Lo stabilimento Jabil di Marcianise, unico sito produttivo in Italia della multinazionale Usa dell’elettronica, è al centro di tensioni dopo la sospensione per cinque giorni del lavoratore e attivista sindacale Giuseppe Nappo. La decisione, motivata da presunti abbandoni del posto di lavoro, ha subito scatenato la reazione del sindacato Usb e dei dipendenti, con uno sciopero immediato davanti ai cancelli della fabbrica. Sullo sfondo, la cessione entro luglio dello stabilimento alla società Tma, nuova realtà nata da una partnership tra la Tme di Portico di Caserta e Invitalia.
La sospensione disciplinare di nappo e le motivazioni ufficiali
Il 5 giugno 2025 la direzione Jabil ha deciso di sospendere Giuseppe Nappo per cinque giorni per motivi disciplinari. L’azienda contesta a Nappo un “presunto abbandono del posto di lavoro” e richiama una “recidiva” giudicata non documentata dalla difesa del lavoratore. Nappo è un rappresentante Usb impegnato nelle attività sindacali dello stabilimento di Marcianise, dove opera una forza lavoro di 405 dipendenti. La contestazione formale che ha portato alla sospensione riguarda specifici episodi che l’azienda ha ritenuto gravi, benché il sindacato abbia definito il provvedimento sproporzionato e privo di fondamento sostanziale.
Questa decisione è arrivata in un momento delicato per lo stabilimento, che entro l’inizio di luglio dovrà passare sotto la gestione di una nuova società: la Tma . Quest’ultima nasce da una quota del 55% di Tme di Portico di Caserta e da un 45% di Invitalia, soggetto pubblico legato al Ministero dell’Economia e delle Finanze. La prospettiva del cambio di gestione rende l’atmosfera nell’impianto ancora più tesa, con i lavoratori preoccupati sul futuro del loro posto di lavoro e sulle condizioni di impiego.
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La reazione sindacale e la protesta dei dipendenti
La sospensione di Nappo ha provocato una risposta molto dura da parte del sindacato Usb e della rappresentanza sindacale unitaria interna alla fabbrica. In pochi minuti, i dipendenti si sono raccolti davanti ai cancelli dell’impianto per una protesta spontanea, che ha assunto le forme di uno sciopero riconosciuto come agitazione lavorativa. La Rsu ha descritto il provvedimento come l’ennesima “provocazione” da parte di Jabil, interpretandolo come una rappresaglia contro l’attivismo sindacale e il clima di mobilitazione che caratterizza l’ultimo periodo.
La reazione sindacale e lo sciopero immediato a marcianise
Il sindacato USB ha emesso una nota ufficiale nella quale sottolinea che la sospensione segue lo sciopero e l’assemblea sindacale svoltesi il 4 giugno davanti alla fabbrica. La tempistica, secondo i rappresentanti dei lavoratori, conferma la natura ritorsiva della scelta aziendale. L’organizzazione ha definito la sospensione un “fatto gravissimo” e ha invitato le istituzioni a intervenire per bloccare una escalation che vede gli attivisti sindacali sempre più sotto pressione.
I lavoratori hanno espresso solidarietà immediata a Giuseppe Nappo, proclamando sciopero in segno di protesta e dimostrando la volontà di non lasciare soli i propri rappresentanti sindacali. Il messaggio è chiaro: colpire un attivista significa colpire tutto il gruppo. Il sindacato Usb ha promesso di portare la vertenza anche nelle sedi istituzionali, cercando di fermare quella che definisce “arrogante” condotta aziendale.
La nuova società e le sue sfide
Lo stabilimento Jabil di Marcianise è un polo produttivo strategico per l’area Caserta, ma a partire da luglio passerà sotto il controllo della nuova società Tma, che vede nella compagine sociale Tme con la maggioranza delle quote e una partecipazione sostanziale di Invitalia. Questa operazione imprenditoriale mira a rilanciare la produzione e a garantire la continuità occupazionale, anche se i lavoratori manifestano incertezza sulle condizioni future.
Il contesto del passaggio a tma e le preoccupazioni dei lavoratori
Il passaggio di proprietà alimenta tensioni già esistenti, in un contesto segnato dalle mobilitazioni sindacali su temi come i salari, la sicurezza sul lavoro e il rispetto dei diritti. La vicenda della sospensione di Nappo si inserisce in un clima complicato, con continui richiami e proteste contro pratiche che i rappresentanti dei lavoratori definiscono vessatorie. Già nelle settimane precedenti, diverse assemblee e scioperi avevano animato lo stabilimento, facendo emergere dubbi sulla gestione e sulle relazioni tra azienda e sindacato.
Invitalia, come soggetto pubblico, dovrà gestire la partecipazione attiva in questa nuova fase. La nomina dei rappresentanti e le scelte strategiche del nuovo assetto produttivo saranno seguite con attenzione dalle parti sociali. Per ora, l’attenzione resta concentrata sulle tensioni legate a chi opera nel sito, e la sospensione disciplinare di un sindacalista come Nappo agitano ulteriormente l’ambiente di lavoro.
Rapporti sindacali e prospettive future
Il caso di Giuseppe Nappo evidenzia come i sindacati affrontano la sfida di tutelare i lavoratori in aziende multinazionali con stabilimenti localizzati in Italia. L’azione disciplinare nei confronti di un rappresentante Usb ha effetti immediati sul clima aziendale e sulle relazioni industriali, specialmente quando si inserisce in un percorso di cambiamenti organizzativi e societari. Le accuse di scorrettezza formale, contestate dai rappresentanti sindacali, alimentano la protesta e creano un terreno di scontro acceso.
I sindacati chiamano in causa non solo l’azienda, ma anche le istituzioni che dovrebbero vigilare sul rispetto dei diritti del lavoro. L’appello a un “intervento istituzionale immediato” testimonia la gravità percepita sull’escalation dei fatti. La sospensione di attivisti sindacali rappresenta un ostacolo grave nella dialettica e mina la serenità del confronto.
A Marcianise, la mobilitazione dei lavoratori si presenta compatta nel respingere accuse e misure disciplinari che considerano ingiuste. La protesta davanti allo stabilimento diventa simbolo della difficoltà di stabilire un equilibrio tra esigenze produttive e tutela sindacale, specie in un periodo segnato da un’importante transizione societaria. Il futuro dei rapporti tra Jabil, Tma e dipendenti resta incerto, mentre il sindacato Usb continua a monitorare le mosse aziendali e a difendere i diritti di chi lavora nello stabilimento.