Un giovane con autismo ha visto bloccate le sue terapie riabilitative dopo il cambio di residenza da pescara a francavilla al mare, in provincia di chieti. La situazione è stata portata all’attenzione dall’associazione Autismo Abruzzo, che segue con la famiglia del ragazzo, chiamato con il nome di fantasia Dante, la difficoltà nel garantire la continuità delle cure.
Storia del caso e interventi giudiziari
La vicenda nasce circa un anno fa, quando il tribunale di pescara aveva stabilito che la Asl locale dovesse assicurare a Dante le sedute presso il centro ‘Oltre le Parole’, specializzato in terapie per disturbi dello spettro autistico. Il provvedimento era arrivato a seguito di una diagnosi precisa e della richiesta della famiglia, che dopo la separazione dei genitori aveva spostato la residenza del ragazzo insieme alla madre a francavilla al mare.
Questo trasferimento, distante pochi chilometri da pescara, ha però cambiato la giurisdizione sanitaria: la competenza è passata dalla Asl di pescara alla Asl di chieti. Secondo quanto comunicato dalla Asl di pescara, questo cambio avrebbe fatto decadere l’obbligo di proseguire le terapie già disposte, lasciando un vuoto nell’erogazione delle cure.
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Nei mesi successivi, il centro ‘Oltre le Parole’ ha comunque garantito le sedute per provare a non far interrompere il trattamento. Poi però, a causa della mancanza di copertura finanziaria da parte della Asl di competenza, ha dovuto fermare le terapie, lasciando la madre di Dante senza assistenza adeguata per il figlio.
Le difficoltà burocratiche e la nuova ricomposizione del percorso terapeutico
Dopo la sospensione, la famiglia di Dante si è trovata a dover ripartire da zero con tutta la burocrazia. La madre ha dovuto richiedere una nuova prescrizione medica, sottoporre Dante a una valutazione da parte dell’unità di valutazione multidisciplinare e presentare una nuova richiesta alla Asl di chieti.
Questi passaggi richiedono tempi lunghi e procedure complesse, che rischiano di allontanare il ragazzo da un percorso riabilitativo fondamentale per il suo equilibrio e sviluppo. Intanto, la continuità terapeutica si interrompe, con possibili danni sul lungo termine.
L’associazione Autismo Abruzzo non ha nascosto la propria critica verso quanto accaduto, sottolineando come sia inaccettabile che un minore venga privato delle cure a causa di un problema amministrativo, soprattutto dopo una sentenza che aveva garantito i trattamenti e una diagnosi clinica già chiara e accertata.
Interventi legali e richieste di chiarimento alle autorità sanitarie
Per fronteggiare la situazione, l’avvocato Giovanni Legnini, che rappresenta la famiglia di Dante, ha inviato tre diffide ufficiali alle Asl coinvolte e alla regione Abruzzo. Questi atti formali puntano a sollecitare l’adozione di misure che permettano di ripristinare rapidamente le terapie per il giovane.
Le diffide insistono sulla necessità di rispettare le indicazioni espresse dal tribunale e di assicurare le cure senza sottoporre i pazienti e le loro famiglie a iter burocratici gravosi e, talvolta, vanificanti.
La mancanza di coperture e la confusione tra competenze sanitarie regionali rischiano di mettere a dura prova il diritto alle cure di persone con bisogni speciali. Il caso evidenzia le criticità della gestione territoriale nel passaggio tra Asl diverse e le difficoltà che le famiglie devono affrontare per ottenere continuità terapeutica in situazioni delicate.
In assenza di interventi risolutivi, Dante e tante altre persone in condizioni simili potrebbero vedere compromesso un percorso fondamentale, con effetti sulla qualità di vita e sulle opportunità di miglioramento personale.