Sopravvissuto all’attacco di un pitbull racconta quei momenti drammatici a palmi

Sopravvissuto all’attacco di un pitbull racconta quei momenti drammatici a palmi

Antonio Francone racconta l’aggressione subita da un pitbull a Palmi e chiede normative più rigide per la gestione dei cani considerati pericolosi, evidenziando l’importanza di controlli e responsabilità.
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Antonio Francone racconta la sua drammatica aggressione da parte di un pitbull a Palmi, sottolineando la necessità di leggi più severe per la gestione dei cani considerati pericolosi. - Gaeta.it

La vicenda dell’aggressione a due bambini da parte di un cane a Lavinio ha fatto emergere tragedie simili e meno conosciute in altre zone d’Italia. Antonio Francone, sopravvissuto a un’aggressione di un pitbull a Palmi, racconta come si è svolto quell’attacco e gli interventi che gli hanno salvato la vita. Spiega anche la sua posizione sulle normative attuali riguardo i cani considerati pericolosi.

L’aggressione improvvisa e le ferite riportate

Il 31 dicembre 2024, nel pomeriggio, Antonio Francone ha portato il suo cane anziano su un terreno recintato in periferia a Palmi, come faceva abitualmente dopo il lavoro. Il fatto che quel giorno stesse per preparare l’auto per tornare a casa si è trasformato in un incubo. Ha aperto il cancello e il pitbull senza collare è entrato improvvisamente e lo ha aggredito. Francone racconta che il cane gli si è gettato contro al collo, ma lui ha cercato istintivamente di proteggersi spostando la testa e usando la mano come scudo. In pochi secondi il pitbull lo ha morso all’orecchio, al naso e alla mano.

Sono stati attimi di terrore e fatica: la lotta è durata almeno dieci minuti. Francone ha cercato disperatamente di tenere il cane lontano dal collo, ma ogni tentativo causava ulteriori morsi. La situazione si è fatta così grave che il suo smartwatch ha registrato una frequenza cardiaca di 223 battiti al minuto. Alla fine ha subito oltre cento punti di sutura, una ricostruzione dell’orecchio e profonde lacerazioni alle mani.

Un passante decisivo

Quello che ha permesso a Francone di sopravvivere è stato un passante arrivato per caso. Prima di perdere conoscenza, ha notato i fari di un’automobile che si avvicinava. Carlo Manule, un giovane che non conosceva, si è fermato, ha notato l’aggressione e ha trovato Francone svenuto a terra, con il pitbull che cercava di trascinarlo.

Il ragazzo ha avuto la presenza di spirito di raccogliere una catena metallica abbandonata, con cui ha legato saldamente il cane a una recinzione vicina per fermarne l’attacco. Poi ha preso in braccio Francone e il suo cane, li ha portati dentro casa e ha chiamato immediatamente i soccorsi. Senza quell’intervento rapido, le ferite sarebbero potute trasformarsi in qualcosa di ben più grave.

La richiesta di regolamentazione per i cani considerati pericolosi

Francone ritiene che il suo caso sia uno dei pochi di sopravvivenza a questi attacchi, ma anche un segnale per prevenire simili situazioni. Dopo quel giorno, ha espresso la necessità di una legge più rigida che disciplini chi può tenere cani di razza ritenuta pericolosa.

Secondo Francone, questi animali dovrebbero essere presi esclusivamente da allevamenti certificati, e non affidati a chiunque senza controllo. Sia i proprietari, sia gli animali stessi dovrebbero superare verifiche periodiche simili a quelle previste per il porto d’armi. Questa misura servirebbe per monitorare comportamenti e condizioni, riducendo il rischio di pericoli pubblici.

Riflessioni sul dibattito

Il dibattito sulla gestione di queste razze resta acceso, con casi come quello di Palmi e Lavinio che portano a riflettere sulla sicurezza e le responsabilità.

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