Un uomo di Somma Vesuviana è finito agli arresti domiciliari con il braccialetto elettronico per aver ceduto una pistola clandestina a un pregiudicato. Il dispositivo è stato imposto dai finanzieri di Torre Annunziata, dopo un’indagine partita nel novembre 2024. La vicenda ruota attorno a un’arma calibro 22, priva di qualsiasi segno identificativo. Gli elementi raccolti hanno spinto l’autorità giudiziaria a intervenire con una misura cautelare, considerata necessaria per evitare nuovi episodi criminosi.
Le fasi dell’indagine e il ritrovamento della pistola
Nella tarda parte del 2024, una pattuglia dei finanzieri cosiddetti “baschi verdi” ha fermato un uomo a Boscoreale, trovandogli addosso una pistola calibro 22 di modello “Beretta” senza matricola, con il caricatore inserito e una cartuccia pronta al tiro. Il fatto è avvenuto durante un controllo di routine che subito ha fatto scattare l’arresto del soggetto, dato che l’arma rientrava tra quelle vietate per legge. La mancanza della matricola ha subito fatto sorgere sospetti sulla provenienza illegale dell’arma.
Dopo l’arresto, gli investigatori hanno proceduto con perquisizioni e sequestri di dispositivi elettronici appartenenti a vari soggetti coinvolti, per trovare tracce che potessero ricondurre a chi aveva messo l’arma sul mercato nero. Attraverso il controllo delle chat, foto e messaggi contenuti nei telefoni e nei dispositivi digitali, è emersa una rete di contatti che ha permesso di individuare con alta probabilità il fornitore dell’arma, considerato ora responsabile della cessione della pistola.
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Le accuse e i capi di imputazione contestati
L’uomo arrestato a Somma Vesuviana è indagato per tre principali reati: detenzione abusiva di arma da fuoco, ricettazione, e la detenzione e cessione di arma clandestina. I capi di imputazione fanno riferimento agli articoli 23 della legge 110/1975 e agli articoli 648 e 697 del codice penale. Questi testi normativi vietano il possesso di armi senza autorizzazione e puniscono severamente chi gestisce armi prive di marca o con caratteristiche illegali.
L’autorità giudiziaria ha ravvisato la fondatezza delle accuse, evidenziando la pericolosità del comportamento dell’indagato. La natura dei reati e la potenziale possibilità che l’uomo potesse ripetere le azioni hanno contribuito alla decisione di avviare una restrizione della libertà personale attraverso gli arresti domiciliari, monitorati dal braccialetto elettronico.
La decisione del gip e le motivazioni della misura cautelare
Su richiesta della Procura della Repubblica di Torre Annunziata, il Gip ha disposto il provvedimento restrittivo nei confronti di un residente di Somma Vesuviana. La scelta del giudice si basa sulla gravità dei reati contestati, in particolare la distribuzione di un’arma clandestina, e sul rischio concreto che l’uomo potesse continuare a compiere azioni similari.
Il braccialetto elettronico assegna alle forze dell’ordine un sistema di controllo costante sull’indagato, limitandone gli spostamenti e riducendo i rischi di fuga o di nuove cessioni illecite. La misura si colloca nella dinamica necessaria a garantire la sicurezza pubblica e mantenere l’ordine in un territorio che, come quello dell’area vesuviana, spesso fa i conti con la diffusione di armi illegali.
Il contesto e le implicazioni per la sicurezza locale
L’operazione della Guardia di finanza di Torre Annunziata si inserisce in un quadro più ampio di contrasto alla vendita e circolazione di armi clandestine nella provincia di Napoli. La sottrazione delle armi illegali dal mercato contribuisce a calibrari meglio i livelli di sicurezza nelle strade e nei quartieri.
Il recupero di una pistola priva di matricola dimostra la presenza di reti criminali che agiscono per rifornire soggetti con precedenti penali di strumenti da fuoco. Queste armi spesso alimentano episodi di violenza e rappresentano una minaccia per la popolazione. L’attenzione degli inquirenti rimane alta, anche attraverso l’uso di tecnologie come i controlli elettronici associati alle misure cautelari, che agevolano un monitoraggio più stringente dei soggetti sospetti.
Non a caso, la scelta di misure restrittive alternative alla detenzione in carcere tiene conto anche della necessità di mantenere un filo diretto con gli indagati senza però perdere di vista la sicurezza pubblica. Eppure, la lotta contro il traffico di armi resta una priorità per le autorità locali e nazionali, impegnate a ridurre il numero di episodi violenti legati a questa tipologia di criminalità.