L’esplorazione dello spazio ha aperto nuove possibilità per la medicina, in particolare per la ricerca sul cancro. Gli effetti della microgravità sul corpo umano offrono condizioni uniche per osservare la crescita cellulare e sviluppare test più efficaci. Tra i vari esperimenti in corso, quelli con organi artificiali coltivati in orbita puntano a migliorare la diagnosi precoce e le terapie antitumorali, sfruttando fenomeni difficilmente replicabili sulla Terra.
Il rischio della microgravità per il corpo umano e le opportunità scientifiche
Gli astronauti che trascorrono lunghi periodi sulla Stazione Spaziale Internazionale devono fare i conti con i cambiamenti che la microgravità provoca sul loro organismo. Tra questi, l’appiattimento dei bulbi oculari e il gonfiore di dita e volto possono causare mal di testa intensi. Questi effetti sono dovuti al modo in cui sangue, organi e cellule si comportano lontano dall’influenza della gravità terrestre. Pur essendo condizioni pericolose per la salute umana, questi cambiamenti rappresentano una fonte preziosa di dati per la ricerca medica.
L’ambiente di bassa gravità accelera processi biologici che sulla Terra richiederebbero molto più tempo per manifestarsi. Questa caratteristica permette di osservare l’evoluzione di malattie come il cancro in modo più rapido e dettagliato, facilitando lo studio dei meccanismi cellulari coinvolti. In questo scenario, lo spazio non è solo un rischio fisico ma una nuova frontiera per sperimentazioni mediche che potrebbero rivoluzionare la lotta alla malattia.
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Coltivazione di organi artificiali nello spazio per migliorare diagnosi e terapie
Nel 2025, nuovi esperimenti prevedono l’invio alla ISS di tumori coltivati in laboratorio, con l’obiettivo di sviluppare test di screening per il cancro più sensibili e veloci. Il progetto, guidato dagli scienziati della Wake Forest University, usa organi artificiali come modello per osservare la crescita tumorale in microgravità. Questi organi, chiamati anche “organ-on-a-chip”, riproducono fedelmente le condizioni fisiologiche dei tessuti umani, offrendo un terreno di studio più realistico rispetto ai modelli tradizionali.
L’alta sensibilità e rapidità di questi test potrebbe portare a diagnosi precoci più efficaci, riducendo i tempi di individuazione e aumentando le possibilità di successo dei trattamenti. Inoltre, l’esperimento funge da apripista per altre ricerche biomedicali nello spazio, in cui la microgravità permette di osservare la crescita cellulare in modi nuovi e mai esplorati prima.
Microgravità come acceleratore della crescita cellulare e della ricerca oncologica
L’assenza di peso permette alle cellule tumorali di svilupparsi senza ancoraggi, formando strutture simili a bolle che si espandono in tutte le direzioni. Questo fenomeno è stato paragonato alla fermentazione del lievito o alla crescita di grappoli d’uva. Le cellule si aggregano in modo più naturale e nell’arco di pochi giorni assumono caratteristiche che sulla Terra richiederebbero mesi.
Test innovativo dell’università di notre dame
A partire da questo principio, l’Università di Notre Dame sta portando avanti un test per il cancro valido con una sola goccia di sangue. Il metodo sfrutta la velocità con cui le bolle tumorali si formano nello spazio e la possibilità di osservare con dettagli maggiori gli elementi che si accumulano ai bordi delle cellule. Questi dati potrebbero portare a diagnosi meno invasive e a test più affidabili.
L’impatto dello spazio sulla ricerca farmaceutica e sulla chemioterapia
La sperimentazione in orbita potrebbe ridurre significativamente i tempi necessari per la messa a punto e la valutazione di nuovi farmaci oncologici. Le aziende farmaceutiche sono interessate a sfruttare la microgravità per accelerare le approvazioni da parte della Food and Drug Administration , aumentandone la sicurezza e l’efficacia in tempi ridotti.
Anche l’applicazione diretta sui pazienti potrebbe subire cambiamenti. In condizioni normali, la somministrazione di farmaci antitumorali richiede tempi prolungati, soprattutto a causa delle difficoltà nel dissolvere alcune molecole in acqua. Nel 2025, gli studi condotti da Merck hanno mostrato che nello spazio queste molecole cristalline rimangono sospese e possono essere iniettate più facilmente, riducendo i tempi di azione del trattamento.
Nuove prospettive per la chemioterapia
Questa scoperta apre la strada a nuove modalità di chemioterapia che potrebbero, un giorno, essere trasferite anche a condizioni terrestri ottimizzate o eventualmente replicate tramite dispositivi medici avanzati. Il futuro della ricerca oncologica passa da queste ricerche, ancora in fase preliminare ma ricche di potenzialità.