Il caso di stalking che ha portato un giovane di Torino davanti al tribunale si svolge tra eventi di violenza e molestie prolungate nei confronti della sua ex fidanzata. Tutto ha avuto inizio nell’estate del 2022, in un villaggio turistico in Sardegna, e poi si è sviluppato tra controlli ossessivi, minacce e messaggi inquietanti. Questa vicenda descrive un fenomeno purtroppo comune, ma i dettagli emersi davanti ai giudici raccontano di una spirale difficile da interrompere.
L’aggressione in sardegna: il punto di rottura nella relazione
L’episodio che ha segnato l’inizio della crisi è avvenuto in una stanza di un villaggio turistico sardo, dove entrambi i protagonisti lavoravano durante l’estate 2022. La giovane vittima, 23 anni e residente sulla collina torinese, ha descritto l’aggressione come improvvisa e violenta. Lui, sotto l’effetto dell’alcol, l’ha afferrata al collo senza preavviso. Le conseguenze fisiche sono state evidenti: ecchimosi su tutto il corpo e difficoltà a deglutire che l’hanno costretta a isolarsi per alcuni giorni, ospite dell’alloggio con suo padre, senza uscire.
La decisione di interrompere la relazione
Questo episodio ha fatto precipitare la decisione di interrompere la relazione, ma non ha segnato la fine dei problemi. Anzi, in quel momento l’inizio di una catena di eventi che hanno provocato ansia e paura crescente. La vittima ha scelto, dopo quell’aggressione, di cercare una via di fuga, ma faticherà a trovare sollievo anche lontano da lui.
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Il ritorno del controllo e le prime avvisaglie di stalking
Nonostante la rottura, l’uomo ha cominciato a farsi vedere con una frequenza inquietante sotto l’abitazione della giovane a Torino. Quel fenomeno di pedinamento e controllo ossessivo ha completato il quadro di una situazione ansiogena fatta di paura costante. Il 20 settembre, l’imputato si è presentato con un mazzo di fiori, con l’intenzione palese di riconciliare la ex. La famiglia, accorgendosi della situazione e della tensione, ha chiamato subito i carabinieri per evitare che la situazione degenerasse.
In aula un militare ha testimoniato che l’uomo riferiva di voler solo “chiarire una situazione”, ma la testimonianza della ragazza ha descritto uno stato emotivo opposto: lei era sconvolta, non voleva vedere né parlare con lui. Per andarsene ha preferito chiamare un taxi, evitando ulteriori confronti diretti.
Le molestie via social e le denunce ai carabinieri
A questo punto la vicenda ha assunto una nuova forma tramite la tecnologia. L’imputato ha iniziato a inviare messaggi privati a molti amici e conoscenti della vittima su Instagram. Numerose persone hanno ricevuto comunicazioni durante la notte. In particolare, ha scritto a un ex compagno di scuola raccontando di essersi ubriacato e di essere in crisi per la morte del padre. A un’amica ha espresso la volontà di spiegare la propria versione, ma i messaggi apparivano problematici e carichi di ambiguità.
La denuncia ufficiale
Una testimone ha raccontato che, nonostante le scuse incluse nei messaggi, la situazione le è sembrata sospetta. Dopo aver raccolto una serie di screenshot, li ha consegnati alle forze dell’ordine il 12 ottobre. Questo ha fatto partire ufficialmente la denuncia per molestie e stalking.
Il processo a torino e la posizione della parte civile
Il procedimento giudiziario si è aperto di recente presso il tribunale di Torino. La giovane vittima ha scelto di costituirsi parte civile con l’assistenza dell’avvocata Francesca Violante. In aula ha ricostruito i fatti con chiarezza e fermezza, raccontando l’evolversi della vicenda senza tralasciare i dettagli che hanno segnato il suo percorso.
Il procedimento è in via preliminare, ma già emerge un quadro netto: le scuse dell’imputato non cancellano la violenza subita, il perdono non deve giustificare nuove forme di pressione o persecuzione. Le accuse sollevate puntano proprio a questo, con lo scopo di fare giustizia e impedire che comportamenti simili restino impuniti. Il tribunale ora dovrà valutare con attenzione ogni elemento acquisito.