenienti da teatri lontani come lo Yemen. Questi eventi stanno contribuendo a mantenere alta la tensione nell’intera regione, anche in aree solitamente meno coinvolte direttamente nel conflitto israelo-palestinese. Non sono ancora chiari i motivi precisi dietro il lancio dei missili né gli obiettivi specifici.
Le forze israeliane restano nella massima allerta, pronte a rispondere ad eventuali sviluppi o nuove minacce che potrebbero emergere nei prossimi giorni. La situazione sul piano militare e diplomatica rimane quindi molto fluida, con fattori che influenzano sia l’area di Gaza sia i fronti più lontani.