Trump annuncia dazi del 30% sui farmaci europei: implicazioni per le imprese italiane nel 2025

Trump annuncia dazi del 30% sui farmaci europei: implicazioni per le imprese italiane nel 2025

L’ipotesi di dazi Usa al 30% sulle importazioni farmaceutiche dall’Unione europea mette a rischio l’export italiano verso gli Stati Uniti, con impatti su prezzi, disponibilità dei farmaci e competitività del settore nel 2025.
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L’ipotesi di dazi Usa fino al 30% sulle importazioni farmaceutiche europee minaccia l’export italiano, che nel 2024 ha superato i 10 miliardi di euro verso gli Stati Uniti, rischiando impatti su produzione, prezzi e disponibilità di medicinali. - Gaeta.it

L’ipotesi di dazi Usa sulle importazioni farmaceutiche dall’Unione europea apre scenari delicati per le aziende italiane. L’export del settore è cresciuto negli ultimi anni, con una forte presenza sul mercato americano. L’annuncio di Donald Trump potrebbe influire non solo sui numeri commerciali ma anche sulla disponibilità e sul costo dei medicinali.

Export farmaceutico italiano verso gli stati uniti tocca nuovi record nel 2024

L’industria farmaceutica italiana ha consolidato nel 2024 un risultato senza precedenti, superando quota 54 miliardi di euro in esportazioni. Questo valore si confronta con una crescita del 157% negli ultimi dieci anni, un ritmo superiore a quello registrato dalla media europea, che si attesta al 137%. Tra i paesi europei, Italia, Germania e Francia emergono come leader nelle forniture di farmaci e vaccini.

Gli Stati Uniti rappresentano uno sbocco fondamentale per le industrie italiane. Nel 2024 l’export farmaceutico diretto negli Usa ha superato i 10 miliardi di euro, confermando un mercato chiave per molte realtà del settore. A guidare questa espansione sono circa 200 aziende italiane o con capitale estero che dispongono di più di 130 stabilimenti distribuiti su tutto il territorio nazionale.

Il legame economico italo-americano nel settore farmaceutico

Questi dati mostrano come il settore farmaceutico italiano sia ormai in stretta relazione economica con gli Stati Uniti, ricoprendo un ruolo decisivo nelle relazioni bilaterali commerciali. La capacità di mantenere questo flusso di scambi rimane quindi centrale per molte imprese che operano a livello globale.

Stime di farmindustria sull’impatto economico dei dazi proposti

Marcello Cattani, presidente di Farmindustria, ha più volte affrontato le preoccupazioni legate all’ipotesi di dazi sui farmaci. Già nei mesi scorsi aveva indicato che l’applicazione di un dazio al 25% avrebbe causato un onere aggiuntivo per oltre 2,5 miliardi di euro al settore italiano. Si tratta di un valore significativo, destinato a gravare direttamente sulla filiera di produzione e distribuzione dei farmaci.

Le dichiarazioni di Cattani pongono l’attenzione anche sugli effetti più ampi che un aumento dei dazi importazione potrebbe determinare. Tra questi, rientra la difficoltà a mantenere i livelli attuali di produzione e la competitività sul mercato internazionale. Le aziende sarebbero costrette a rivedere i loro equilibri economici, esponendo il sistema produttivo a un rischio concreto di rallentamento.

Incertezza e pressioni sul tessuto industriale italiano

L’incertezza legata alle misure protezionistiche impedisce una pianificazione stabile. Questo mette sotto pressione non soltanto le imprese farmaceutiche ma anche l’intero tessuto industriale italiano, che si basa su rapporti commerciali consolidati da anni.

Conseguenze dirette dei dazi su scorte, prezzi e sistema sanitario americano

Cattani ha sottolineato un altro aspetto cruciale, che va oltre i confini economici nazionali. I dazi che colpissero i farmaci non solo aggraverebbero gli oneri economici per le imprese italiane, ma rischierebbero di provocare carenze di medicinali negli Stati Uniti. Una riduzione delle importazioni potrebbe tradursi, infatti, in un aumento dei prezzi sul mercato americano.

Aumentare il costo dei farmaci significa anche incidere sulla spesa complessiva sostenuta dal sistema sanitario statunitense. Oggi il comparto farmaceutico italiano rappresenta un fornitore importante che contribuisce a mantenere una certa stabilità negli approvvigionamenti. Con l’introduzione dei dazi al 30%, il meccanismo di fornitura rischierebbe di subire forti rallentamenti.

Dipendenza strategica del sistema sanitario degli stati uniti

Nel contesto attuale, il sistema sanitario Usa dipende in modo rilevante da prodotti farmaceutici europei, in particolare italiani, per garantire il trattamento dei pazienti. La possibile riduzione delle forniture incide quindi sia sulla disponibilità dei farmaci sia sulle strategie adottate dalle strutture mediche statunitensi.

Rischi per la competitività del settore farmaceutico italiano nel 2025

Non va sottovalutato l’effetto che un balzo dei dazi potrebbe avere sulla competitività dell’industria farmaceutica italiana. Le aziende rischierebbero di perdere quote di mercato proprio in un momento in cui la domanda globale continua ad aumentare. Difficoltà nel mantenere l’export verso uno dei principali mercati rappresenterebbero un duro colpo.

Un aumento delle barriere commerciali può anche ostacolare investimenti e piani di sviluppo industriale. L’industria farmaceutica, che richiede continui investimenti in ricerca e produzione, potrebbe vedere frenata la sua crescita a causa dell’incertezza sulle condizioni di mercato.

Ruolo del dialogo istituzionale per il settore

La continuità del dialogo tra governo italiano, associazioni di settore e partner internazionali sarà fondamentale per fronteggiare eventuali restrizioni. Il settore attende scelte politiche che evitino danni diretti alla filiera e che favoriscano condizioni di scambio e collaborazione più stabili.

Nel complesso, l’eventualità di un dazio al 30% metterebbe in gioco una parte importante del tessuto industriale tricolore, con riflessi su occupazione, export e rapporti economici tra due continenti. Le prossime settimane saranno decisive per comprendere se l’ipotesi diventerà realtà.

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